conte zhang
Fabio Pavesi per https://www.affaritaliani.it
Chi pensava che con l’arrivo del prestito da 275 milioni da parte del fondo Usa, Oaktree, i problemi finanziari dell’Inter degli Zhang si sarebbero risolti, si sbagliava di grosso. L’addio formalizzato ieri di Antonio Conte e l’intenzione dei proprietari di affidarsi al calcio mercato per strappare più plusvalenze possibili, dicono che il prestito è solo un pannicello caldo.
zhang scudetto
Buono solo per sanare il pregresso (leggi stipendi arretrati) e per tentare di chiudere il bilancio della stagione 20/21 con perdite minori dei 102 milioni di passivo della stagione 19/20. Da quei 275 milioni del prestito del fondo californiano, che ha in pegno tutte le azioni di Great Horizon, la scatola lussemburghese che governa con il 68% del capitale sul club nerazzurro, vanno tolti i 33 milioni per liquidare LionRock. Ne restano 240 che servono a tappare i buchi contabili del recente passato. A forza di indebitarsi per restare al timone dell’Inter Suning si è cacciata in un cul de sac.
ANTONIO CONTE E STEVEN ZHANG
I cinesi si sono imbottiti di debiti che devono essere onorati. Tra soli 3 anni dovranno reperire 275 milioni di liquidità per rimborsare il debito con Oaktree, cui si aggiungono nel frattempo gli interessi da capogiro. Si parla di un 9% annuo che fa lievitare la sola spesa per interessi nel triennio a oltre 72 milioni. E così per non farsi pignorare l’Inter dal fondo Usa gli Zhang devono reperire da oggi e in soli 36 mesi una provvista liquida di 340 milioni di euro. Ma non finisce qui.
Sotto Great Horizon c’è il club nerazzurro strozzato da quei 2 bond da 375 milioni totali che vanno ripagati entro dicembre 2022. Il totale dell’esposizione debitoria che Suning deve fronteggiare sopra e sotto il suo piccolo impero calcistico supera i 700 milioni. O l’intera conglomerata Suning in Cina esce inaspettatamente dalla sua crisi finanziaria e allora provvede a sanare il debito, oppure ci deve pensare l’Inter con i suoi flussi di cassa che non ci sono.
STEVEN zhang
Pensare che gli Zhang vadano a nuovi investimenti per rafforzare la squadra e aprire a un ciclo vincente duraturo in queste condizioni è dura. La prima esigenza del proprietario cinese sarà fare cassa il più possibile per fronteggiare i debiti. E tenere botta un altro po’ solo per passare la mano ai nuovi proprietari.
Lo schema probabile è quello visto con il Milan, dove il fondo Elliott da prestatore di denaro è divenuto azionista dopo aver escusso il pegno sulle azioni. E’ l’exit strategy per gli Zhang che nell’avventura con l’Inter tra costi d’acquisizione, finanziamenti soci e aumenti di capitale hanno finora sborsato una cifra di gran lunga superiore ai 600 milioni.
la celebrazione dello scudetto interista
Soldi bruciati sull’altare della megalomania del calcio che da anni (non solo l’Inter) spende e spande accumulando debiti mostruosi. Il presidente della lega A Paolo Dal Pino ha di recente ricordato che la serie maggiore del campionato siede su 5 miliardi di debiti. Con molte squadre che chiudono in perdita (poche le eccezioni come Atalanta e Napoli) quei debiti sono di fatto non rimborsabili. A meno che non arrivi il compratore di turno, spesso straniero, che metta nuovi soldi per ripartire. Ma sempre con il fiato corto.
Tornando all’Inter i soli costi del personale (su cui regnano i fantastici stipendi di calciatori e allenatori) si mangiano tutti i ricavi. Nella stagione 19-20 il club nerazzurro ha speso in stipendi 198 milioni cui si aggiungono costi operativi per ben 118 milioni. Morale solo i costi diretti spesano 316 milioni, più del fatturato netto. Poi vanno tolti gli ammortamenti dei costosi cartellini che nella stagione scorsa per l’Inter hanno voluto dire altri 123 milioni di spese. Ecco che la voragine nei conti è servita.
sala zhang
Se non da ieri e non solo per l’Inter la dinamica è quella, cioè costi che superano immancabilmente i ricavi la striscia delle perdite è assicurata. Perdite che mangiano il capitale che nel caso dell’Inter è negativo e debiti a coprire i fabbisogni di cassa.
Alla fine resta il calcio mercato con la droga delle plusvalenze a mettere una pezza ai malandati conti. Ma è un circolo vizioso. Se vendi i migliori dopo una stagione vincente, solo per tamponare le perdite, poi tocca ricominciare daccapo. E allora i ricavi in più dai primi posti in campionato e Coppe non sono replicabili nel tempo. Gli Zhang non sono così sprovveduti da non aver capito che l’investimento nel calcio è solo fonte di perdite.
zhang sala
Ora il loro obiettivo come per altri prima di loro (basti pensare all’epopea dei Moratti e dei Berlusconi costata notorietà ma anche perdite plurimilionarie) è passare la mano sperando di fare pari e patta con l’investimento.
Oaktree gli ha dato un prezzo, valorizzando di fatto l’intero capitale dell’Inter poco più di 400 milioni, cui si sommano debiti finanziari per altri 400 milioni. Ecco che siamo a quegli 800 milioni che da tempo i Suning pensano valga l’Inter debiti compresi.
ZHANG
Per ora prendono tempo, pensano a tagliare costi. Se poi l’obiettivo non sarà raggiunto ecco la via d’uscita. Non rimborsare il debito, lasciare il club a Oaktree e limitare il più possibile i danni economici della disastrosa avventura nel calcio italiano che conta. Vista con l’occhio del denaro l’affaire Inter è tutto qui.