Ferruccio Sansa per il “Fatto quotidiano”
SANDRO GOZI CONSULENZE A SAN MARINO
Un castello - pardon, una rocca - di carte.
Pronto a cadere. Adesso sulla scena di San Marino spuntano Russia e Ue. Roba da James Bond.
Quella che sembrava una lotta tra cordate di potere intorno alle banche travolge tutto.
Partiamo dal 19 marzo scorso quando nella Repubblica del Tritone sbarca con tutti gli onori Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo. Che cosa è venuto a fare l' emissario di Vladimir Putin in una Repubblica piena di storia, ma con 33mila abitanti?
SERGEJ LAVROV A SAN MARINO
Lavrov sceglie il palcoscenico del Tritone per lanciare bellicosi proclami ad America ed Europa: "Apprezziamo il fatto che San Marino, nonostante le pressioni, non abbia aderito alla spirale sanzionatoria antirussa promossa da Bruxelles, su dirette istruzioni di Washington". Lavrov non si ferma qui: "L' approccio autonomo e pragmatico di San Marino favorisce lo sviluppo di legami economico-commerciali e finanziari".
Il cronista non ha avuto risposta sul contenuto del documento che Lavrov avrebbe sottoscritto sulla Rocca. Cosa cerca la Russia a San Marino? "Forse un voto amico negli organismi internazionali di cui San Marino fa parte", ipotizza Marco Galli (parlamentare della Dc che qui esiste ancora ed è all' opposizione). Ma c' è chi sostiene che Mosca potrebbe aver cercato di dissuadere la Repubblica dalla sigla di trattati con l' Ue.
lavrov e nicola renzi
Insomma, che avrebbe spinto per far sì che restasse un paradiso finanziario, a due passi dalla Riviera romagnola amata da oligarchi russi pronti a far girare miliardi. San Marino cosa vorrebbe in cambio? Basta leggere il rapporto di marzo dell' Fmi: le banche sammarinesi sembrano al livello di quelle greche, con un Npl ratio - rapporto tra impieghi e sofferenze - del 54% (2017). Solo per la Cassa di Risparmio (proprietà pubblica) le casse statali hanno dovuto impegnare 530 milioni. Un bubbone pronto a scoppiare. Per la Russia trovare qualche centinaio di milioni è come puntare una fiche a poker. Per San Marino sarebbe la salvezza.
catia tomasetti
La battaglia per tenersi stretto un potere che va in pezzi potrebbe assumere, però, un altro significato. L' ultimo tassello è di ieri: l' inchiesta del Commissario di Giustizia che ha indagato Sandro Gozi (ex sottosegretario con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, in passato vicino a Romano Prodi) e Catia Tomasetti (presidente della Banca Centrale di San Marino). L' accusa: Gozi avrebbe indicato Tomasetti alla presidenza. E lei, sostiene il Commissario, l' avrebbe sponsorizzato per una consulenza da 120mila euro l' anno più 100mila di premi. Un' inchiesta che fa traballare la poltrona della presidente.
La difesa di Gozi e Tomasetti replica che è tutto falso. Il nome dell' ex sottosegretario ai fini della consulenza non fu fatto dalla presidente, ma dall' ambasciatrice di Malta, consultata dal Renzi del Tritone (Nicola, segretario agli Esteri, nemmeno parente di Matteo). Così qualcuno suggerisce una chiave di lettura addirittura 'planetaria': Gozi e Tomasetti avversati da chi boccia l' avvicinamento all' Europa e preferirebbe cacciarsi nelle braccia dei russi.
Suggestivo. Ma più si guarda da vicino e meno si capisce.
sandro gozi
Trame da Guerra fredda si intrecciano con beghe da pianerottolo: spuntano dossier che accusano magistrati di relazioni sentimentali con le mogli di imputati in processi delicatissimi, dove si indaga su decine di milioni di denari pubblici finiti per salvare banche portate al collasso da prestiti a industriali amici. Volano intercettazioni: "Abbiamo un consiglio direttivo che non governiamo", si dice. Alla faccia dell' autonomia della Banca centrale. Un colloquio contenuto nell' ordinanza di un' inchiesta del 2018 sulla disastrata banca Cis. Ma, annota il magistrato, si tratta di un' intercettazione privata.
"L' inchiesta - raccontano fonti dell' Agenzia di Informazione Finanziaria di San Marino, Aif - sta valutando l' ipotesi di crediti dati da Cis senza garanzie, utilizzando anche liquidità proveniente dalla banca centrale". Aggiunge la fonte: "Anche l' Aif sta studiando queste operazioni.
Vittorio Prodi
Tra i beneficiari dei crediti per circa 750mila euro risulta anche la società Protex - non indagata - una grande impresa sammarinese specializzata nello smaltimento di rifiuti che lavora con diverse aziende pubbliche italiane" come Hera. Tra i soci (7,84% delle quote) Vittorio Prodi, fratello di Romano, già presidente della Provincia di Bologna.