Mario Gerevini per www.corriere.it
ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
È vero che nei magazzini della Federal Reserve americana ci sono centinaia di lingotti d’oro dello Ior? E che nel caveau della banca vaticana sono custodite medaglie e monete preziose per milioni di euro? Chi sono i clienti dello Ior? Qual è lo stipendio del direttore generale? Quanti soldi hanno sul conto i cinque cardinali che rappresentano il papa? Che cos’è il «Fondo Sante Messe»?
LE RISPOSTE IN 130 PAGINE
Nel comunicato sul bilancio 2021 dell’Istituto per le Opere di Religione diffuso martedì 7 giugno questi argomenti di dettaglio non sono stati affrontati. Si dava conto di un utile netto a 18,1 milioni (36 milioni nel 2020), della crescita del margine d’interesse (+15%) e delle masse gestite (+4%). Ma le risposte a tutte le domande iniziali si trovano, ufficiali e precise, nelle 130 pagine del Rapporto annuale dello Ior (pubblicato sul sito) che è un modello di trasparenza per le istituzioni economiche vaticane.
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I LINGOTTI ALLA FEDERAL RESERVE
I lingotti d’oro, per esempio. È una voce dell’attivo («Oro») e un valore («22,8 milioni»). Il metallo prezioso è «prevalentemente depositato presso la U.S. Federal Reserve», spiega il bilancio. Con il lingotto da 1 chilogrammo quotato attualmente intorno ai 55 mila euro vuol dire che ci sono oltre 400 lingotti targati Ior negli immensi e impenetrabili depositi della Fed che custodiscono migliaia di tonnellate del nobile metallo (1.061 tonnellate solo di Banca d’Italia). Non si tratta di finanza «vuota», di trading speculativo ma di fondamenta che contribuiscono a garantire la solidità dell’istituto che ha un patrimonio netto di 650 milioni. E così anche le medaglie e monete preziose sotto chiave nel caveau che complessivamente valgono 10,6 milioni. Sono riserve di utili non distribuibili create negli anni e sostanzialmente inalterate da molto tempo.
VIGILANZA ETICA
L ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
Alla voce investimenti lo Ior sottolinea le sue «scelte di gestione prudenti e coerenti con i principi della Dottrina sociale della Chiesa e investe solo in imprese e Stati che rispettano tali principi». Esattamente ciò che dovrà garantire, vigilando sugli investimenti mobiliari della Santa Sede, il neonato Comitato per gli investimenti, introdotto dalla Costituzione apostolica «Praedicate evangelium» che delinea la nuova architettura della Curia romana. Lo scandalo del palazzo di Londra e gli investimenti speculativi, in passato, della Segreteria di Stato restano una ferita aperta, almeno finché non si chiude il processo penale in corso, nel quale, tra l’altro, lo Ior è stato ammesso come parte civile.
I 472 CONTI TAGLIATI
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I clienti dello Ior a fine 2021 erano 14.519, cioè 472 in meno dell’anno precedente. Il calo «include sia i conti chiusi da seminaristi o chierici rientrati nel proprio Paese — si legge nel rendiconto — sia quelli chiusi dall’Istituto … per il venir meno dei requisiti di titolarità, l’inosservanza delle norme contrattuali o il mancato utilizzo» per lungo tempo. Insomma «pulizia», che continuerà. Ma chi sono i clienti, o meglio, di chi sono i 5,2 miliardi di risorse affidate allo Ior? La metà sono ordini religiosi, il 23% dicasteri della curia romana, uffici della Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano e nunziature apostoliche, il 9% conferenze episcopali, diocesi e parrocchie, l’8% cardinali, vescovi e clero, il 7% dipendenti e pensionati vaticani, il 3% fondazioni e altri enti di diritto canonico. Lo Ior «non accetta come clienti istituzioni o persone fisiche che non abbiano una stretta relazione con la Santa Sede e la Chiesa Cattolica», garantisce il presidente del consiglio di sovrintendenza Jean-Baptiste Douville de Franssu.
LO STIPENDIO DI MAMMÌ
IL TORRIONE DELLO IOR
A gestire l’operatività dello Ior è Gian Franco Mammì, direttore generale dal 2015. Il suo stipendio nel 2021 è stato di 205mila euro, come nel 2020. L’organo collegiale di indirizzo gestionale è il consiglio di sovrintendenza, in pratica un consiglio di amministrazione. È composto da 6 membri laici (nessun italiano) nominati dalla Commissione cardinalizia e ha ricevuto emolumenti complessivi per circa 300mila euro. Niente compenso, invece, ai cinque cardinali della commissione, nominati dall’«azionista» ovvero dal Papa: lo spagnolo Santos Abril y Castelló, presidente, Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, il filippino Luis Antonio Gokim Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il polacco Konrad Krajewski, Elemosiniere apostolico e Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’ Aquila.
GIAN FRANCO MAMMI' IOR
I CONTI DEI CARDINALI
A fine 2021 presso lo Ior «il saldo dei depositi dei membri della Commissione cardinalizia era pari a 1,6 milioni di euro». È una cifra globale che, facendo la media, corrisponderebbe a poco più 300mila euro a testa. Ordinaria amministrazione. I cardinali, ovvero i più alti membri della gerarchia cattolica dopo il papa, nella curia romana guadagnano 4.500-5.000 euro (i vescovi 3.000-4.000) al mese, al lordo del provvedimento con cui papa Francesco nel marzo 2021 decise un contenimento delle spese per il personale, compreso un taglio del 10% ai porporati.
DUE MILIONI DI MESSE
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E il «Fondo Sante Messe»? Nel bilancio dello Ior ha una consistenza di 2,2 milioni. Da lì si pesca per «elargizioni a sacerdoti» allo scopo di celebrare messe. I fondi vengono da numerosissime piccole elargizioni «vincolate allo scopo». Le donazioni e le modalità con cui vengono distribuite «sono direttamente registrate nel fondo».