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    LA VISIONE OTTIMISTA SULL’EUROGRUPPO - PUNTIAMO TUTTO SUL ''RECOVERY FUND'', IL FONDO PER LA RIPRESA CHE È ANCORA TUTTO DA DECIDERE E POTRÀ EMETTERE BOND SIMILI AGLI EUROBOND ENTRO L'ESTATE - NEL FRATTEMPO PRENDIAMO IN PRESTITO PER SPESE SANITARIE, DUNQUE SENZA CONDIZIONI, DAL MES. CON UN AIUTINO DALLA BEI


     
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    1 - LA PARTITA PER LA RIPRESA INIZIA ORA CORSA AL LANCIO DEI TITOLI ENTRO L'ESTATE

    Federico Fubini per il “Corriere della Sera

     

    Prima di diventare ministra delle Finanze in Spagna nel 2018, Nadia Calviño era stata per cinque anni direttrice generale del bilancio alla Commissione di Bruxelles. Quindi l' altra sera all' Eurogruppo ha messo il dito precisamente sulla piaga, quando ha lanciato una battuta ai suoi colleghi ministri finanziari del Nord Europa: «Poi però voglio vedere, quando arriva la proposta, come vi muoverete».

     

    CONTE MERKEL CONTE MERKEL

    La proposta, come anticipato ieri dal Corriere , riguarda i cosiddetti «meccanismi innovativi di finanziamento» che dovrebbero costituire il piatto forte di qualunque risposta europea alla catastrofe produttiva indotta da Covid-19.

    Le altre iniziative concordate ieri, per quanto utili, hanno tempi o modalità incerte e un impatto frazionale, in proporzione alla perdita di reddito per oltre mille miliardi di euro che si prospetta nell' area euro quest' anno.

     

    "Sure", il meccanismo da cento miliardi di euro di supporto ai disoccupati proposta dalla Commissione, non ha ancora una data di innesco perché devono ratificarlo i parlamenti dei 27 Stati dell' Unione europea.

    Le linee di credito del fondo salvataggi (Mes) potranno essere attivate senza condizioni solo se riguardano «costi diretti e indiretti di spesa sanitaria, cura e prevenzione», non la ricostruzione economica (Italia e Spagna hanno comunque già escluso di voler chiedere quei prestiti).

     

    Servono dunque almeno altri 500 miliardi di fondi pubblici da investire nella ricostruzione dell' area euro. A reperirli emettendo nuovo debito può essere solo il «Recovery Plan», il piano di rilancio proposto in origine dalla Francia.

     

    Gualtieri Conte Gualtieri Conte

    La partita vitale per la tenuta della società italiana in questa crisi si gioca lì ed è lì che l' esperienza di direttrice del Bilancio Ue l' altra sera è venuta in aiuto a Nadia Calviño. Perché il tempo stringe e il diavolo è nei dettagli. La «proposta» sul tavolo di cui parla la ministra spagnola è di legare quel piano di rilancio finanziato da emissioni di nuovo debito europeo al «Quadro finanziario pluriannuale», cioè al bilancio dell' Unione. Ma quella strada rischia di restringersi nei prossimi mesi - avverte Calviño - a causa delle solite obiezioni di Germania e Olanda.

     

    Soprattutto per ora l' opzione di emettere nuovo debito europeo per almeno 500 miliardi garantendolo con il bilancio Ue presenta una seria incoerenza sui tempi: molti Paesi dell' area euro hanno bisogno di risorse al più tardi entro pochi mesi, mentre l' aggancio al Quadro finanziario di Bruxelles 2021-2027 immetterebbe risorse fresche nell' economia tra più di un anno.

     

    HOEKSTRA E RUTTE HOEKSTRA E RUTTE

    Certo l' accordo di ieri sera nell' Eurogruppo dice solo che questo fondo dovrà essere per dimensioni «commisurato ai costi straordinari della crisi attuale» da raccogliere fra gli investitori attraverso un' emissione di debito congiunto europeo (che magari la Banca centrale europea potrà riacquistare sul mercato). Quelle risorse vanno però reperite già da quest' estate, perché altrimenti rischiano di arrivare nell' economia quando milioni di imprese dell' area euro saranno già fallite.

     

    Si tratta dunque di trovare almeno una soluzione-ponte prima del 2021 attraverso due canali suggeriti ieri dal Consiglio degli esperti economici franco-tedeschi: tramite emissioni della Banca europea degli investimenti oppure del fondo salvataggi Mes.

    Quelle due istituzioni operano già sui mercati in modo congiunto, ma suddividendo la responsabilità ultima del loro debito pro quota sui singoli Stati.

     

     

    2 - L'ITALIA PARTE DA UNA BASE DI 80-90 MILIARDI

    giuseppe conte roberto gualtieri mes giuseppe conte roberto gualtieri mes

    Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

     

    «In questa situazione bisogna puntare al massimo, sapendo però che, comunque vada, fa comodo tutto». Così spiegava ieri sera una fonte governativa vicina ai dossier oggetto della dura trattativa nella riunione dell' Eurogruppo, rigorosamente in videoconferenza. La base di partenza sono i circa 500 miliardi di euro attivabili con i tre strumenti europei sui quali c' è intesa di massima, cioè i prestiti del Mes (Fondo salva Stati), quelli del Sure (programma anti disoccupazione) e la liquidità aggiuntiva che può venire dalle garanzie della Bei, la Banca europea degli investimenti.

     

    hoyer giuseppe conte dario scannapieco hoyer giuseppe conte dario scannapieco

    Ma è una base di partenza, appunto, del tutto insufficiente alle necessità dell' Italia, perché vale al massimo 80-90 miliardi per il nostro Paese: circa 36 dal Mes, 20 dal Sure (ma togliendo le garanzie a carico dell' Italia si scenderebbe a 15) e 32 dalla Bei. Oltretutto sarebbe una soluzione politicamente indigeribile per il governo, in particolare sul fronte Mes, anche se le condizioni per ottenere i prestiti fossero molto leggere (niente troika), dopo che per settimane il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha bocciato il Fondo salva Stati proponendo invece l' emissione di european recovery bond.

     

    Ma gli equilibri in Europa non sono favorevoli alle posizioni italiane. Il governo è i primo a saperlo. Per questo il ministro dell' Economia ha iniziato a preparare il terreno per quello che, agli occhi dell' esecutivo, sarebbe un onorevole compromesso. E così, in un' intervista pubblicata ieri dal Sole 24 ore , ha spiegato che un Mes «senza condizionalità economiche estranee al contrasto al coronavirus» potrebbe essere accettato «nel quadro di un pacchetto ambizioso» e che includesse gli eurobond.

     

    Klaus Regling Klaus Regling

    L' obiettivo, insomma, è quello di aggiungere alle proposte in campo l' emissione di titoli europei ad hoc e portare la potenza di fuoco complessiva dai 500 miliardi di cui si discute a 1.000-1.500. Le decisioni finali spetteranno però al prossimo consiglio europeo. E questo non aiuta, perché ci vorrebbero interventi non solo molto consistenti. Ma rapidi.

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