NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Claudia Colasanti per il “Fatto Quotidiano”
Viviamo in una parabola al contrario. Entri nel bel Palazzo della Giudecca nella Casa dei Tre Oci a Venezia, consapevole di rivedere fotografie scattate negli Anni Settanta e Ottanta, che ricordi patinate, lussuose, elaborate per la moda edonista di quei decenni - appena dietro l' angolo ma distanti anche solo per questioni economiche - e ti ritrovi avvolto da un' oscenità illimitata, brillante, vivida: a tratti becera, a volte sopraffina.
Il paradosso è quello che conosciamo tutti: se metti quelle foto sul web vieni segnalato.
Negli Anni Settanta circolavano su Vogue e ora, con tutti i siti porno esistenti, non puoi pubblicare. Forse perché sono opere d' arte di un grande fotografo e l' alto e il basso sono soggetti a leggi diverse?
Si tratta infatti di un colosso nel genere nudità e dell' erotismo internazionale: Helmut Newton (1920-2004), fotografo così celebre che pareva di lui si conoscesse già tutto.
Invece - sarà per la serietà della mostra, per la grande quantità di materiale esposto, su tre piani, per tre grandi serie - ti trovi avvolto in un percorso che parte da un intimo psicologico ancora poco conosciuto, come quelle sofisticate o triviali camere d' hotel dove sono (sempre) le donne - rigorosamente nude - a uccidere, per soffocamento, uomini apparentemente indifesi, mentre la tv a colori indica l' ora del delitto, o una tenda verde copre l' evento delittuoso e le probabili urla della vittima.
Ciò che esula dalle serie già molto conosciute (White Woman, Sleepers Night e Big Nudes) che fa comunque piacere ritrovare, è quel privato, quelle "prove quasi segrete e personali" poco viste, considerando il fattore più importante: quando Newton era all' apice della sua carriera non esisteva il digitale, né Internet: tutte le sue equilibrate "messe in scena" venivano pensate e realizzate a priori, senza un' ombra o una sbavatura, un solo trucco o ritocco.
La mostra, con oltre 200 immagini, è a cura di Denis Curti e Matthias Harder (Capo della Fondazione di Berlino e quindi garante della qualità - solo tre copie per ciascuna foto nel mondo - del materiale esposto).
La superiorità e l' ironia (anche un' ambigua posizione sulla situazione sociale: indifferente o derisa?) che Newton ripone nella donna sono indiscutibili (e a quei tempi imprevedibili): una lei, anche non giovane, ma sempre perfetta, può permettersi di tutto.
Cavalcare selle su letti, fumare nuda su terrazze, uccidere maschi inconcludenti, baciare altre donne, camminare nuda con solo la pelliccia per strada, bere un drink all' ultimo piano di un lussuoso hotel osservando il mondo dall' altro, piacere pur munita di collare ortopedico e gamba ingessata: il mondo (un mondo che appare senza troppi drammi etici, se non la bellezza e il divertimento) è dominato solo ed esclusivamente dalle donne, per la maggior parte belle e spietate.
Poi, come un lampo, arriva una scossa diversa: la parte lapidaria e pessimista, da obitorio. Un Warhol dormiente accanto a una statua funebre, un monumento di marmo alla Madonna uguale alla modella, un bovino spezzato in due accanto fanciulle inerti inquadrate dall' alto, come pronte per essere infilate in cassette mortuarie:
dal lusso, passando per il gioco, il travestimento, l' indifferenza fino alla morte. Dalla bellezza alla fine incongrua e gratuita: la stessa passeggiata nell' onirico terrificante che fa fare Kubrick al protagonista di Eyes Wide Shut, nella sua lunga notte folle, tra orge, trappole erotiche e solitudine.
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