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ALIMENTAZIONE E MEDITAZIONE: “VALE LA PENA VIVERE COME UN AVVENTISTA DEL SETTIMO GIORNO?” - D’ORRICO: “NEL LIBRO DI BERRINO E FONTANA I MODELLI PER UNA CORRETTA EDUCAZIONE ALIMENTARE. MA CON LO SPIRITUALISMO CI ANDREI PIANO COME CON L’OLIO: NON PIÙ DI UN CUCCHIAIO AL GIORNO”
Antonio D’Orrico per La Lettura – Corriere della Sera
Siamo quello che mangiamo, dicono gli autori (due scienziati) di questo libro. Frase non originalissima ma vera. E consigliano consumo in quantità di verdure, legumi e cereali integrali, mentre sconsigliano cibi raffinati, grassi, zucchero, ecc... Nulla di nuovo sotto il sole? Sì, però è anche vero che la lezione resta spesso inascoltata.
Si sa, per esempio, che bisognerebbe fare una prima colazione da re, un pranzo da principe e una cena da povero. Eppure quanti continuano a fare una prima colazione da poveri (un caffè e via) e una cena da re? Un’altra parte del libro è dedicata all’importanza dell’attività fisica. Una terza sezione illustra i benefici della meditazione.
Gli autori non disdegnano di entrare nei particolari (meglio le verdure crude o quelle cotte? è preferibile, facendo aerobica, tenere un ritmo cardiaco costante o lavorare per picchi con intervalli?). Tra i modelli da seguire si indicano i centenari giapponesi di Okinawa e gli avventisti del settimo giorno californiani. Modelli che, a dir la verità, personalmente non mi fanno impazzire. Di mestiere leggo libri quasi sempre inutili.
Tra i pochi utili che ho letto, ci sono quelli del dottor Filippo Ongaro (gli devo un insegnamento fondamentale: l’educazione alimentare è importante almeno quanto l’educazione sentimentale). Molto utile è stata anche la lettura di L’intestino felice di Giulia Enders, un testo coraggioso e, a suo modo, rivoluzionario. Anche La grande via è un libro di estrema utilità e serietà (l’apparato bibliografico ha una sua imponenza), però resto un po’ così per un certo eccesso spiritualistico (con lo spiritualismo ci andrei piano come con l’olio, non più di un cucchiaio al giorno).
A scanso di fanatismi, condirei il tutto con la massima del grande Woody Allen (un tipo magrissimo, tra l’altro): «Ho smesso di fumare. Vivrò una settimana di più e in quella settimana pioverà a dirotto». Domandona finale: vale la pena di vivere come un avventista del settimo giorno?
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