sandra milo

IL '68 DI SANDRA MILO TRA LE LETTERE A NENNI E LA GELOSIA DI FELLINI – L’ATTRICE RICORDA DI QUELLA VOLTA CHE ALCUNI RAGAZZI LA SOLLEVARONO IN TRIONFO: “ANNI MERAVIGLIOSI, ANCHE LE DONNE SFILAVANO PER LE STRADE DI ROMA, AVEVANO LE MINIGONNE E MAGLIETTE BIANCHE. SOTTO LASCIAVANO I SENI LIBERI. IL REGGIPETTO ERA UNA GABBIA CHE..."

Antonio Castaldo per il Corriere della Sera - Roma

MILO FELLINI

 

Sandra Milo ricorda il suo '68: quando prese le parti delle madri cancellate da una legge che non considerava la maternità un diritto, come succedeva a lei non sposata. E quando alcuni ragazzi la sollevarono in trionfo: le donne finalmente libere di sfilare per strada e di vestire come volevano

 

Un motociclista con una lettera e un mazzo di fiori. Partì da Montecitorio e arrivò all' ospedale dove Sandra Milo era ricoverata: «Cara signora, in questo momento si sta votando una legge sul diritto familiare. Come ogni legge è un compromesso, ma è pur sempre una legge». Firmato Pietro Nenni.

 

Era la risposta del segretario del partito Socialista a un' altra lettera, inviata dalla stessa a Milo e pubblicata in prima pagina su «L' Avanti» due anni prima, il 5 ottobre del 1966. «Mi ero da poco separata dal produttore Moris Ergas, con il quale avevo convissuto senza essere sposata», ricorda l' attrice, oggi 85enne ma ancora impegnatissima, in questi giorni sul set di Free, film di Fabrizio Maria Cortese.

 

MILO

«La legge dell' epoca non tutelava le madri di figli nati al di fuori del matrimonio. Moris prese la bambina, la mia Debora, e la portò con sé in Grecia. Io ero disperata». Nel 1964 8½ aveva consacrato Federico Fellini nel mondo. Ma il personaggio conturbante di Sandra Milo, l' immagine delle sue forme morbide raccolte in un lenzuolo bianco, aveva bucato la pellicola e contagiato le fantasie degli italiani. L' attrice era insomma all' apice del successo. Allo stesso tempo, non sperava che quella lettera venisse pubblicata.

 

Lo conferma lo stesso Nenni, nel suo diario. Eppure prese le parti di tutte le madri nelle sue condizioni, cancellate da una legge che non considerava la maternità un diritto: «Mi sento una povera cosa piena di vergogna e di dolore - scriveva Milo - meno ancora di quelle madri che abbandonano i figli ai brefotrofi e, quando se ne ricordano e li rivendicano, è dato loro il diritto di riconoscerli. Io niente, perché non esisto». Parole che ebbero un peso, se ne discusse a lungo, e che qualche anno dopo contribuirono a smuovere il Parlamento.

sandra milo marcello mastroianni

 

In un' altra foto scattata in quel cruciale 1968, ma qualche mese prima, il 19 maggio, Sandra Milo viene portata in trionfo da un gruppo di studenti. «Quel giorno si votava - ricorda l' attrice -. Lungo la strada verso la sezione elettorale, in piazza Pitagora, incontrai questo capannello di ragazzi, che manifestavano non so per cosa». I giovanotti avvistano Sandra Milo e l' abbracciano, corrono a comprarle fiori, la issano sulle spalle. Alcuni sventolano un cartello:

 

«Alla Camera chi meglio di Wanda?», di cui è difficile oggi comprendere il senso: «Erano anni meravigliosi, e finalmente anche le donne sfilavano per le strade di Roma, libere si vestirsi come volevano. Avevano tutte le minigonne fiorate e magliette bianche. Sotto non indossavano nulla, lasciavano i seni liberi. Fino ad allora il reggipetto era stata una costrizione, una gabbia che finalmente avevamo rotto».

 

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