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    CRAXI, LA SIRINGA IN VENA PER I RADICALI E QUELLA VOLTA CON GLI “ANTENATI” DELLA MELONI – UNA MOSTRA CELEBRA VITA, SABOTAGGI E BLITZ DI MARIO APPIGNANI, AL SECOLO CAVALLO PAZZO – LA CHICCA: QUANDO PARTECIPÒ A UNA MANIFESTAZIONE DEGLI ANTENATI, IL COORDINAMENTO STUDENTESCO FONDATO DA UNA GIOVANISSIMA GIORGIA MELONI – LE CURE PAGATE DA CRAXI, IL RISCHIO LINCIAGGIO AL FESTIVAL DEI POETI DI CASTELPORZIANO E LE INVASIONI (ANCHE SENZA UNA SCARPA) NEGLI STADI


     
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    leonardo crudi x mostra appignani leonardo crudi x mostra appignani

    Francesco Persili per Dagospia

     

    “Il segretario del Partito radicale deve essere uno che ride dalla mattina alla sera, un Claudio Martelli, una persona simpatica…”. Nella mostra al WeGil di Roma che ricorda le scorribande di Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani, non poteva mancare il video che ricorda il suo intervento “beat” al congresso del partito radicale nel 1978 quando con “ironia sbudellata” propose il socialista Martelli alla guida del partito di Pannella.

     

    Gli scatti inediti del fotografo e giornalista Andrea Falcon, che lo conobbe nel ’94 a Borgo Sabotino, vicino Latina, nella comunità Saman di Cardella e Rostagno di cui Appignani era ospite, restituiscono vita, sabotaggi e blitz di un pezzo unico dell’underground romano.

     

    mario appignani cavallo pazzo mario appignani cavallo pazzo

    Non è stato solo il capostipite dei disturbatori tv con le sue incursioni a Venezia o a Sanremo o l’invasore svalvolato degli stadi, l’autoproclamatosi leader degli Indiani metropolitani e della “confusione giovanile” è una creatura difforme, un guastatore abitato da un senso di rivolta, un orfano alla ricerca di una integrazione, un “impresentabile” che ha fatto della sua vita una performance permanente.

     

    La sua storia non convenzionale si intreccia con quella “città-spettacolo” che è Roma. Il suo palco nei primi anni Settanta è Campo de’ Fiori con il suo coté di tossici, pseudointellettuali, ladruncoli, cialtroni, coatti e… Jane Fonda che, megafono in mano, guida un corteo femminista.

     

    solita cena quadro mario appignani solita cena quadro mario appignani

    A un dibattito sui movimenti giovanili Appignani incrocia un giovanissimo Massimo D’Alema, giovane virgulto del Pci, e si mette a battibeccare con Gandalf il Viola, in tribunale per protestare contro l’arresto di alcuni leader radicali si spara una siringa in vena e al Festival dei poeti di Castelporziano rischia di essere linciato dal pubblico perché si è fregato i soldi di una colletta. “Uno come lui a Londra lo avrebbero fatto imperatore del punk”, spiega il curatore della mostra Valerio M. Trapasso. Un outsider, o meglio un “impresentabile senza eredi", certifica il giornalista Stefano Ciavatta.

     

    mario appignani cavallo pazzo hotel raphael mario appignani cavallo pazzo hotel raphael

    “Io vengo dal nulla, sono una vita zero”. Diceva di essere figlio di Guttuso, era amico di Pasolini (e “fonte” di Oriana Fallaci nella inchiesta sulla morte del poeta) e dipingeva quadri come “La solita cena” (ché “per i poveri cristi l’ultima cena è tutti i giorni”). Tra i maggiori collezionisti delle sue opere ci sono anche Andreotti e Craxi. Mario Appignani era al Raphael per l’ultimo pranzo in terra italiana di Bettino che da Hammamet si preoccupò di aiutare, pagandogli le cure, quel suo vecchio amico “irregolare” ormai stremato dall’Aids.

     

    MARIO APPIGNANI CAVALLO PAZZO MOSTRA WEGIL MARIO APPIGNANI CAVALLO PAZZO MOSTRA WEGIL

    Ci sono foto che lo ritraggono in mezzo ai Cobas con Piero Bernocchi e spulciando vecchie cronache si legge che Mario Appignani partecipò anche a una manifestazione degli Antenati, il coordinamento studentesco fondato da una giovanissima Giorgia Meloni. “C’è Cavallo Pazzo, vai Cavallo”, lo incitano una decina di ragazzi che urlano slogan contro “i benpensanti”. E lui: “Fate i bravi, altrimenti la polizia mi becca prima del previsto”.

     

    Un eroe di frontiera, Cavallo Pazzo, che ritroviamo negli anni Novanta sul palco dell’Ariston a beffare Pippo Baudo (“il Festival è truccato, lo vince Fausto Leali”) o con parrucche e baffi finti a progettare con il capotifoso giallorosso “Mortadella” invasioni negli stadi. “Non voglio che la gente mi consideri un buffone, è un teatro umano il mio. Cioè se posso dì delle cose, ve le vojo dì…”

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    Una volta su un treno speciale gli viene rubata una scarpa mentre dorme. Appignani non fa un plissè e continua la sua giornata da tifoso romanista in trasferta fino a compiere l’ennesima invasione. Oplà, ecco che scavalca e, nonostante il corpo devastato dalla malattia, corre senza una scarpa inseguito dalla polizia. Provoc-Azione e fuga, gesto effimero, volo, schianto. L’immagine che racchiude tutto un mondo. Il mondo di Mario Appignani, che ha fatto vivere per sempre la leggenda di Cavallo Pazzo…

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