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    "CERCHIAMO DI SFONDARE IL MURO DEL POLITICALLY CORRECT LEGATO ALL’IPOCRISIA" – PARLA L’ATTORE “BIANCO INDECISO”, SALVATORE MARINO, CHE CONDUCE L’ESILARANTE DAGO-TG TRA GIOCHI DI PAROLE ALLA GIGI PROIETTI (SUO MENTORE) E SUPERCAZZOLE ALLA TOGNAZZI: “È STATO ARBORE A PARLARE A ROBERTO D'AGOSTINO DEL PROGETTO. LA PRIMA COSA CHE MI HA DETTO DAGO È DI ANDARE GIÙ DURO, SENZA AVERE PAURA DI NULLA. IL DAGO TG NON L'HO PROPOSTO IN TV PERCHE'..." – VIDEO


     
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    IL DAGO TG DI SALVATORE MARINO

    IL DAGO TG DI SALVATORE MARINO - PUNTATA DUE

    IL DAGO TG DI SALVATORE MARINO - TERZA PUNTATA

    IL DAGO TG DI SALVATORE MARINO - QUARTA PUNTATA

    Estratto dell’articolo di Daniele Priori per Libero Quotidiano

     

    salvatore marino foto di bacco salvatore marino foto di bacco

    Nome italiano, aspetto «orrendamente negro» o meglio «sbiadito, una sorta di nero pentito. Per essere più precisi: bianco indeciso». Gioca con le parole da sempre e si diverte un mondo da qualche giorno anche su Dagospia, l’attore Salvatore Marino, autore con Mario Scaletta dell’esilarante Dago-Tg, geniale e divertente striscia settimanale di satira e comicità surreale ospitata sul sito d’informazione più corsaro del web.

     

    Papà italiano, mamma eritrea e una voglia di stupire sul palcoscenico con idee nuove e libere da quel 1960, anno in cui venne al mondo ad Asmara. Marino, allievo di Gigi Proietti, scrive testi taglienti, talora più prossimi alla supercazzola del grande Ugo Tognazzi di Amici miei. Salvatore, ma come le è venuto in mente questo Dago-Tg? «Intanto sono contento, forse quasi sorpreso del fatto che stia piacendo così tanto. Mi diverto. È una striscia settimanale che in caso di eventi straordinari può subentrare da un momento all’altro, un po’ come se facessi un videoeditoriale».

    salvatore marino salvatore marino

     

    In effetti si chiama Il punto di Salvatore Marino...

    «Sì ma è un Dago-Tg a tutti gli effetti e le devo dire che dietro c’è la mano di Renzo Arbore, il taumaturgo. Perché questo tipo di linguaggio lo utilizzavo in un suo programma del 1989 e poi nonostante siano passati 34 anni fa, risulta ancora molto fresco. Anche i giovani lo trovano nuovo e Renzo mi ha consigliato di proporlo in un contesto più giornalistico».

     

    Quindi tra lei e Dago c’è addirittura Renzo Arbore...

    gigi proietti gigi proietti

    «Sì, è stato lui a parlargli del progetto che a Roberto è piaciuto subito e siamo partiti. La prima cosa che mi ha detto D’Agostino è di andare giù duro con un taglio in profondità, senza avere paura di nulla. Dagospia stesso, d’altra parte, è un giornale di satira che gioca con le parole e i doppi sensi. C’è questo gusto nel parafrasare, gioco di parole, richiamare i titoli dei film. Ci troviamo molto in sintonia».

     

    Si può dire che lei gioca la battaglia col politically correct sulla sua pelle?

    «Oggi chi fa satira ha un po’ le ali tarpate. Il corridoio è molto stretto e molte cose non si possono più dire. Veicolare concetto con una risata. Uno cerca di sfondare il muro del linguaggio politically correct. Io lo faccio anche come provocazione. C’è uno spettacolo che si intitola Non sono abbronzato. Qui lo dico e qui lo negro.

     

    Lo faccio con leggerezza perché mia mamma è eritrea, nera. Ci gioco anche per esorcizzarle e affrontare il problema. Il politically correct è legato all’ipocrisia. Si tende a usare degli eufemismi per nascondere dei pregiudizi. La vera cosa grave è questa».

     

    (...)

    Cosa pensa del nuovo corso Rai, dove pure lei ha lavorato a lungo...

    dago arbore dago arbore

    «La Rai è da sempre un ricettacolo di clientele politiche. È la vetrina per chi sta al governo. La lottizzazione c’è sempre stata, non è mai finita. Se prima era lottizzata dalla sinistra, ora c’è la destra ed è giusto che pure loro lottizzino la Rai! (Sorride) Semmai non bisogna mai dare l’idea che ci siano solo determinati conduttori e non ce ne siano altri.

     

    L’Italia è piena di talenti. Fazio, per dire, è un grande professionista ma trovo più strano che lui sia rimasto 40 anni di seguito in Rai. La tv pubblica che funziona e drena soldi pubblici dovrebbe dare possibilità a più artisti di lavorare, facendo turn over come nelle squadre di calcio».

     

    Quindi la rivedremo in tv?

    «Io sono un attore. Mi diverte stare sul palco. Con Milena Vukotic abbiamo appena concluso 104 repliche di A spasso con Daisy. A ottobre comincio le riprese di uno sceneggiato per RaiUno. Il Dago-Tg non l’ho proposto in tv perché la televisione non sa accogliere questo tipo di prodotti. Più interessante stare in rete che, paradossalmente, se lavori bene, ti dà più visibilità».

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