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“ALVARO VITALI È L'EMBLEMA DI UN'EPOCA DEL CINEMA DECADENTE E DISINIBITA” – “LE MONDE” TRACCIA UN RITRATTO IMPIETOSO E INSOPPORTABILMENTE SNOB DELL’ATTORE ITALIANO SCOMPARSO A 75 ANNI, PUR RICONOSCENDO “UNA VITALE INNOCENZA NEI SUOI FILM” E RICORDANDO CHE FU APPREZZATO DA FEDERICO FELLINI – “VITALI ERA DIVENTATO IL SIMBOLO DI UNA REGRESSIONE CHE CARATTERIZZA UNA PARTE DEL CINEMA POPOLARE ITALIANO, QUELLA DELLA FURIA IMMATURA E INARRESTABILE. UN CINEMA DESTINATO AL FALLIMENTO…” – VIDEO

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Articolo di Jean-François Rauger per “Le Monde” - estratti

 

alvaro vitali. 2

Chi frequentava i cinema locali alla fine degli anni Settanta ricorderà forse quelle commedie volgari italiane, orribilmente doppiate in francese, versioni scadenti e degradate della commedia all'italiana ormai morente. Probabilmente ricorderà anche questo personaggio infantile e libidinoso, basso (1,56 metri) e brutto, con il naso borbonico e gli occhi strabici, sistematico bersaglio per gli altri protagonisti dei film in cui appariva.

 

Tuttavia, la sua popolarità in Francia non raggiunse mai i livelli di cui godette oltralpe per almeno un decennio. In Italia, era una sorta di mito popolare e banale. Alvaro Vitali è morto a Roma martedì 24 giugno per broncopolmonite.

 

alvaro vitali. 1

Nacque lì, il 3 febbraio 1950. Studente mediocre, fu cresciuto dalla nonna, a cui i genitori lo avevano affidato, la quale, a quanto pare, non lo sopportava più. Rimase con lei fino all'età di 32 anni. Lavorò come elettricista, ma ciò che desiderava davvero era il cinema. E, miracolosamente, piacque a Federico Fellini, che lo ingaggiò per piccoli ruoli in Satyricon, nel 1969, e poi in I clown, nel 1970. In Roma (1972) di Fellini, durante un numero omaggio al music-hall, si lanciò in un'imitazione di Fred Astaire davanti a un pubblico romano che rideva e gli tirava addosso un gatto morto sul palco. Apparve anche in Amarcord (1974), da scolaretto.

 

articolo di le monde su alvaro vitali

In questo periodo apparve anche in piccoli ruoli in "Cosa?" di Roman Polanski (1973), "Il rapimento italiano" (1974) e "Profumo di donna" (1975) di Dino Risi, così come in "Romanzi e confidenze" (1978) di Mario Monicelli. Poi arrivò la commedia "La poliziotta", diretta da Steno nel 1974 e prodotta da Carlo Ponti, in cui interpretava un poliziotto impacciato. Il produttore Luciano Martino, figura chiave del cinema popolare italiano dell'epoca, individuò il potenziale comico dell'attore. Seguì una serie di commedie popolari, in cui si trovò di fronte a una serie di bellezze tutt'altro che timide e che si spogliavano volentieri.

 

Inizia il regno delle stelline nude, interpretate da Edwige Fenech, Gloria Guida, Nadia Cassini e altre, oggetto delle attenzioni lascive e sbavanti di un erotomane infantile e sistematicamente sfortunato interpretato da Vitali in titoli come La maestra dà lezioni private, di Nando Cicero (1975); Il poliziotto dei polli, di Michele Massimo Tarantini (1976); Il maestro e gli imbecilli, di Mariano Laurenti (1978), ecc.

 

ALVARO VITALI IN SATYRICON DI FEDERICO FELLINI

L'infermiera di notte, di Mariano Laurenti, del 1979, con Gloria Guida, è una specie di capolavoro del genere in cui interpreta l'assistente particolarmente stupido di un dentista interpretato da Lino Banfi, che esprime il suo disprezzo nei suoi confronti sputandogli regolarmente in un occhio.

 

Ne "Il buco delle pazze", dello stesso anno, una sorta di sfacciata variazione de "La gabbia delle folli" di Marino Girolami, interpreta l'assistente di un investigatore privato interpretato da Renzo Montagnani e si traveste da cuoco particolarmente incompetente.

 

ALVARO VITALI IN ROMA DI FEDERICO FELLINI

Vitali diventa il simbolo di una regressione che caratterizza una parte del cinema popolare italiano, quella della furia immatura e inarrestabile. Nel 1981, ne "L'asino del bagno" di Marino Girolami, interpreta Pierino, uno scolaretto stupido e burlone. [...]

 

Ma questo tipo di cinema, che non dubitava di nulla, era destinato al fallimento. La tradizione della comicità si evolve verso forme più sofisticate, il pubblico dei suoi film si rivolge al piccolo schermo e la carriera di Alvaro Vitali si interrompe bruscamente nel 1983. Diventa ospite fisso in televisione e poi viene progressivamente dimenticato dall'industria audiovisiva.

 

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Il fallimento di alcuni tentativi di resurrezione (Pierino torna a scuola di Mariano Laurenti nel 1990) dimostrò che il suo tempo era scaduto. Tornò persino al teatro di strada. La sua vaga somiglianza con Jean Todt, il direttore della scuderia Ferrari di Formula 1, gli valse il ruolo di Jean Todt in una serie televisiva satirica, Striscia la notizia, negli anni Novanta. Poi più nulla.

 

La sua intensa celebrità durò un decennio. Rimane l'emblema di un'epoca al tempo stesso decadente e particolarmente disinibita, quella di un cinema che, da allora, ha radicalmente cambiato natura, perdendo qualcosa della sua vitale innocenza.

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