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    DA GIALLO-ROTTO AD AQUILOTTO – L’ATTACCANTE SPAGNOLO DELLA ROMA PEDRO FIRMA CON LA LAZIO - ERA DAL 1985 CHE UN GIOCATORE NON PASSAVA DA UNA SPONDA DEL TEVERE ALL’ALTRA – CICCIO CORDOVA, BANDIERA DELLA ROMA CHE HA GIOCATO ALLA LAZIO PER 3 ANNI: “IO ERO UN SIMBOLO DELLA ROMA. NON CERTO UNO COME PEDRO. ALLA PRIMA AMICHEVOLE ALL'OLIMPICO CON LA LAZIO, STAVO LÌ NEL SOTTOPASSAGGIO CON LA MAGLIETTA IN MANO. QUALCOSA MI IMPEDIVA DI INDOSSARLA, NON RIUSCIVO…”


     
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    1 - PEDRO ALLA LAZIO, AFFARE FATTO

    Alberto Abbate per “Il Messaggero”

     

    PEDRO LAZIO PEDRO LAZIO

    Pedro, Pedro, Pedro, Pe. Fidatevi di Sarri, garantisce: «Alla Roma non ha avuto la possibilità di giocare partite decisive. Ha fatto un campionato strano - aveva spiegato Maurizio lo scorso 5 luglio - ma è uno che non sbaglia mai di fronte a una gara importante. Disponibile, tecnico, rapido. Per questo tipo di giocatori ho un debole. È stato sottovalutato, ma per me è un top player». 

     

    Un mese e mezzo dopo, il Comandante passa dalle parole all'azione. Si muove quasi da dirigente: alza il telefono, contatta lo spagnolo messo fuori rosa da Mourinho e gli chiede la sua disponibilità al trasloco biancoceleste. C'è già la firma virtuale al biennale ribassato a 2,5 milioni a stagione, da ieri Pedro pressa la Roma per ottenere la rescissione. La Lazio non vuole pagare il cartellino, a Trigoria non fanno certo le barricate, ma a questo punto ne vogliono approfittare sulla buonuscita fra 500mila euro e il milione. 

     

    PEDRO SARRI PEDRO SARRI

    Se oggi dovessero esserci resistenze, Pedro potrebbe addirittura rinunciarci per consentire alla Lazio di tesserarlo entro domani alle 12 ed essere disponibile per la prima di campionato a Empoli, anche se resta una corsa contro il tempo difficile.

     

    POLEMICHE

    Trentaquattro anni e un contratto giallorosso in scadenza nel 2023. Lotito ha già trovato l'accordo con l'agente Giuffrida per la stessa durata, ma con uno sconto di 500mila euro sullo stipendio biancoceleste. Pedro è a un passo, si è tolto denaro dalla busta paga pur di lasciare Mourinho (2 gol in 17 gare al Chelsea) e raggiungere l'estimatore Sarri, con cui ai tempi dei Blues (e dell'Europa League vinta) aveva sfornato 13 reti e accumulato ben 52 presenze. 

    PEDRO SARRI PEDRO SARRI

     

    I numeri con Mau sono dalla sua parte, ora vanno sciolte le riserve dell'ambiente. Dall'altra sponda del Tevere è sempre una catapulta infernale, già a leggere l'accoglienza dei laziali piuttosto glaciale: «Ci fidiamo di Sarri - è il concetto dilagante su radio e web - ma perché fare un favore agli odiati cugini giallorossi che se ne devono liberare?». Perché, senza soldi nelle casse e ormai a pochi giorni dalla fine del mercato, bisognava fare di necessità virtù e cogliere un'occasione. 

     

    PEDRO ROMA PEDRO ROMA

    Come su Hysaj e Felipe, Tare ha ascoltato la richiesta di Sarri, pur sapendo le polemiche che si sarebbero scatenate. Qualcuno prova a smorzarle: «Dà fastidio che venga dalla Roma? Io dico no, non ha un passato storico importante. Se arriva e fa la riserva di Correa ci sta come operazione. Se partirà l'argentino, ovvio, ci vorrà un titolare». Ed è in effetti questa, la strategia biancoceleste. 

     

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    Guai poi a non essere ottimisti, visto qualche precedente: «Vedrete con Sarri cosa farà. È motivato. E comunque tecnica e velocità sono ancora al top. A Trigoria non si è trovato, tutto qui. Magari segna pure al derby. E poi parliamo di Petrelli? Nel passaggio dalla Roma alla Lazio vinse pure il tricolore». 

    MIHAJLOVIC LAZIO MIHAJLOVIC LAZIO

     

    TRASFERIMENTO STORICO 

    È un trasferimento storico perché diretto, non accadeva dal 1985 con Malgioglio. Lo scambio di maglie capitolino ha un passato ampio, ma quasi tutti i doppi ex hanno fatto altrove almeno un pit stop. In principio fu Alessandro Ferri con un salto nel 1948. L'ultimo era stato Kolarov, sempre al contrario. In mezzo Selmosson, Perrone, Cordova, Manfredonia, Bernardini, Ferraris IV, Pietro Pastore, Dagianti, Zaglio, D'Amato, Sulfaro, Di Biagio, Mihajlovic, Peruzzi e Zeman, volendoci inserire pure un tecnico. 

    MIHAJLOVIC ROMA MIHAJLOVIC ROMA

     

    Pedro non è una bandiera e oltretutto era stato già proposto alla Lazio l'anno scorso. Tare ci aveva pensato, poi lo aveva scaricato. Adesso si muove Sarri per riprenderselo. Non sarà un giovanotto, ma nel suo 4-3-3 può essere un rincalzo o una sorpresa di lusso. Conosce il suo gioco, dentro in Premier ci si è già esaltato. Maurizio non ha più tempo, a questo punto ha bisogno di giocatori che rispondano al suo credo. Vedete il lato positivo del tradimento, Pedro è già devoto.

     

    2 - CICCIO CORDOVA: «NON FACCIAMO PARAGONI IO SONO STATO UN SIMBOLO, PER LUI COSA VUOI CHE SIA...»

     

    Andrea Sorrentino per “il Messaggero”

     

    CICCIO CORDOVA CICCIO CORDOVA

    Quarantacinque estati fa un altro romanista diventò laziale e fu un trasferimento che fece epoca, di sicuro più rumore di adesso. 

    «Perché il mio passaggio alla Lazio è stato diverso dagli altri, io ero un simbolo della Roma. Non certo uno come Pedro. Rimasi alla Lazio tre anni e mi trovai a meraviglia. Però il cuore è rimasto sempre dall'altra parte, e ancora sta lì». 

     

    CICCIO CORDOVA ROMA CICCIO CORDOVA ROMA

    Del resto tutto cambia, caro Ciccio Cordova. In cosa fu diverso il suo caso da quello di Pedro? 

    «Lui è spagnolo, giocare nella Roma o nella Lazio è la stessa cosa, è un professionista, va dove pensa che gli diano più spazio, per lui è un problema relativo. Supererà ogni difficoltà, ammesso che ne avrà. Poi è stato solo un anno alla Roma, che vuoi che sia». 

     

    Lei invece nel 1976 era Ciccio Cordova, ovvero? 

    «Centrocampista della Roma da dieci anni, capitano, tifoso. Ma fui costretto ad andare alla Lazio, sennò avrei dovuto smettere col calcio a 32 anni». 

     

    Per i più giovani, e per chi ha voglia di ricordare i bei tempi andati: cosa accadde? 

    «Che stavo sulle scatole al presidente, Gaetano Anzalone. Dal primo giorno. Perché ero il genero del suo predecessore, Alvaro Marchini: avevo sposato la figlia Simona, con tutti problemi che la cosa rappresentava ai tempi. Fu un rapporto impossibile fin dall'inizio. Ma io non ero uno qualsiasi, ero il capitano e leader della squadra, e fu una guerra. Addirittura all'inizio della stagione 1974-1975 rimasi fuori nelle prime sette partite, la Roma fece 4 punti, era quasi ultima. Mi fecero rientrare a viva forza per il derby, mi convinsi a giocare Vincemmo il derby contro la Lazio campione d'Italia 1-0, gol di De Sisti. A fine anno arrivammo terzi».

    CICCIO CORDOVA LAZIO CICCIO CORDOVA LAZIO

     

    Lei era un grande centrocampista, Ciccio. 

    «Non so se sono stato un grande. Però ero bravino, dai». 

     

    Ma l'anno dopo ci fu il divorzio. 

    «Anzalone mi voleva vendere a tutti i costi per vari motivi, io non volevo muovermi da Roma per vari motivi, poi non potevo certo dargliela vinta. Mi vendette al Verona. Rifiutai. Così per pura ripicca sono andato alla Lazio. All'epoca i giocatori non erano liberi di muoversi: non ci fosse stata la Lazio, avrei rischiato di smettere. La Lazio mi volle, e la Roma fu ben felice di cedermi. Per me fu dolorosissimo, ce l'ho ancora addosso quel dolore. Da romanista e capitano della Roma, a laziale: non fu facile».

     

     Gli inizi, immaginiamo, furono complicati. 

    CICCIO CORDOVA LAZIO CICCIO CORDOVA LAZIO

    «Le racconto una cosa inedita. Prima amichevole all'Olimpico con la Lazio, in notturna. Sono l'ultimo a entrare in campo e per un motivo: stavo lì nel sottopassaggio, a torso nudo e con la maglietta in mano. Qualcosa mi impediva di indossarla, non riuscivo, anzi non ne avevo alcuna intenzione. Un rifiuto. Un dirigente lì vicino mi implorò, poi sempre più spazientito disse: Ma te la voi mette sta maglietta, che dovemo giocà?'. Alla fine è andata, le cose hanno preso il loro verso. Alla Lazio ho passato tre anni eccellenti, mi hanno trattato benissimo, ho fatto praticamente tutte e 90 le partite di quei tre campionati. Però al cuore non si comanda: lui, era rimasto dall'altra parte». 

     

    Eravate meno liberi di adesso, voi giocatori, e i guadagni poi erano un'altra cosa. 

    «Ma anche allora c'erano tanti soldi eh? Rapportati a quelli di adesso magari no, ma gli ingaggi erano alti, alcuni altissimi. Quanto guadagnavo io? Glielo direi volentieri, ma non mi va. La vera differenza è che adesso ti fanno contratti di tre anni, invece allora era solo uno. E ti dovevi guadagnare il rinnovo a ogni stagione. I giocatori normali, intendo. Io no, non avevo di questi problemi». 

     

    CICCIO CORDOVA ROMA CICCIO CORDOVA ROMA

    Che Roma si aspetta quest' anno? 

    «Mi dispiace che sia andato via Dzeko, per me è un fuoriclasse. Ma speriamo che il progetto dei giovani funzioni. E che Mourinho ci metta del suo. Ha una squadra molto buona, lavorandoci bene arriverà tra le prime». 

     

    Per la cronaca, la foto profilo su whatsapp di Ciccio Cordova, tre anni belli alla Lazio, è una maglietta giallorossa. Con sopra il numero 10 . 

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