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    L'ULTIMO REGALO DI DRAGHI AI PARTITI - VENERDÌ MARIOPIO HA FATTO ARRIVARE DA BRUXELLES LA SECONDA TRANCHE DI FONDI DEL PNRR (BEN 21 MILIARDI) PER DIMOSTRARE AL PROSSIMO ESECUTIVO CHE NON BISOGNA CERCARE LO SCONTRO TOTALE CON LE ISTITUZIONI EUROPEE (PER CHI RISPETTA GLI IMPEGNI, I SOLDI ARRIVANO. E I SOLDI UE CI SERVONO) – DRAGHI HA SPINTO PER L’INVIO ANTICIPATO DEL MEGA ASSEGNO "LIBERANDO" LA PROSSIMA MAGGIORANZA DALLA NECESSITA' DI CONTRATTARE CON BRUXELLES...


     
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    Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

     

    MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN MEME MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN MEME

    Sei ore di telefonate, scambi di documenti e limature. Un venerdì di vigilia elettorale di lavoro intenso, che tiene occupato Mario Draghi lungo l'asse Roma-Bruxelles. Alla fine, l'atteso via libera della Commissione europea alla seconda tranche di fondi del Pnrr.

     

    Che permette al premier di garantire all'Italia un "ombrello" di un paio di mesi, liberando la prossima maggioranza dalla necessità di dover contrattare in piena formazione del nuovo esecutivo l'erogazione delle risorse del Recovery. Ma che rappresenta anche un segnale chiaro inviato a Roma dall'esecutivo continentale: se rispettate gli impegni, i risultati arrivano. Se invece scegliete lo scontro, la musica cambia.

     

    mario draghi charles michel ursula von der leyen mario draghi charles michel ursula von der leyen

    È venerdì pomeriggio. Il premier, appena rientrato dagli Stati Uniti, si mette al lavoro. Il dialogo con Ursula von der Leyen va avanti da settimane, il messaggio è chiaro: l'Italia ha fatto i compiti, chiudiamo la partita della seconda tranche. I documenti, d'altra parte, erano già stati inviati a giugno. Il parere positivo sembrava pronto a fine luglio. L'agenda della Commissione prevedeva l'invio del "bonifico" entro fine settembre. Il premier ha atteso per settimane, senza esito. Fino al 23 del mese, a quarantotto ore dal voto. E ha deciso di accelerare.

     

    mario draghi charles michel ursula von der leyen mario draghi charles michel ursula von der leyen

    L'interlocutore principale, oltre a von der Leyen, è il commissario all'Economia Paolo Gentiloni. Telefonate, contatti incrociati, nuovi colloqui. Gli altri protagonisti della missione sono i tecnici del ministero dell'Economia. Capitanati dal dirigente della Ragioneria dello Stato Carmine Di Nuzzo - messo a capo dell'unità di missione del Mef a cui il governo ha affidato il compito di gestire la partita - scambiano le ultime informazioni e limano gli ultimi dettagli da consegnare al gruppo di esperti che a Bruxelles segue il dossier del Recovery italiano. A Palazzo Chigi, negli stessi minuti, si muove anche il sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli, che segue sviluppo e implementazione dei progetti sul territorio nazionale. L'esito è la nota informale con cui fonti europee fanno sapere che la Commissione approva l'erogazione dei fondi ed è impegnata a finalizzarne il parere positivo.

     

    mario draghi ursula von der leyen 2 mario draghi ursula von der leyen 2

    La comunicazione arriva dopo le 18 di venerdì, sotto forma di notizia lasciata trapelare alle agenzie. È una modalità non del tutto ortodossa, che racconta dello sforzo politico e personale di Draghi per tagliare questo traguardo. L'ultimo atto simbolico di un governo uscente. Ma anche pratico, visto si parla di ventuno miliardi di euro. Risponde a una promessa fatta dal premier subito dopo la caduta del governo: favorire comunque una transizione ordinata.

     

    ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1 ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1

    L'obiettivo è triplice. Il primo è costruire un "ombrello" che metta al riparo le risorse del Recovery dal caos post-elettorale. La maggioranza che verrà - anche fosse di destra sovranista; dunque, con ogni probabilità destinata a una frizione con Bruxelles - potrà spendere settimane nel tentativo di costituire un nuovo esecutivo senza la pressione di una tranche ancora da ottenere. Un passaggio di consegne ordinato e leale passa anche da questi dettagli.

     

    Il secondo scopo di Draghi è quello di mettere al riparo anche se stesso - e la propria credibilità - dai tempi che verranno. Il premier vuole lasciare Palazzo Chigi senza macchiare sul traguardo il proprio percorso.

     

    ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 3 ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 3

    E senza esporsi a eventuali recriminazioni di chi gli succederà, per di più su un dossier - quello del Pnrr - fondativo del governo di unità nazionale. Né, d'altra parte, avrebbe gradito di dover trattare con la Commissione a urne chiuse, con il concreto rischio di finire risucchiato da eventuali tensioni tra l'Italia e l'Unione europea. Infine, il terzo obiettivo, condiviso con von der Leyen: spiegare ai governi che solo il rispetto degli impegni assicura le risorse promesse.

    roberto garofoli mario draghi daniele franco roberto cingolani roberto garofoli mario draghi daniele franco roberto cingolani

     

    È il punto più delicato. Per settimane, Giorgia Meloni ha ipotizzato una riscrittura del Recovery. Poi, negli ultimi giorni, si è assestata attorno a un concetto più blando: quello della messa a punto del piano. Bruxelles non intende concedere stravolgimenti. Ed è evidente che il rapporto con Roma passerà dal grado di collaborazione di un eventuale esecutivo sovranista con le istituzioni Ue. Dovesse scegliere lo scontro frontale, le prossime tranche del Pnrr sarebbero a rischio.

     

    roberto garofoli mario draghi daniele franco roberto cingolani roberto garofoli mario draghi daniele franco roberto cingolani

    Ma queste sono valutazioni future. Nell'immediato c'è la corsa al fotofinish per i ventuno miliardi promessi. Nelle stesse ore, viene pubblicato in Gazzetta ufficiale il terzo decreto aiuti, come a chiudere il cerchio delle cose da fare. Il resto toccherà ai vincitori delle elezioni. E non mancheranno i problemi, visto che la manovra dovrà essere scritta in pochi giorni da un governo appena insediato.

    ROBERTO GAROFOLI ROBERTO GAROFOLI

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