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â'John Carter'' di Andrew Stanton.
Marco Giusti per Dagospia
Aiuto! La Disney scuce 250 milioni di dollari per realizzare un kolossal della fantascienza come "John Carter" di Andrew Stanton, il regista premio Oscar di "Nemo" e "WALL-E", al suo primo film non animato, qualcosa che i fan della saga di Edgar Rice Burroughs aspettano da un secolo esatto (la prima delle undici novelle uscì proprio nel 1912) e i fan del fumetto disegnato da Frank Frazetta poco meno, e il film esce in anteprima mondiale oggi, 7 marzo, in Italia senza un lancio stampo, un flanetto sui giornali, schiaffato a Roma nell'Adriano di Massimo Ferrero alias Viperetta come se fosse il film di fantascienza dei fratelli Manetti, "L'arrivo di Wang", prodotto con 200.000 euro?
Mettiamoci pure che nel corso di questi ultimi 80 anni, una serie incredibile di registi ha provato inutilmente a girarlo. Ci provò il grande regista di cartoon Robert Clampett già negli anni '30, che andò addirittura a parlare con Burroughs, per farne il primo lungometraggio di animazione di Hollywood prima di "Biancaneve e i sette nani" e lavorò al progetto con il figlio dello scrittore per la MGM. Lo tenta anche, inutilmente, un maestro della stop motion come Ray Harryhausen.
Negli anni '80 ci provarono i produttori di "Rambo", Mario Kassar e Andrew Vajna per la Disney, pensandolo come giusta risposta a "Star Wars", che molto aveva attinto alle avventure di John Carter e della principessa Deja Thors. Ci ha poi provato Jon Favreau alla Paramount, che utilizzò parte del suo lavoro per il primo "Iron Man". E, ancora, Roberto Rodriguez, che lo pensò da girare assieme al disegnatore Frank Frazetta, più o meno alla "Sin City". Per non parlare di Guillermo Del Toro, John McTiernan, Kerry Conran.
Quando il progetto passa a Andrew Stanton nel 2008, che inizierà a girarlo nel 2010, è già un progetto maledetto, che ha però dato molto materiale a decine di film di fantascienza, compreso "Avatar" di James Cameron, che ne ha ripreso parte della storia e l'idea degli alieni altissimi e selvaggi come pellerossa. Come non bastasse, Stanton, si fa precedere nell'uscita da un "John Carter" per dvd nel 2009 con Antonio Sabato Jr. e Tracy Lords. Alla Disney fanno le cose in grande, chiamano a riscriverlo addirittura Michael Chabon (l'autore di "Kavalier e Clay"), che aveva dato nuova vita allo "Spiderman" di Sam Raimi.
E Stanton, ha dichiarato, sognava di girarlo da quando aveva undici anni. Il film, girato in studio a Londra e in esterni nel deserto dell'Utah e nel Lake Powell, previsto in uscita per giugno 2012 viene anticipato a marzo e, ovunque, se la vedrà col potentissimo "Lorax", nuova versione animata del classico per l'infanzia del Dr Seuss, che solo la settimana scorsa ha incassato in America 70 milioni di dollari.
O c'è qualcosa che non funziona nel film, che uscirà in tutto il mondo venerdì 9 marzo (e in America è anche bollato con un infamante divieto ai minori di 13 anni per la troppa violenza), o ci usano come test, o alla fine, il nostro "Wang" prodotto da Luciano Martino con 200.000 euro vale quanto il "John Carter" della Disney a 250 milioni e rischia sicuramente di meno.
Il problema maggiore del film di Stanton, va detto, che vanta degli alieni marziani, i Tharks, guidati dal capo Tars Tarkus, vero eroe della saga, di grandissimo effetto visivo, per non parlare dei mostri che troviamo nel deserto marziano, è proprio nel rispetto della storia di Burroughs, che ha funzionato, negli anni, di più come riferimento per George Lucas o James Cameron, ma che non è semplice e tanto attuale da riportare sullo schermo.
Al punto che molti dei possibili registi contattati dalla Disney avevano optato per una modernizzazione della storia, fare cioè di John Carter, il cavalleggero sudista reduce da una guerra perduta e più vicino agli Apaches che ai vincitori, un reduce dell'Afghanistan che fraternizza coi selvaggi alieni più o meno come l'eroe di "Avatar". Stanton riporta il suo John Carter all'idea di fantascienza avventurosa di inizio secolo, cioè di fine â800, che ne aveva Burroughs.
Certo, per noi vecchi fan di western, è meraviglioso vedere John Carter a cavallo nel deserto di John Ford alle prese con gli indiani, e poi viaggiare nello spazio-tempo trasformandosi in un misto di Flash Gordon e di Conan il barbara, ma questo forse invecchia l'operazione portandola più vicina a "The Artist" e a "Hugo Cabret", cioè al cinema che rilegge il cinema di un secolo fa, che proprio a qualcosa di moderno per il pubblico ignorante di oggi.
Aggiungiamoci che Stanton, senza il supporto di John Lasseter, e lontano dal cinema d'animazione della Pixar, fa un po' l'effetto di Brad Bird alle prese con "Mission Impossible".
Ci sono sequenze magnifiche di effetti speciali, grande gusto per le immagini, ma è come se il cinema animato e il cinema con umani fossero media diversi dove occorre una struttura diversa. Ovvio, tutte le scene di effetti speciali con gli alieni, grande omaggio di Burrouhgs al popolo Apache, veri abitanti d'America, e tutte le scene di lotta con i mostri, sono pazzesche e il film è comunque molto divertente, ma qualcosa, come nel "Tin Tin" di Spielberg, non funziona perfettamente né nella struttura della storia (troppe trame e sottotrame) né quando si cerca di mischiare l'aspetto vintage dell'operazione con la sua modernizzazione.
Non sono male i due eroi, il bonazzo Taylor Kitsch, che è un barbuto John Carter sulla terra e un supereroe alla Conan su Marte, vola e ha una forza terribile, e Lynn Collins, una sorta di principessa Leila intelligente, bona e svelta di mano. Ma i veri eroi sono gli alieni-indiani comandati da Thars Tarkus (nella versione originale è doppiato da William Dafoe). Ovvio che se andasse bene, la Disney è già pronta a sfornare una trilogia di John Carter, ma anche a Hollywood 250 milioni di dollari non sono i 200.000 euro di Wang.
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