Marco Giusti per Dagospia
STEVE DELLA CASA - TORINO FILM FESTIVAL 2022
Si è aperto ieri il Torino Film Festival arrivato allegramente alla sua 40° edizione, diretta da uno dei soci fondatori, Steve Della Casa. Visto che ero presente anche 40 anni fa alla prima edizione del Festival non posso che fare i migliori auguri a un festival che ha formato, oltre a una serie di direttori di festival, a cominciare da Alberto Barbera e da Marco Muller, che esplose qui con “Ombre elettriche”, la più grande rassegna mai fatta sul cinema cinese, da Roberto Turigliatto a Giulia D’Agnolo Vallan, anche un agguerrito esercito di cinephiles che ancora riempiono le sale cittadine.
antonio rezza
Un pubblico esigente che non esiste da nessuna altra parte d’Italia per un festival che ha dato spazio a ogni tipo di sperimentazione e di rarità senza mai perdere il gusto per la vecchia cinefilia anni ’80 che ci ha formato. Fin troppo talebano, ma anche in grado di modificare i propri gusti, di vere le giuste curiosità per filmografie sconosciute.
Ieri sera, in quanto a stravaganze, è stato così presentato l’ultimo film di Antonio Rezza, “Il cristo in gola”, sorta di rilettura rezziana della vita di Gesù che solo qui si sarebbe potuta vedere. Un Gesù Cristo, Rezza stessa, in versione muta, che inizia il film piantando per terra piccole croci con su scritti i titoli di testa. E che vedremo poi nascere, crescere e compiere miracoli abbastanza assurdi.
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Muoversi inseguito dalle voci di grandi dittatori sudamericani, da Peron a Videla, dialogare con il diavolo, impersonato dall’incredibile vecchia signora Maria Bretagna, che chiederà a Rezza-Gesù se si è iscritto alla Siae, vero grande personaggio comico del film. Un Cristo-Rezza che le passerà tutte, come da copione di film biblico e si inchioderà alla croce come da copione.
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Dopo centinaia di film tutti uguali visti in questi ultimi due -tre anni sulle piattaforme, ma anche al cinema, film senza nessun tipo di luce e di sperimentazione, devo dire che ritrovare la mano divertita e un filo blasfema di Rezza alle prese con la storia di Cristo ambientata tra Matera, Anzio e Ostia, in un luminoso bianco e nero alla cinico tv, con belle facce di sconosciuti diventati attori e inquadrature che cercano di inventarsi semopre qualcosa di diverso, mi ha riconciliato col cinema.
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Mettiamo anche un Arcangelo Michele vestito da militare doppiato dalla voce di Manuela Kustermann, il piccolo Giordano Rezza, penso il minuscolo figlio di Antonio, che viene inchiodato dal padre sulla croce (è un gioco! Nessuno si fa male! Per carità) nella scena finale in un loop di cristi-in-croce. Dopo anni di teatro e di cinema più o meno militante e totalmente senza budget, in questo “Il Cristo in gola” riconosco una grandezza di visione, ironica giocosa, ma anche di ricerca, che illumina il meccanismo del cinema in sala o in streaming che si fa in Italia. Non c’è bisogno di budget e di grandi mezzi per fare il cinema. Ci vorrebbero più Rezza…
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