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1. DI PIETRO: “QUESTA È FICTION MANI PULITE INVECE È STORIA”
Paolo Colonnello per “la Stampa”
Già alla prima inquadratura, si preoccupa: «Oh, ma non è che quello lì con le chiappe all’aria sono io?». Lo «Zanza», anzi, lo «Zanzone» come Antonio Di Pietro veniva chiamato dagli allora giovani cronisti di Mani Pulite a significare la scaltrezza e la furbizia contadina, si accomoda sul divano. Chiede un caffè, ride di gusto: «Ah, no, meno male, non sono io… Eccomi, eccomi! C’è perfino il gilet bordeaux che usavo allora».
1992 la fiction su tangentopoli di sky
Panoramica sulla Milano da bere: i rampanti di Publitalia, l’attricetta che si fa raccomandare, le ragazzine di Boncompagni, i ristoranti e la rucola: «Era così ma non per tutti: c’era chi se la godeva, chi faceva affari, chi faceva carriera…Io indagavo, ricordi?». E come dimenticarselo: 1992, un anno infernale. Prima puntata di un ventennio che sembra non aver mai fine. «Se si confronta un’informativa del ‘93 che feci insieme a Davigo sulla corruzione con quella che hanno fatto su Incalza adesso, ritrovi molti degli stessi nomi».
POCHE ASPIRAZIONI
Un po’ più stanco, più affaticato, l’avvocato Di Pietro 23 anni dopo ammette di non avere più grandi aspirazioni: «Sindaco di Milano? Ma con quale partito? E poi…». E poi? «Prima che finisca la serie in tivù, lo dico subito: se c’è un errore che non rifarei, è quello di mettermi in politica. Mannaggia... Ho 65 anni e devo dire che un po’ li sento».
1992 la fiction su tangentopoli di sky
Di Pietro è ansioso di vedere la fiction. Non mangia, non beve, un asceta. Passa la prima scena di sesso e si sfila gli occhiali: «Prendo atto, però non mi pare necessaria…». Però il sesso è sempre stato un orpello fondamentale del potere. «Vero. Ma, se interessa, vorrei dire che durante la nostra inchiesta non abbiamo mai utilizzato il gossip per scoprire le tangenti».
NIENTE GOSSIP
Certo è strano per un’inchiesta che nacque anche grazie alla causa di separazione tra l’ex presidente della Baggina, Mario Chiesa, e la sua ex moglie, Laura Sala. «Si, ma non ci fu bisogno di intercettazioni. Chiedemmo di poter vedere gli atti della separazione, poi lei ci parlò dei conti in Svizzera, “Levissima” e “Fiuggi”. Quando dissi a Chiesa che l’acqua minerale era finita, lui capì al volo e crollò. Fu l’inizio della fine».
1992 la fiction su tangentopoli di sky
Alla scena dell’arresto di Mario Chiesa, lo «Zanza» chiede di mettere in pausa: «Non è vero che andò in bagno per buttare altri soldi. Quella storia la raccontò dopo una settimana e si riferiva a un’altra mazzetta di un altro imprenditore…». Osserva divertito l’ufficio del suo pool investigativo: «Seee… magari avessimo avuto tutto quello spazio!».
È colpito dal rampante di Publitalia interpretato da Stefano Accorsi, chiamato da Marcello Dell’Utri a fondare Forza Italia: «Bisogna dire che Dell’Utri che racconta la storia della Repubblica delle Banane è convincente. Grazie a Berlusconi stiamo comprando banane ancora adesso. La differenza è che mo’ ci stanno tanti berluschini».
1992 la fiction su tangentopoli di sky
E i «dipietrini»? «Anche quelli sono stati un problema. Mani Pulite iniziò ad affondare per la nascita dei tanti dipietrini d’Italia che senza avere una visione d’insieme del “sistema”, indagavano chiedendoci gli atti per competenza».
IL TABÙ DI CRAXI
Davvero Craxi all’inizio era un tabù? «Ma quando mai. Per noi Craxi all’inizio non era un problema. Cioè, sapevo, avendo visto come si era comportato in precedenza, che si sarebbe potuti arrivare a lui, ma davvero nell’inchiesta il suo nome non esisteva. Il “Cinghialone”, come lo chiamavate voi, era ancora lontano dalle carte…». Alla fine, rimane deluso: «Qui mi sembra che Mani Pulite sia solo uno sfondo, una scusa per raccontare altro». Emozioni? «Nessuna, io ho vissuto una realtà che mi ha riempito abbastanza. Mi basterebbe che qualcuno un giorno scrivesse come hanno cercato di delegittimarmi in tutti i modi… Non c’azzeccava niente. Speriamo nella storia, questa è solo fiction».
2. NON SI PARLA DEL PROCESSO MEDIATICO
Salvatore Lo Giudice per “la Stampa”
È un ottimo prodotto cinematografico con tanto ritmo e una grande regia. Io nel 1992 ero da poco laureato all’Università Cattolica di Milano e con mio padre Enzo assistevo la difesa di Bettino Craxi. Trovo che in questa storia manchi forse la verità storica e processuale di quello che diventerà subito un processo mediatico giudiziario, dove gli imputati erano quotidianamente esposti alla gogna dell’opinione pubblica prima che alle condanne dei tribunali.
Si sperimentò il carcere come strumento di moderna tortura e la giustizia ad orologeria come infallibile metodo di selezione della classe politica. Una storia che continua, si è detto. Non è vero. Prima c’erano anche i partiti e le grandi ideologie, ora resta solo la corruzione. Tutto questo non c’è e non ci poteva essere. Troppo rapido il mondo di oggi per indurlo a pensare che dal processo penale si misura il grado di civiltà di un popolo. E non dall’audience di un processo televisivo».
3. RONDOLINO LIVE-TWEET
Fabrizio Rondolino @frondolino ·
Viva Craxi, viva Dell'Utri, viva Boncompagni. E viva la libertà #1992laserie
Fabrizio Rondolino @frondolino ·
Insulti e sputacchi ai socialisti, e qualche culo nudo. Che tristezza #1992LaSerie
Fabrizio Rondolino @frondolino ·
C'è molto il padrone della tv (concorrente), non vedo i padroni dei giornali #1992laserie
Fabrizio Rondolino @frondolino ·
Aspettando #1992LaSerie voglio ricordare la vittima più nobile di quella stagione infame #iostoconCraxi
Fabrizio Rondolino @frondolino
Nel 1992 un gruppo di impiegati pubblici organizza il golpe.I padroni in cambio dell'impunità scatenano i loro giornali. Non è ancora finita
cena di finanziamento del pd a roma fabrizio rondolino
massimo d'ALEMA rondolino VELARDI
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