
DAGOREPORT – IL CARDINALE ZUPPI SI ACCORGE SOLO ORA CHE LA CHIESA ITALIANA HA UN PROBLEMA CON L’8…
DAGOREPORT - L’ESITO DEL REFERENDUM, LANCIATO DALLA SETE DI POTERE DI LANDINI IN CUI SONO CADUTI GLI INETTI SCHLEIN E CONTE, HA SPINTO UNA BEFFARDA MELONI A CANTARE VITTORIA DETTANDO AI SUOI GAZZETTIERI CHE IL RISULTATO “RISCHIA DI INCHIODARMI A PALAZZO CHIGI PER DIECI ANNI”. COME SE IL 70% CHE SE N'È FREGATO DI ANDARE A VOTARE, SIA TUTTO A FAVORE DELLA DESTRA. UNA FURBATA DA VENDITORE DI TAPPETI PERCHÉ IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI NON E' PER NIENTE DIPINTO DI ROSA. A PARTE LA DISCRIMINANTE GEOPOLITICA, CHE VEDE IL TURBO-SOVRANISMO ANTI-UE DI SALVINI COZZARE CON IL RIPOSIZIONAMENTO EURO-PPE DELLA CAMALEONTICA DUCETTA, IL PASSAGGIO PIÙ DIFFICILE ARRIVERÀ CON LE REGIONALI DEL PROSSIMO AUTUNNO, DOVE RISCHIA SERIAMENTE DI PERDERE LE MARCHE MENTRE IL VENETO È APPESO ALLE MOSSE DI ZAIA. I TIMORI DELLA MELONI SI SONO APPALESATI QUANDO È SBUCATO IL NASO AD APRISCATOLE DI DONZELLI ANNUNCIANDO UN’APERTURA SUL TERZO MANDATO CON LO SCOPO DI LANCIARE UN SALVAGENTE A SALVINI E NELLO STESSO TEMPO MANDARE ALL’ARIA IL CAMPOLARGO IN CAMPANIA - DALL'ESITO DELLE REGIONALI LA SGARBATA PREMIER DELLA GARBATELLA CAPIRA' SE HA I NUMERI PER ANDARE AL VOTO ANTICIPATO SENZA SALVINI TRA I PIEDI…
DAGOREPORT
Il prevedibilissimo esito del referendum, lanciato dalla sete di potere di Landini in cui sono caduti gli inetti Schlein e Conte, ha spinto una beffarda Giorgia Meloni a cantare vittoria dettando ai suoi gazzettieri che ora “rischia di inchiodarmi a Palazzo Chigi per dieci anni”.
Dopo tre anni al potere, tutto va ben per la Marchesa del Grillo (Io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo)? Manco per il cazzo! Intanto i 14 milioni (30% dei votanti) che domenica e lunedì hanno infilato la scheda nell’urna, i geni di Fratelli d’Italia, da Fazzolari a La Russa, farebbero bene a conteggiarli tra coloro che sono nettamente all’opposizione del loro governo.
UN'ELEZIONE DA POCO - MEME BY EMILIANO CARLI
Secondo punto dell’analisi: del restante 70% che se ne è fregato di andare a votare, è un inganno accreditarlo tutto a favore della destra-centro: nelle ultime tornate elettorali è ormai presente uno sciagurato 40% e oltre che preferiscono l’astensione. Cantare vittoria, è solo una furbata da venditore di tappeti ad usum della stampa melonista.
Il futuro delle magnifiche sorti e progressive del governo Meloni non sono per niente così dipinte di rosa. A parte la pesantissima discriminante geopolitica, che vede il turbo-sovranismo anti-Ue di Salvini cozzare apertamente con il riposizionamento euro-centrista, tendenza Ppe, della camaleontica Ducetta, il passaggio più difficile per i tre litigiosi caballeros di governo arriverà con le Regionali del prossimo autunno.
Con 17 milioni di italiani chiamati alle urne in Campania, Veneto, Toscana, Puglia e Marche, sarà un test decisivo per capire lo stato dell’arte del primo governo alla Fiamma e i reali equilibri all’interno della litigiosa maggioranza. In tali nevralgiche regioni, l’irresistibile destra di governo rischia di prendere una batosta pesantissima.
Intanto, la vittoria in Toscana, Puglia e Campania è accreditata al centrosinistra dalla stessa Ducetta, mentre rischia seriamente di perdere il potere nelle Marche: malgrado la campagna sfrenata del governo tutto (ora è stato arruolato nientemeno che Bocchino), i sondaggi danno in vantaggio il piddino Matteo Ricci sull’uscente governatore meloniano Acquaroli.
Alla discriminante delle Marche, va aggiunto il caso Veneto. Se il governatore uscente, Luca Zaia, furibondo per il mancato terzo mandato, traslocasse il suo bacino di voti dalla Lega a una propria lista o alla Liga Veneta per far posto al candidato di Fratelli d’Italia, la perdita di voti della destra-centro potrebbe dare una possibilità di successo al centrosinistra, e il governo Meloni perderebbe una fondamentale regione del Nord.
Come è successo alle comunali di Verona con la sorprendente vittoria, in quota civiche-centrosinistra, dell’ex giocatore Damiano Tommasi, grazie allo scazzo tra Flavio Tosi e Matteo Salvini e la conseguente dispersioni dei voti a favore della Lega. Zaia avrà lo stesso carattere di Tosi per sfanculare Salvini?
giovanbattista fazzolari giorgia meloni - foto lapresse
L’esito delle Regionali è importante alla sgarbata premier della Garbatella per capire se, dopo tante beghe e scazzi con il truce Salvini, ha i numeri per buttare a mare l’insostenibile alleanza di governo con la Lega dei Vannacci e dei “patrioti” per soddisfare la smania dei vertici di Fratelli d’Italia di andare al voto anticipato in compagnia di Forza Italia e Noi Moderati, nella primavera del 2026, capitalizzando il suo 30% di consenso contro l’8 e rotti della Lega.
Ma per farlo diventare realtà, occorre che il parlamento approvi la riforma elettorale, di cui sono in corso trattative con l’opposizione in merito al bonus di maggioranza e alla soglia di sbarramento. La Fiamma vorrebbe che fosse del 5%, così potrebbe papparsi con un sol boccone il partitino Noi Moderati di Lupi, mentre il centrosinistra si ritroverebbe tra i piedi il problema delle basse percentuali di Azione di Calenda e di Italia Viva di Renzi.
Ma a preoccupare maggiormente la Giorgia dei due mondi (Colle Oppio e Garbatella) riguarda il bonus per assicurare la maggioranza alla coalizione vincente: una volta scaricata la Lega, i consensi di Fratelli d’Italia e di Forza Italia messi insieme, secondi i sondaggi di oggi, se la battano alla pari con quelli di un’opposizione magicamente unita. Certo, l’ovvio dei popoli dell’“uniti si vince’’ è durissimo farlo accettare dall’ego espanso delle Schlein, Conte e compagnia politicante.
Ma forse la recente lezione ricevuta alle comunali di Genova, che ha visto la vittoria al primo turno di Silvia Salis spodestando il candidato scelto dalla Meloni, potrebbe aver fatto risvegliare i mediocri neuroni dei leader del centrosinistra. La vittoria è avvenuta infatti grazie al fatto che Matteonzo, in un raro momento di lucidità, ha capito di dover fare un passo indietro facendo scomparire non solo il simbolo di Italia Viva dalla scheda ma trasformando in candida civica la renziana Salis.
giorgia meloni mostra uno spot pro astensione dei ds festival il giorno della verita foto lapresse
Viceversa, alle ultime regionali liguri quel testone del sinistro candidato Andrea Orlando rifiutò schifato i voti del partito di Renzi, incassando sul filo di lana una bruciante sconfitta.
Che la sconfitta incassata alle comunali di Genova non sia stata ancora metabolizzata dal Governo Meloni si è appalesata quattro giorni fa quando è sbucato il naso ad apriscatole di Giovanni Donzelli annunciando una sorprendente apertura: “Non c’è preclusione ideologica se il tema viene posto dalle regioni. Noi abbiamo detto che è sbagliato che ciascuna regione scelga il proprio numero di mandati, deve esserci una riflessione nazionale”.
ignazio la russa giorgia meloni
Dopo essersi opposti con manganello, fez e olio di ricino al terzo mandato per i candidati alle Regionali del prossimo autunno, qual è il motivo che ha spinto Lady Giorgia, attraverso il pappagallo Donzelli, a lanciare la sorprendente apertura che, peraltro, si scontra con i tempi strettissimi per poter far approvare in Parlamento un decreto per il terzo mandato già prima della tornata autunnale?
La donzellata è nient’altro che un ballon d’essai, un tentativo di lanciare un salvagente a Salvini nelle beghe della Regione Veneto e nello stesso tempo di mettere in difficoltà il centrosinistra nell’altra importante regione che andrà alle urne: la Campania. Sono mesi che il Pd, M5S e Avs stanno cercando di trovare un candidato che metta d’accordo il diavolo e l’acqua santa: il bacino di voti che fa capo a Vincenzo De Luca con i follower di Schlein-Conte-Fratoianni-Bonelli.
Il ruolo di gran mediatore per mettere insieme il carrozzone partenopeo è stato affidato al saggio sindaco di Napoli Gaetano Manfredi (che rimane una carta coperta per spodestare prossimamente l’avventurismo parolaio di Elly Schlein dalla segreteria del Nazareno). Alla fine, per far tutti contenti, dal cappello a cilindro di Manfredi sarebbe uscito il nome di Sergio Costa, un ex generale scoperto da Luigi Di Maio e nominato ministro dell’ambiente dal governo Conte e oggi vice presidente della Camera in quota M5S.
GIOVANNI DONZELLI FINCHE LA BARCA VA
E qui arriva la mossa della Sora Giorgia per mandare all’aria il famigerato campolargo campano: la possibilità di un terzo mandato infatti farebbe ripartire a razzo la candidatura vincente di De Luca, un tipino che è detestato da tutti, dal Pd di Elly a M5S, passando per Avs.
Insomma, passata l’estate, con i nostri capoccioni al potere non macheranno occasioni di divertimento....
vincenzo de luca e luca zaia
flavio tosi
tosi salvini
luca zaia congresso lega
GIORGIA MELONI E DONALD TRUMP - MEME
angelo bonelli elly schlein nicola fratoianni e antonio conte - manifestazione pro gaza a roma
silvia salis selfie dopo la vittoria
giovanni donzelli finche la barca va 3
ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - GIUSEPPE CONTE - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSE
sergio costa
MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
matteo salvini giorgia meloni roberto gualtieri inaugurazione piazza pia roma foto lapresse
il generale sergio costa
MATTEO SALVINI AGLI INTERNAZIONALI DI TENNIS MENTRE GIORGIA MELONI PARLA IN AULA
DAGOREPORT – IL CARDINALE ZUPPI SI ACCORGE SOLO ORA CHE LA CHIESA ITALIANA HA UN PROBLEMA CON L’8…
DAGOREPORT - L’ESITO DEL REFERENDUM, LANCIATO DALLA SETE DI POTERE DI LANDINI IN CUI SONO CADUTI…
DAGOREPORT! IL CALCIO È POLITICA! NEL FLOP DELLA NAZIONALE SI RINTRACCIANO GLI INGREDIENTI PEGGIORI…
DAGOREPORT - IL GIORNO DEL GIUDIZIO SI AVVICINA, CAMPO DI BATTAGLIA: L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA DEL…
DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA…
DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO,…