Giuseppe Sarcina per "Il Corriere della Sera"
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Stavolta la stretta di mano c' è stata. Anzi sono state almeno due se contiamo solo quelle nella conferenza stampa congiunta. Ma l' incontro tra Donald Trump e Angela Merkel non è stato neanche lontanamente paragonabile al duetto di pochi giorni fa tra il presidente americano ed Emmanuel Macron.
Certo, va registrato qualche progresso rispetto al primo, glaciale impatto tra i due leader, il 17 marzo 2017.
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Ieri Trump ha ammorbidito i toni, ma è stata la Cancelliera a produrre lo sforzo più significativo. Sulla difesa, per esempio, Merkel ha rivendicato un aumento delle spese militari e l' intenzione di dare alla Germania un ruolo maggiore negli equilibri geopolitici: dalla Corea del Nord al Medio Oriente.
Oppure sul commercio, riconoscendo che, come sostiene Trump, il Wto, (World trade organization) «non sempre è stato in grado di garantire la correttezza degli accordi multilaterali».
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E poi l' Iran, naturalmente.
«Un accordo tutt' altro che perfetto», ha dichiarato l' ospite, riprendendo l' apertura di Macron. Merkel ha accennato «alle azioni di instabilità» messe in atto da Teheran, «dal Libano alla Siria».
Ma a differenza del presidente francese non è andata oltre.
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Troppo poco per Trump che aveva appena finito di dire: «Teheran è dietro tutti i problemi che ci sono nel Medio Oriente».
E quando un reporter tedesco gli ha chiesto se gli Usa fossero pronti «a intervenire militarmente», «The Donald» ha risposto: «Non parlo mai di piani militari. Posso dire però che l' Iran no arriverà mai a possedere la bomba atomica. È una certezza che può mettere in banca».
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Alla fine di questa visita lampo, le posizioni tra Washington e Berlino restano praticamente immutate.
Non più solo le voci della capitale, ma anche il neo segretario di Stato, Mike Pompeo, nella sua prima uscita al quartier generale della Nato a Bruxelles, ha fatto capire che il 12 maggio Trump si ritirerà dall' intesa con l' Iran, firmata nel 2015 insieme con Russia, Cina, Francia, Germania e Regno Unito.
Anche sul dossier commerciale il confronto tra i due Paesi sembra bloccato. Trump ha ripetuto più volte che per gli Usa è «inaccettabile un deficit di 150 miliardi di dollari con l' Unione Europea».
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L' amministrazione statunitense ha fissato la scadenza del 1° maggio per decidere se applicare anche alla Ue i dazi sull' import di acciaio (25%) e alluminio (10%) per ora sospesi. Il negoziato andrà avanti fino all' ultimo.
Gli americani chiedono, tra l' altro, che gli europei cancellino le «barriere ambientali», i requisiti dei motori, richiesti alle auto prodotte negli Usa.
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Il presidente ha poi commentato lo storico summit coreano: «Stanno lavorando per la completa denuclearizzazione della Penisola. Ma per raggiungere questo obiettivo dobbiamo mantenere la massima pressione».
Ha confermato «l' imminente» faccia a faccia con Kim Jong-un , attribuendosi una parte di merito per il processo di distensione.
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