DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Monica Perosino per la Stampa
Dall’inizio della guerra oltre quattromila missili e innumerevoli colpi di artiglieria russi si sono abbattuti sull’Ucraina. Significa 25 al giorno. Significa che 500 fabbriche, 18 aeroporti, 140.000 case, 764 asili nido, 1.991 negozi, 27 centri commerciali, 511 edifici amministrativi, 28 depositi di petrolio sono stati danneggiati o distrutti. Alcune città, come Mariupol, sono state praticamente rase al suolo. In Ucraina solo i danni alle infrastrutture hanno già superato i 100 miliardi di dollari.
mariupol devastata dai bombardamenti russi
I bombardamenti russi, soprattutto nella seconda fase della guerra, si sono concentrati a Est, lungo la direttrice dell’offensiva nel Donetsk e Lugansk, e a Sud, fino a Mykolaiv, con un incremento drammatico di intensità, frequenza e potenza distruttiva. La strategia russa segue un copione identico da mesi: tempesta di missili a medio e lungo raggio, poi avanzata di terra. Il fronte si muove lentamente, avanzando grazie ai devastanti colpi dei Kalibr, Tochka U, Iskander, KH22 e razzi da lancio navale e anti-aereo.
I russi sparano di tutto, anche razzi che possono viaggiare per centinaia di chilometri a scapito della precisione e che, quindi, dicono gli analisti, possono colpire “per errore” obiettivi civili. Vedremo che, quando vogliono, i russi sanno essere precisissimi.
Sulle mappe che registrano in tempo reale i bombardamenti dal 24 febbraio, si notano alcune aree che sembrano immuni a missili e colpi d’artiglieria, e non sono scuole, ospedali o case. Queste aree graziate dalla fortuna stanno in mezzo a rovine, interi isolati rasi al suolo, quartieri residenziali dove nemmeno gli alberi sono rimasti in piedi, si stagliano come cattedrali nel deserto tra i campi agricoli resi bruni dagli incendi scoppiati dopo i bombardamenti.
Dall’inizio della guerra nessuna infrastruttura di proprietà statale cinese in Ucraina è stata danneggiata, nonostante i raid russi abbiano colpito a tappeto alcune aree industriali e residenziali a pochissima distanza da porti, impianti agricoli, parchi solari, complessi industriali di proprietà di Pechino.
Potrebbe essere una coincidenza, certo, ma coincidenze così sono talmente rare che di solito vuol dire che qualcuno si è dato parecchio da fare per fa sì che si verificassero.
XI JINPING VLADIMIR PUTIN - VIGNETTA DI GIANNELLI
Questa “attenzione” alle proprietà cinesi ha due implicazioni: significa intanto che i russi, quando vogliono, sanno perfettamente prendere la mira e che, quindi, la teoria dell’errore invocato dopo i bombardamenti di ospedali e case, o supermercati pieni di civili, cade necessariamente.
La seconda è che è verosimile che il riguardo del Cremlino nei confronti della Cina non sia una un’iniziativa unilaterale, ma che ci sia stato un accordo tra Putin e Xi ancora prima dell’inizio dell’invasione. Gli analisti puntano il dito sull’incontro tra i due leader del 4 febbraio a Pechino, in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali, venti giorni prima della guerra all’Ucraina.
Fonti dell’intelligence ucraina lo definiscono un «accordo segreto ai danni di Kiev, una cospirazione», mentre Pechino tenta di districarsi tra l’amicizia strategica con Mosca (partner nella Bri) e gli enormi scambi commerciali con Stati Uniti e Unione Europea. Mosca avrebbe garantito che le infrastrutture cinesi non sarebbero state distrutte nel corso delle ostilità e che gli investimenti già programmati saranno preservati.
bombardamenti russi a kvitneve
Investimenti che, peraltro, sono bloccati dall’inizio della guerra per evitare sanzioni secondarie statunitensi. In cambio, Pechino non si sarebbe schierata in modo netto contro la Russia. E bastano le dichiarazioni del ministro degli Esteri Wang Yi a Monaco per fotografare la posizione funambolesca della Cina che da un lato condanna la politica espansiva della Nato, dall’altro difende la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.
Ilaria Mazzocco, analista della Trustee Chair in Chinese Business and Economics presso il Center for Strategic and International Studies (CSIS), non esclude l’esistenza di un accordo preventivo: «Pensiamo all’eventualità - spiega - che anche solo un cittadino cinese rimanga ucciso in un bombardamento russo. Xi avrebbe dei grossi problemi interni a giustificare i buoni rapporti di Pechino con Mosca», e sottolinea che «essendo la Cina una dittatura con un controllo estremamente efficace dell’informazione, noi occidentali tendiamo a dimenticare l’impatto dell’opinione pubblica cinese, che però c’è ed è importante».
Mazzocco ricorda l’episodio di Belgrado, quando durante la guerra del Kosovo, nel 1999, la Nato bombardò l’ambasciata cinese uccidendo tre funzionari. «L’evento causò violente proteste in Cina, tra cui l’assedio dell’ambasciata americana a Pechino, che il governo faticò a controllare. Il nazionalismo dei cinesi non è mai un fattore da sottovalutare».
mariupol distrutta dai bombardamenti russi
Ma torniamo alle bombe e alle mappe: in Ucraina ci sono almeno sei infrastrutture statali riconducibili al gruppo COFCO, il più grande conglomerato agricolo cinese: nelle regioni di Mykolaiv e Odessa il China National Building Materials Group (CNBM), che include parchi e centrali solari; nella regione di Dnipro le imprese petrolifere e gli essiccatori per cereali “Belgravia” e “Unigrain-Basis”; nel porto di Mariupol l’impianto di estrazione dell’olio “Satellit”; nel porto commerciale marittimo di Mykolaiv il complesso logistico “Danubio Shipping and Stevedoring Company”; nel villaggio di Naumivka, regione di Chernihiv, l’azienda agricola “Fanda” della Società cinese di proprietà statale Huangfantsu; nella regione di Kherson, a Novooleksiivska, il complesso di elevatori e silos per la lavorazione del grano della Cofco.
Nessuna di queste strutture è stata danneggiata dai bombardamenti russi.
Tra gli esempi più eclatanti della “fortuna” dei cinesi ci sono quelli di Mariupol e Mykolaiv: nella “città martire” dove l’80% delle industrie e dei palazzi è stato danneggiato o raso al suolo, i bombardamenti russi sembrano avere accuratamente evitato di colpire l’impianto di estrazione dell’olio “Satellit” e le infrastrutture portuali necessarie per esportare il petrolio. Il Satellit è poi stato dato alle fiamme dagli ucraini in ritirata poco prima che la città cadesse.
A Mykolaiv la strategia sembrerebbe ancora più evidente: nemmeno nei bombardamenti a tappeto delle ultime settimane, i più massicci dall’inizio della guerra, il complesso logistico della “Danubio Shipping and Stevedoring Company” è stato toccato, mentre nel raggio di 1-3 chilometri sono piovuti almeno 70 razzi che hanno, tra l’altro, distrutto i terminal di Olvia, di proprietà del Qatar. Una mira di precisione impressionante, replicata per tutte le aree di interesse cinese in Ucraina che, a questo punto, rende difficile parlare di “coincidenze” o di “errori”.
XI JINPING E VLADIMIR PUTINputin e xi jinping allo zoo di moscaVLADIMIR PUTIN E XI JINPINGVLADIMIR PUTIN XI JINPING BY EDOARDO BARALDIputin e xi jinpingXI JINPING E VLADIMIR PUTINvladimir putin 2
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