Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
de laurentiis koulibaly
Dice una cosa sacrosanta e lo accusano di mancanza di rispetto nei confronti dei calciatori africani. E Koulibaly, che ai tempi del caso Black Friday-Corriere era ancora ingenuamente convinto si trattasse della celebrazione di qualcosa legata alla schiavitù, ci mette il carico da undici.
Aurelio De Laurentis non ha offeso gli africani, semmai li ha difesi: ma è sempre troppa e presente la tentazione di tuffarsi nella demagogia: il presidente del Napoli è stato chiaro quando ha dichiarato che non avrebbe più preso africani dal momento che a gennaio si perdono per oltre un mese (tralascio l'aspetto salariale), oltretutto col rischio di infortuni e altro. E per altro intendo le condizioni in cui molti rientrano: ricordo Gervinho ai tempi della Roma, per non dire dell’ultimo Barrow.
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De Laurentiis ne ha fatto solo una questione di date, non di etnia.
Per anni le società hanno chiesto alla Fifa di armonizzare i calendari delle nazionali con quelle dei principali campionati, fornitori unici degli attori. Non a caso la coppa d’Africa era stata spostata alla fine dei tornei europei - metà giugno, inizio luglio, come la coppa America - per permettere ai club di non perderli durante la stagione. In seguito, per questioni puramente economiche e elettorali, la Fifa ha messo in crisi l’intero impianto: suggerendo un cambio epocale nella gestione del marketing della confederazione africana (CAF), ha portato un accordo con un operatore cinese, il quale ha imposto che l’evento si disputasse nel periodo più “appetibile” per il mercato del Paese asiatico. Gennaio, appunto.
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