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    LA STORIA DI MARIA ELENA LOMBARDO, 24ENNE DI GENOVA CHE HA LANCIATO UN APPELLO SU TIKTOK PER TROVARE I GENITORI BIOLOGICI: “PUBBLICO QUESTO VIDEO PERCHÉ CREDO NEL POTERE DEI SOCIAL E DELLA CONDIVISIONE” - OGGI, GRAZIE AI SOCIAL, UNA PERSONA ADOTTATA SU TRE RIESCE A STABILIRE UN CONTATTO CON LA FAMIGLIA NATURALE - DOPO QUALCHE INDAGINE, LA RAGAZZA HA SCOPERTO CHE... - VIDEO


     
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    Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”

     

    maria elena lombardo maria elena lombardo

    «Vorrei solo dirti grazie, niente di più». Maria Elena Lombardo è una ragazza di 24 anni dagli occhi azzurri come il mare della sua città (Genova) e dal sorriso gentile. A tratti persino emozionato, ma sarebbe strano il contrario. Come potrebbe non essere commossa? «Pubblico questo video perché credo nel potere dei social e della condivisione», dice Maria Elena, in tre minuti di girato caricati sulla piattaforma di TikTok, tre minuti che sono diventati virali, in rete li han visti tutti: «Magari non arriverà nessuno, però io ci provo. Sono stata adottata da una famiglia meravigliosa, non ringrazierò mai abbastanza la mia mamma e il mio papà. Sono felice, viziata, amata». 

     

    La prima cosa che ti colpisce, nello sfogo di Maria Elena, è questa parola, "grazie", che ritorna sempre. È una ragazza attaccata alla vita. Una ragazza che conosce il valore di cose che noi, abituati a non farci troppe domande, spesso diamo per scontate. «Sono cresciuta, però mi porto dietro tanti interrogativi. Come è lecito, penso». E certo che lo è.

     

    maria elena lombardo maria elena lombardo

    Perché a un certo punto diventa quasi una spinta irrefrenabile. Biologica. Conoscere le proprie origini. Maria Elena lo sa bene. Non è una sprovveduta. Ha fatto le sue "indagini". Ha parlato, per esempio, con un'infermiera dell'ospedale di Imperia, dove è nata, nel dicembre del 1997 e che si ricorda bene di lei. Si ricorda di una bambina di quindici anni, che ha bussato alla porta del pronto soccorso col pancione fasciato per non far accorgere i suoi, di genitori. Che ha chiesto di poter partorire. 

     

    Che ha rifiutato (non una, ma diverse volte) la possibilità di abortire. Che quella bambina (Maria Elena) la voleva mettere al mondo a tutti i costi. Anche se non poteva tenerla, anche se non avrebbe potuto darle un futuro. «Mi hai voluta, sei stata la prima persona che mi ha amata e di questo ti ringrazio», continua Maria Elena. È che di casi così ne succedono sempre. Mica puoi farne una colpa, a questa bambina (perché a quindici anni si è ancora bambini) che ce l'ha messa tutta, che ha fatto quel che poteva.

     

    maria elena lombardo maria elena lombardo

    BISOGNO ATAVICO 

    «Le domande più frequenti che mi sono posta», spiega Maria Elena, «sono se il giorno del mio compleanno lei possa mai rivolgere un pensiero a me. E che cosa ha pensato, per nove mesi, come me insieme? Il mio viso, i miei tratti, i miei lineamenti possono rispecchiarsi nel volto di qualcun altro? Condivido con qualcuno un fratello o una sorella?». 

     

    maria elena lombardo e la madre adottiva maria elena lombardo e la madre adottiva

    Le snocciola col sorriso, le elenca con una leggerezza che non è menefreghismo (tutto il contrario): è partecipazione. E forse noi, che non abbiamo mai provato quello che sta passando Maria Elena, non capiremo mai fino in fondo questo desiderio, questo bisogno, atavico, profondo, umano di risalire all'origine dei rapporti biologici.

     

    In Italia ci sono circa 400mila persone che non sono state riconosciute alla nascita, un numero che cresce di anno in anno. La Corte costituzionale ha aperto loro la possibilità di accedere alle informazioni che li riguardano nel 2013: da allora sono state presentate qualcosa come 2mila istanze nei tribunali per i minorenni di tutto il Paese e, in questi casi, il 65% dei genitori biologici ha deciso di rimuovere l'anonimato dalle proprie cartelle. Vuol dire che due "re-incontri" su tre vanno a buon fine.

     

    maria elena lombardo maria elena lombardo

    Ma non ci sono solo gli avvocati e le corti. C'è internet, oggi. Ci sono i social, i computer, i pc. Maria Elena, mica per caso, ha usato TikTok per lanciare il suo appello. Un ragazzo adottato su tre riesce a stabilire un contatto con la propria famiglia naturale usando i click on-line. E il 61% dei genitori adottivi fa lo stesso, cioè cerca in rete notizie sulla mamma (o il papà) di origine del proprio figlio.

    Stefania Gajotto Stefania Gajotto

     

    STEFANIA E MILENA 

    Prendi Stefania Gajotto. Ha 53 anni, un sorriso contagioso e i capelli corti e grigi. Si è data da fare come una disperata, Stefania, che è originaria di Vicenza, per rimettere assieme la sua famiglia: cinque fratelli di cui ignorava l'esistenza. «I miei sono stati genitori adottivi fantastici», racconta, «e forse per quello non ho manifestato il desiderio di conoscere quelli naturali». Fino all'autunno del 2020, però. La pandemia, la vita che cambia. 

     

    Stefania Gajotto Stefania Gajotto

    Durante un trasloco Stefania trova i documenti della sua adozione e incappa nel suo vero cognome: «In quel momento mi si mosso qualcosa dentro». Milena Lazzarone, invece, è una palermitana classe 1973 che fa parte di un gruppo su Whatsapp. Si chiama "Nati a Badia" e i suoi membri sono ragazzi e ragazze che vogliono trovare i propri genitori biologici. Ne hanno tutto il diritto.

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