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    LILIANA SEGRE SI VACCINA E VIENE TRAVOLTA DAGLI INSULTI SU FACEBOOK: TRA ANTISEMITISMO, MINACCE DI MORTE E OFFESE IRRIPETIBILI, IL COMMENTO PIÙ SOFT È “ECCO LO SPOGLIARELLO BUONISTA DELLA SENATRICE BUONISTA”  – ELENA LOEWENTHAL: “È UN ODIO ASSURDO, CHE NON HA ALTRO SCOPO SE NON QUELLO DI VENIRE SPUTATO FUORI SENZA ALCUNA RAGIONE. NON C’È ANTIDOTO CHE VALGA, NON C’È EDUCAZIONE CHE RIESCA A TENERLO A FRENO. NON RIUSCIAMO PIÙ NEANCHE A INDIGNARCI, MEN CHE MENO A STUPIRCI…


     
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    1 – LILIANA SEGRE SI VACCINA E SUI SOCIAL RICEVE MINACCE E INSULTI

    Da www.tgcom24.mediaset.it

     

    liliana segre si vaccina a milano liliana segre si vaccina a milano

    Insulti, minacce e parole irripetibili sono apparsi sui social contro Liliana Segre che al Fatebenefratelli di Milano si è sottoposta alla vaccinazione anti Covid per dare il buon esempio. Gli haters si sono scatenati ma alla fine hanno solo raccolto uno sdegno unanime da parte di politica e società civile. "Odio intollerabile e fanatismo da condannare", ha detto tra le prime il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini.

     

    commenti sul vaccino a liliana segre commenti sul vaccino a liliana segre

    Proprio la somministrazione del vaccino - nel primo giorno della campagna lombarda per gli over 80 - ha scatenato l'odio online contro l'ultranovantenne milanese, sopravvissuta ad Auschwitz. A scorrere i commenti sotto il post dove il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana - che l'aveva accolta in ospedale insieme all'assessore al welfare Letizia Moratti - ringrazia la senatrice per la sua testimonianza, sembra di entrare in un girone dantesco dedicato alla banalità del male. Da chi si lamenta perché "lei sì e mia nonna no", a chi le augura le peggiori reazioni avverse, sui social è stato un continuo di commenti antisemiti.

     

    "Andiamo con fiducia a questo incontro perché sarà veramente l'unico modo che ognuno di noi ha di combattere questo grande nemico" ha detto Liliana Segre nel video pubblicato sulla pagina Facebook di Fontana. "Mi sembra che questa volta, contro un nemico invisibile, abbiamo così poche armi che l'essere vaccinati vorrà dire essere più facilmente invitati dai nostri figli, dai nostri nipoti, dai nostri amici che hanno paura di incontrarci per non passarci questo temibile virus. Mi sembra una grande opportunità a cui tutti dobbiamo rispondere, grati che si possa fare" ha aggiunto la sopravvissuta ad Auschwitz.

     

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    Lo sdegno di politica e società civile - Ma per i suoi haters la vaccinazione diventa un pretesto per una valanga di insulti e minacce, con qualcuno che le augura persino la morte. E' dal novembre 2019, dopo una serie di minacce ricevute via web, che Liliana Segre vive infatti sotto scorta. Ma non per questo rinuncia a portare, nonostante l'età avanzata, la sua testimonianza di impegno: "Una vita che è un esempio per tutti. Anche nei gesti più semplici. Grazie a Liliana Segre" l'ha omaggiata pubblicamente il ministro della Salute, Roberto Speranza.

     

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    Anche il Pd milanese e molti altri le hanno espresso la loro solidarietà, così come tanti sui social, dove non è solo l'odio a dominare. "L'ignoranza e il fanatismo vanno condannati con determinazione, i violenti denunciati e isolati", ha scritto su twitter Mariastella Gelmini, ministro per gli affari regionali, esprimendo "sincera solidarietà e vicinanza" alla senatrice. "Solidarietà ad una donna splendida che in un momento cosi' delicato per il proprio Paese, riesce a essere un esempio positivo. Grazie Liliana Segre, siamo tutti con lei", ha aggiunto il leader del Pd Nicola Zingaretti.

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    2 – GLI INSULTI A SEGRE: IL VIRUS DELL’ODIO È PIÙ PANDEMICO DEL COVID

    Elena Loewenthal per www.lastampa.it

     

    Non val neanche più la pena dell’indignazione, meno che meno dello stupore. O meglio, varrebbe la pena eccome, ma come si fa? Resta solo lo spazio per un disgusto rassegnato, sempre più inerme.

     

    La senatrice Liliana Segre, novant’anni compiuti lo scorso settembre, espulsa da scuola nel 1938, deportata ad Auschwitz nel 1944, riceve la prima dose di vaccino anti-Covid e la sua foto mentre porge la spalla viene, come esprimerlo, violata, sbeffeggiata, deturpata da una valanga di insulti e nefandezze colmi di un odio ottuso composto da una obbrobriosa macedonia di nazismo, antiscientismo e brutalità allo stato puro. «Non sono riusciti neanche i tedeschi ad ammazzarla», «speriamo che il vaccino faccia il suo dovere», «vai a lavorare, ladra!» (??) e via di seguito.

     

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    Purtroppo non possiamo neanche più permetterci lo sconcerto, lo sgomento, la rabbia. Questa è solo l’ennesima ma sicuramente non ultima manifestazione di un male tanto cronico quanto terribile che ci chiama in causa tutti e per il quale, a quanto pare, non c’è cura che tenga. Questo odio gratuito e insopportabilmente velenoso, infatti, a quanto pare è endemico, anzi pandemico più di qualsiasi virus, nel nostro Paese.

     

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    Chi scrive oscenità del genere di fronte alla fotografia di un’anziana signora nonché senatrice nonché reduce dai campi di sterminio è quell’uomo o quella donna qualunque che magari stava in fila al supermercato giusto dietro di noi, è il gentile vicino di scrivania, il genitore dell’amichetta di nostra figlia. Questi episodi carichi di una stupidità abissale condita di arroganza, violenza e cattiveria pura sono ormai troppo all’ordine del giorno per pensare che riguardino un margine lontano e isolato del nostro mondo.

     

    Questa gente sta e vive insieme a noi, ci tocca da vicino. E sputa il suo insopportabile veleno senza mai perdere una sola occasione. È un odio assurdo, che non ha altro scopo se non quello di venire sputato fuori senza alcuna ragione. È un veleno che ci intossica e che purtroppo sembra non ci sia più modo di smaltire. Non c’è antidoto che valga, non c’è educazione che riesca a tenerlo a freno, come dimostrano la sua immancabile puntualità, la totale mancanza di ritegno che lo fa venir fuori.

    liliana segre si vaccina a milano liliana segre si vaccina a milano

     

    Per questo non riusciamo più neanche a indignarci, men che meno a stupirci. Ormai ce lo aspettiamo in ogni angolo del presente, tanto nel mondo virtuale delle parole in rete quanto, neanche troppo di rado, in quello reale delle parole gridate e degli atti di violenza. Difficile provare, ormai, a immaginare delle armi capaci di lottare con questo tossico amalgama di ottusità, cattiveria e ignoranza.

     

    Ogni volta viene la rabbia, viene un dolore che stringe il cuore e i polmoni, avvita lo stomaco. Ma ogni volta che cose di questo genere succedono, e succedono ormai all’ordine del giorno, viene anche e sempre di più una rassegnazione non meno dolorosa. No, non ce la possiamo fare. Non ne usciremo più, da questa bassezza sempre più inutile, tossica, disumana.

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