Andrea Gualtieri per ''la Repubblica''
Un patrimonio di certo immenso, stimato attorno ai 2,7 miliardi di euro ma difficile da valutare con precisione anche nei sacri palazzi. E una struttura che ora avrà il compito di assicurare trasparenza e dettare le prassi per appalti e rendicontazione. La riforma vaticana di papa Francesco si aggiorna con un decreto pontificio che, afferma la sala stampa della Santa Sede, segna una «distinzione netta e inequivocabile tra il controllo e la vigilanza da una parte e l' amministrazione dei beni dall' altra ».
GEORGE PELL
Il "motu proprio" firmato il 4 luglio da Bergoglio e reso noto ieri, stabilisce infatti una linea di confine tra l' Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa) e la Segreteria per l' Economia (Spe), guidata dal cardinale australiano George Pell. Alla prima resta la gestione effettiva del patrimonio mobiliare e immobiliare, oltre alla competenza sull' acquisto di beni e servizi dall' esterno e al servizio di tesoreria legato al pagamento degli stipendi del personale e delle fatture dei fornitori.
La Segreteria, invece, diventa l' organo di tutela della correttezza delle operazioni. Un riequilibrio delle competenze che, evidenzia la Santa Sede, supera la fase di transizione avviata nel 2014 da papa Francesco nella ricerca di un modello efficiente per le finanze vaticane. E la decisione del pontefice, alla fine, non stravolge la natura dell' Apsa che era stata creata nel 1967 da Paolo VI.
IL CARDINALE GEORGE PELL
Con il nuovo corso del Papa argentino l' ente sembrava destinato a trasformarsi in una seconda banca vaticana, perdendo la gestione di immobili e attività economiche a beneficio proprio della Segreteria per l' Economia, diventata però tanto ingombrante da creare un conflitto d' interessi nelle funzioni del cardinale prefetto, al quale toccava la giurisdizione sia sulla sezione chiamata a gestire le finanze sia su quella incaricata di vigilare.
L' intervento reso noto ieri ridimensiona quindi nelle mansioni la Segreteria ma le attribuisce il delicato compito di controllare l' operato dell' Apsa, finita al centro degli scandali già nel primo Vatileaks, quando l' ex segretario del Governatorato Carlo Viganò aveva scritto a Benedetto XVI denunciando la gestione allegra degli appalti. E all' Apsa faceva capo anche Nunzio Scarano, il monsignore processato e poi assolto dall' accusa di corruzione pochi mesi dopo l' avvento di Bergoglio e finito di nuovo sotto inchiesta nel 2014 per un giro di riciclaggio.
George Pell
«I beni temporali che la Chiesa possiede sono destinati a conseguire i suoi fini e cioè il culto divino, l' onesto sostentamento del clero, l' apostolato e le opere di carità, specialmente a servizio dei poveri», sottolinea ora Francesco nel "motu proprio", ricordando che «la Chiesa, di conseguenza, sente la responsabilità di porre la massima attenzione affinché l' amministrazione delle proprie risorse economiche sia sempre al servizio di tali fini».
papa francesco bergoglio via crucis 2016
Un mandato preciso per la Segreteria che dovrà ora approvare «ogni atto di alienazione di acquisto o di straordinaria amministrazione », ma anche «formulare linee guida, modelli, procedure e indicare le migliori prassi in materia di appalti». E toccherà alla Segreteria anche sottoporre il bilancio dell' Apsa al Consiglio per l' Economia, la struttura composta da 15 elementi - 8 dei quali scelti tra cardinali e vescovi - del quale la Segreteria è organismo attuatore.
«Confido nella reciproca collaborazione dei superiori dei due dicasteri indicati», scrive il Papa chiamando in causa i cardinali Domenico Calcagno e George Pell. Il primo, già arcivescovo di Savona - città nella quale è indagato per malversazione per la gestione di immobili dell' Istituto diocesano di sostentamento clero - è alla guida dell' Apsa dal 2011 su indicazione dell' ex segretario di Stato Tarcisio Bertone.
PAPA FRANCESCO
Il secondo, invece, è il prelato australiano che guida la Spe e che Bergoglio ha chiamato da Sydney per moralizzare le finanze vaticane e che è finito però anch' egli al centro di una polemica per l' entità delle spese sostenute nella prima fase del suo mandato.