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    “L’AMORE CON MELISSA SATTA NON È UNA COLPA, NE’ UNA DISTRAZIONE. E’ IRRISPETTOSO PARLARNE COSI’” – LA RABBIA DI MATTEO BERRETTINI DOPO GLI ATTACCHI DI CHI METTE IN RELAZIONE I SUOI FLOP CON LA LOVE STORY CON L’EX VELINA - “AL DI LÀ DEGLI HATERS MI SPIACE PER QUELLI CHE DI TENNIS NE SANNO. NON SONO CRITICHE COSTRUTTIVE E NON NE CAPISCO LE RAGIONI” (LA STOCCATA E’ A NICOLA PIETRANGELI CHE LO AVEVA PARAGONATO AL PANATTA DEI TANTI FLIRT)


     
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    Estratto dell’articolo di Paolo Rossi per “la Repubblica”

     

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    Lo vorrebbero processare. Anzi, la sentenza di colpevolezza per Matteo Berrettini sarebbe già stata emessa. Ma il finalista di Wimbledon, fuori al primo turno a Indian Wells, respinge ogni addebito: la crisi non c’è.

     

    Berrettini, cosa vogliono da lei?

    «Me lo sono chiesto, e una risposta credo di averla: più diventi esposto - neanche famoso - e diventi bersaglio di attacchi, soprattutto se le cose non vanno come vorresti, o come la gente vorrebbe».

     

    Hanno ragione gli accusatori?

    «Personalmente non ho alcun dubbio rispetto a quello che sto facendo: non sento di aver preso una strada diversa dal tennis. Sono lo stesso ragazzo di sempre».

     

    Però l’accusa è: non vince più.

    «Ma non è così per tutti i lavori, le carriere? Ci sono momenti in cui si lavora di meno. Inseguo solo i miei sogni e la mia carriera».

     

    È l’epoca degli haters sui social.

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    «Si può gettare odio in maniera troppo facile. Eppure allo specchio vedo un ragazzo che vive con tranquillità: sono educato, non ho mai insultato nessuno, mai una parola fuori posto in nessun commento».

     

    Eppure è colpevole anche del suo nuovo amore, Melissa Satta.

    «Noi ci siamo trovati... ma stiamo parlando di un fatto privato, molto positivo e di cui sono felice. Io sono riservato e amo la privacy (anche se poi ho fatto entrare Netflix nel mio quotidiano), e sapevo che scegliendo una persona dello spettacolo i riflettori sarebbero stati accesi. Però, è sempre come uno vuole vederla, no?

     

    Non è una colpa se siamo seguiti e ci fanno le foto. Sto avendo una relazione sentimentale come tutti gli altri ragazzi della mia età. Normale. E anche qui mi spiace che una cosa totalmente positiva, che è un sentimento poi, venga girata come una distrazione professionale. Posso dire? È irrispettoso parlarne così, mi spiace che venga letta così. Fortunatamente non da tutti».

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    Tutto ciò incide nei pensieri...

    «Al di là degli haters mi spiace per quelli che di tennis ne sanno: non sono critiche costruttive e non ne capisco le ragioni».

     

    L’anno scorso è toccato a Sinner, adesso a lei e Musetti: non è che c’era gente che aspettava solo questo momento?

    «Ma non succede in tutti gli sport? Non è che si sale sempre in termini di prestazioni. Siamo umani: ci sono le emozioni, la stanchezza, gli incidenti. Manca un pochino di equilibrio. Capisco che ci siamo abituati ai Federer-Djokovic-Nadal che hanno dominato il tennis facendo sembrare normale essere n. 1 per 10 anni, invece non lo è».

     

    E riguardo a lei?

    «Io parlo col mio team e non vedo preoccupazione, ma un momento in cui bisogna lavorare e stare sul pezzo. Dico, e sfido chiunque, ad avere i miei incidenti e poi portare a casa risultati. So di avere la stoffa giusta per andare avanti».

     

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    Non c’è imparzialità di giudizio.

    «Equilibrio. Lo vorrei da quelli che hanno fatto questa vita: per insegnare e mostrare che la cultura sportiva si può insegnare».

    Però?

    «Sembra che per alcuni la felicità dipenda se vinco o perdo io, e sfogano così la loro frustrazione. A me spiace esserne il mezzo. Per me lo sport dovrebbe essere usato come gioia: ci si può arrabbiare per la sconfitta, ma non insultare».

     

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