Maria Giovanna Maglie per Dagospia
mueller trump
Donald Trump gioca a golf in New Jersey. Aspetta i risultati delle primarie repubblicane in Missouri, Michigan, Kansas e Washington, e di una elezione speciale in Ohio. Le prime devono verificare la presa dei suoi candidati sul partito repubblicano, la seconda invece, in un distretto di media borghesia nel quale hanno sempre vinto i repubblicani, viene considerata un test attendibile delle elezioni di midterm il prossimo novembre. Il risultato di quelle elezioni, se favorevole ai repubblicani, probabilmente segnerà anche la fine dell'inchiesta Russiagate
Trump ha percorso gli Stati in lungo in largo, ha tenuto rally con bagni di folla, conta sulla condizione stellare dell'economia e sulla sua percentuale di popolarità, che ha superato il 50%. Dall'altra parte incombe il Russiagate, che non trova prove dirette su di lui ma non si ferma, e lo stillicidio quotidiano di rivelazioni della stampa, che poi si sgonfiano, ma intanto spargono il veleno d'ordinanza.
A Los Angeles il consiglio comunale ha deciso di togliergli la stella sulla Walk of Fame, che gli avevano dato nel 2007 per I risultati eccezionali del programma TV The Apprentice, ed è sicuramente una porcata, ma tanto vale, visto che gliela prendevano a martellate una volta a settimana.
ROBERT MUELLER JAMES COMEY
In Virginia si sta celebrando un processo molto strombazzato a Paul Manafort, faccendiere truffaldino che però ha lavorato soltanto due mesi con Trump nella primavera del 2016, e che prima ha lavorato con molti politici. Il cerchio sui suoi imbrogli di lobbista al servizio di governi stranieri, in questo caso l'ucraino Yanukovich deposto nel 2014, si stringe facilmente, ed è una storia di attività non dichiarate, tasse non pagate, conti esteri e pressioni indebite, ma che cosa c'entri Donald Trump proprio non si riesce a capire, più facile mettere in mezzo politici di nome europei, come Romano Prodi, o giornalisti che in Italia vivono, come Alan Friedman, tutti e due in collaborazione con Yanukovich, e Friedman in società con Manafort
Tanto non si vede il legame con Donald Trump e col Russia gate, che, cosa che non vi racconteranno mai, il vero spettacolo del processo è un giudice che sbuffa, si incazza, bastona il procuratore distrettuale, gli intima di non fare propaganda, di non limitarsi ad accuse moralistiche, lo interrompe, battibecca con lui, e ha l'aria di chiedersi “che cosa stiamo a fare qua”.
Andiamo per ordine.
trump manafort
Il socio di Manafort, Rick Gates, ha appena ammesso di aver commesso reati fiscali per lui,e che parte del denaro finito nei conti bancari esteri non dichiarati di Manafort veniva dagli oligarchi del circolo di Viktor Yanukovych, l’ex presidente ucraino, appoggiato dalla Russia, per conto del quale loro lavoravano senza dichiararlo mai negli Stati Uniti e violando quindi la legge sul conflitto di interessi. Da persone vicine al Cremlino avrebbero ricevuto oltre diciannove milioni di dollari.
Gates va a ruota libera perché ha raggiunto un accordo con Mueller: confessione per riduzione di pena.
Gates ha anche ammesso di aver mentito all’Fbi nelle sue prime deposizioni su richiesta di Manafort.
Questa era la parte dell'accusa. Ora Gates dovrà affrontare il controinterrogatorio della difesa di Manafort, che sostiene che Gates avrebbe agito a insaputa del suo capo,che gli avrebbe rubato milioni di dollari e ora, sotto la pressione e in conseguenza dell'accordo con il procuratore speciale Mueller, avrebbe elaborato accuse completamente false. Manafort si è sempre dichiarato non colpevole e la sua strategia di difesa non dovrebbe cambiare.
Paul Manafort
Il punto sta proprio qui. L’accusa, diretta emanazione di Robert Mueller, sostiene che Manafort non ha dichiarato buona parte dei sessanta milioni ricevuti dagli oligarchi ucraini e che i conti bancari non notificati al governo americano sono trenta . Di qui una vita di lusso da miliardario che l’accusa in apertura dei processo ha illustrato a lungo, parlando di macchine fuoriserie e di una giacca di struzzo da $15000.
Di qui lo scontro con il giudice, il quale ha detto che a lui del tenore di vita della gente non importa assolutamente nulla, che questo in sé non costituisce reato. Da allora gli scazzi col procuratore sono continui, perché è evidente che il giudice Ellis intende stare al processo e non usare il processo per un'altra incriminazione.
Mi spiego meglio. È evidente che il processo a Gates e Manafort non è legato direttamente all’inchiesta che Robert Mueller sta conducendo sui presunti legami tra la campagna di Trump e la Russia. Oltretutto, come ha twittato Trump,
“Paul Manafort worked for Ronald Reagan, Bob Dole and many other highly prominent and respected political leaders. He worked for me for a very short time. Why didn’t government tell me that he was under investigation. These old charges have nothing to do with Collusion - a Hoax”.
alan Friedman
“ Paul Manafort ha lavorato per Ronald Reagan, per Bob Dole, e molti altri leader politici importanti e rispettati. Per me ha lavorato per un periodo di tempo brevissimo . Perché il governo non mi ha detto che era sotto indagine? Queste vecchie accuse non hanno niente a che vedere con la collusione, è un imbroglio”.
Quel che il procuratore speciale vorrebbe dimostrare e’ che Manafort è stato legato non solo a Yanukovych, ma anche ad alcuni oligarchi russi,come Oleg Deripaska, ricco e molto vicino al Cremlino, che avrebbero continuato a foraggiarlo fino ai tempi della campagna elettorale.
Tirato per i capelli? Certo che sì, ma la speranza è che Manafort, proprio come Gates, decida di collaborare, e racconti quel che si vuole che racconti in cambio di una forte riduzione di pena. Un'operazione ambigua che il giudice Ellis fa sapere di non essere disposto ad appoggiare.
Viktor Yanukovich Putin
Che c'entrano Romano Prodi, ex premier e leader della sinistra italiana, e Alan Friedman, giornalista economico americano trapiantato in italia, grande critico di Donald Trump, a proposito della cui presidenza ha scritto un libro dissacrante che si chiama “Questa non è l'America”?
Friedman ha fondato una lobby di nome ’“Hapsburg Group” nel 2011 insieme a Manafort, per agevolare gli affari e risollevare la fama, siamo sempre là, del presidente ucraino ed amico di Vladimir Putin, Viktor Yanukovych. Anche lui, stando al New York Times, avrebbe commesso un reato per gli Stati Uniti, perché al pari di Manafort non si sarebbe registrato come lobbista.
Del gruppo Hapsburg facevano parte alcuni politici europei,ed anche l’ex premier italiano, Romano Prodi. A febbraio del 2014, infatti sarebbe stato Friedman a scrivere, e Romano Prodi a firmare, un articolo per il New York Times nel quale l'ex premier italiano sosteneva le buone ragioni di Yanukovich, uomo che stava salvando dal disastro l'economia ucraina, e quindi sollecitava perlomeno una riduzione delle sanzioni dell'Unione Europea.
Prodi conferma di aver scritto l'articolo e di essere stato regolarmente retribuito, ma non da Friedman, bensì dall'ex cancelliere austriaco Gusenbauer, e conferma di non avere mai avuto il minimo sospetto che l'operazione fosse finanziata da ucraini e russi, ma di aver pensato a un gruppo europeo di pressione.
ALAN DERSHOWITZ
Tutto lecito, tutto legittimo, per carità, e saranno tutti vittime degli sforzi disperati del procuratore speciale americano Mueller di incriminare in qualche modo Trump, che, come ricorda il grande avvocato penalista Alan Dershowitz, Mueller e tutti i suoi collaboratori, insieme a mezzo Fbi, odiano e vogliono abbattere a ogni costo.
Restano le caratteristiche umane, che pure contano, e un articolo prezioso di Atlantico Quotidiano mi ha ricordato che nel web circola un video di Alan Friedman del luglio del 2017, nel quale parla dell’incontro tra Donald Trump Jr., Paul Manafort ed un avvocato russo, e dichiara: “Quando accetti l’aiuto da un governo straniero ed ostile agli Stati Uniti in una campagna politica, è un crimine.” Ipocrita? Neanche un po', che vi viene in mente.