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    TORY SCANNATI – L’ENNESIMO SCANDALO TRAVOLGE IL PARTITO CONSERVATORE BRITANNICO: QUESTA VOLTA A FINIRE NEL MIRINO È “LADY BRA”, LA "SIGNORA REGGISENO" MICHELLE MONE. L’IMPRENDITRICE CHE HA FATTO FORTUNA CON LA LINEA DI LINGERIE “ULTIMO” È ACCUSATA DI AVER INTASCATO DECINE DI MILIONI DI STERLINE DA ALCUNE AZIENDE SANITARIE, PER LE QUALI FACEVA PRESSIONI (RIUSCITE) CON IL GOVERNO DI BORIS JOHNSON


     
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    Antonello Guerrera per www.repubblica.it

     

    michelle mone con il marito douglas barrowman michelle mone con il marito douglas barrowman

    Sui tabloid è diventata famosa come “Lady Bra”, ossia “Lady Reggiseno”, perché da giovane ha fatto fortuna con la linea di lingerie “Ultimo” indossata persino da Julia Roberts in “Erin Brockovich”. Ora, Michelle Mone, anzi la baronessa Mone, 51 anni, imprenditrice tory e membro della camera dei Lord, è in una bufera politica. Che potrebbe rappresentare l’ennesimo scandalo del partito conservatore. Tanto che il partito l’ha sospesa dal gruppo parlamentare della Camera Alta e lei anche è scomparsa da Westminster.

     

    Ma che cosa avrebbe fatto Lady Mone? Tutto è iniziato da uno scoop un mese fa del Guardian, che ha accusato la baronessa di aver fatto pressioni sull’esecutivo allora guidato da Boris Johnson affinché MediPro, una azienda di materiale protettivo per operatori sanitari (mascherine, camici, etc), ottenesse dal governo un appalto di circa 220 milioni di euro per fornire tale materiale alla sanità pubblica britannica “Nhs”.

     

    Materiale che, secondo il quotidiano britannico, sarebbe poi rimasto inutilizzato per il 70%, nel panico dei primi mesi del Covid a inizio 2020. Quando molti governi, quello di Londra incluso, erano assolutamente impreparati a fronteggiare una pandemia. In questo contesto, Londra ha bruciato almeno 4 miliardi di materiale oramai non più utilizzabile e molti altri sono stati buttati per aver concesso appalti gonfiati ed estremamente costosi per cercare di procurarsi camici e mascherine nel più breve tempo possibile.

     

    michelle mone lady bra michelle mone lady bra

    Ma l’articolo del Guardian lo scorso mese aveva un altro particolare. Anzi, la colonna portante del suo scoop: secondo documenti bancari visti in esclusiva, dopo essersi spesa a Downing Street e a Whitehall affinché MediPro ottenesse i suoi appalti, "Lady Bra” si sarebbe vista recapitare segretamente in banca 29 milioni di sterline (circa 35 milioni di euro) pare attraverso una serie di conti offshore e scatole cinesi imprenditoriali. Secondo il Guardian, questi sarebbero proventi da ricondurre alla MediPro. Secondo Lady Mone e i suoi avvocati, invece, la donna “non ha alcun ruolo nell’azienda e non ha mai preso denaro” per aver fatto apparentemente lobby.

     

    Ora però la vicenda si è aggravata. Perché, sempre il Guardian, ha scoperto un altro capitolo della storia che potrebbe seriamente danneggiare la reputazione della baronessa e del suo stesso partito conservatore. Pare infatti che Lady Mone, in quei mesi di inizio 2020, avesse fatto lobby e pressioni affinché il governo britannico accettasse i servizi anche di un’altra azienda, la LFI Diagnostics, in questo caso per procurare test antigenici.

    michelle mone lady bra michelle mone lady bra

     

    La scena si ripete: la baronessa non ha legami evidenti con la società. Ma, come ha scoperto il quotidiano britannico, ce li ha invece: in questo caso, il suo compagno e secondo marito Douglas Barrowman. LFI Diagnostics, infatti, sarebbe un’entità imprenditoriale che gestirebbe anche le ricchezze di "Mr Mone” ed è poi stata incorporata proprio da MediPro.

     

    Secondo quanto ricostruito, "Lady Bra” avrebbe fatto di tutto affinché LFI Diagnostics ottenesse un altro ricco appalto per i testi anti Covid. Chiamate continue e email a ministri come Matt Hancock, Michael Gove e altri sottosegretari. Addirittura “minacce”, stando ad alcune fonti, di buttare fango sull’operato del governo attraverso la stampa qualora non si accelerasse l’iter per i contratti che aveva così a cuore. Ciò nonostante la donna non abbia mai dichiarato alla Commissione etica dei Lord di aver connessioni con queste aziende. L’altra sera il Labour, con l’ennesima scaltra mossa parlamentare, ha imposto con un emendamento alla Camera dei Comuni la pubblicazione, da parte del governo, di tutte le email e documenti ufficiali relativi al caso MediPro. Ora, dunque, si potrebbe fare luce su quei mesi torbidi delle finanze britanniche, in piena emergenza Covid.

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