Filippo di Giacomo per “il Venerdì – la Repubblica”
LA FUGA DELLE DONNE DALLA CHIESA
La frattura risale alla prima decade del nostro secolo, subito dopo il grande giubileo dell'anno 2000. Già nel 2012, le statistiche Istat testimoniavano che più del 50 per cento delle donne di età tra venti e quarant'anni aveva abbandonato la pratica religiosa, non andava a messa, non sceglieva il matrimonio religioso ed era restio a far battezzare i figli. Quelle rimaste nel firmamento ecclesiale tendevano a rendersi indisponibili per la catechesi, preferivano organizzazioni non confessionali per le offerte liberali, pochissime seguivano una vocazione religiosa e più in generale esprimevano sfiducia verso le capacità educative del clero.
LA FUGA DELLE DONNE DALLA CHIESA
Le statistiche del 2022 sono ancora più impietose: tra le ragazze da 18 a 24 anni, il numero delle non praticanti è quattro volte e mezzo quello delle coetanee che vanno a messa più o meno regolarmente. Nella fascia 25-34 anni, le fuggitive sono più di tre volte superiori e nella fascia successiva, 35-45 anni, il doppio. Negli ultimi venti anni, il numero delle bambine tra 6 e 13 anni che non hanno mai messo piede in chiesa si è quadruplicato. Anche altri dati sono interessanti: tra le laureate, di tutte le fasce di età, la fuga dalla Chiesa era già avvenuta nel 2018, le diplomate ci hanno messo due anni in più, ma le antesignane dell'abbandono sono state le lavoratrici, massicciamente scomparse dalle parrocchie dal 2016. Per il momento, nella frequenza alle attività liturgiche resistono le casalinghe e le donne in pensione.
LA FUGA DELLE DONNE DALLA CHIESA
Per il 2023, l'Azione cattolica italiana fornisce altri dati: oggi le giovani che si autodefiniscono cattoliche sono il 39 per cento (nel 2013 erano il 61,2); le ragazze che si ritengono atee sono il 39 (nel 2013 erano il 12); in una scala da 1 a 10, le giovani donne che hanno fiducia nella Chiesa rappresentano l'1 per cento, quelle che non ne hanno alcuna, il 30 per cento. E così sia.