DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Giulia Castellini per www.rollingstone.it
Sabato 13 gennaio il palinsesto Mediaset è stato scosso da una crisi di identità, quando Maria De Filippi ha per un attimo indossato i panni di Ilda Boccassini e ha condannato all’espulsione (pena poi commutata in servizi sociali) quattro concorrenti di “Amici” a causa di una generica e non ben identificata “mancanza di rispetto del regolamento della scuola”.
E qui inizia il “mistero buffo”.
I ballerini sono stati affidati ai servizi sociali: ripuliranno le strade della capitale dall’immondizia e daranno finalmente un senso alla definizione di “tv spazzatura”.
Fin qui tutto bene, erano stagioni e stagioni che sognavamo di vedere gli aspiranti artisti da talent impegnarsi in qualcosa di socialmente utile, il nostro prosaico pensiero “tutti in miniera!’ si è finalmente trasformato in realtà, soprattutto dopo che la Raggi ha accolto l’idea con grande entusiasmo e ha trovato il modo di delegare scottanti responsabilità cittadine a ragazzini che, fino ad oggi, pensavano che l’unico rifiuto esistente sulla faccia della terra fosse quello ricevuto da un tronista.
Ma cosa hanno combinato realmente i quattro disobbedienti per essere costretti, con il beneplacito del sindaco, a fare i netturbini? Pare che, nel decalogo di regole della scuola, ci sia quella di non introdurre sostanze stupefacenti nel residence. Qualcuno però deve averli definiti una volta di troppo “i ragazzi di Maria” o “artisti in erba” ed è stato facile, a quell’età, cadere in tentazione.
Alla fine se ti ritrovi a malapena maggiorenne in un residence con coetanei, che sia l’accademia di ballo di Amici o l’Erasmus a Bournemouth, è facile, è umano, che sia il richiamo della foresta a prevalere. Ora. È vero che la TV deve essere non solo intrattenimento e deve contribuire a dare un esempio di condotta decente alle nuove generazioni, ma qui stiamo parlando di un target che ha l’accensione del primo (e molto spesso unico) spinello programmato nel processo fisiologico più o meno a cavallo tra la scomparsa dell’acne e l’esame di riparazione di greco a settembre. Non è restituendo le braccia di questi ragazzini all’agricoltura e sottraendole alle coreografie e alle piroette pomeridiane che faremo passare un messaggio educativo coerente.
Soprattutto per le modalità omertose di Maria, che ha compiuto il miracolo di sdoganare il neologismo “tronista” nel vocabolario italiano, ma non è riuscita a coniare sinonimi per una cosa cosí vergognosa come quella di accendersi una spinello tra “Amici”.
E qui sta il punto. Perché nella tv di Amici non riusciamo a dire la parola “canna”? Perché mettiamo in punizione i concorrenti di una trasmissione musicale, poco più che adolescenti per uno spinello e contemporaneamente mandiamo in onda, sullo stesso canale, Berlusconi ospite a Domenica Live a reiterare le sue false promesse, sempre le stesse dal 1994 (che tra l’altro è lo stesso anno di uscita del singolo Ohi Mariadegli Articolo 31, almeno qualcuno le promesse ha saputo mantenerle)? Cos’è che fa più danni?
E infine, provate ad immaginare, al netto di ogni ipocrisia, come apparirebbero le nostre strade se dovessimo mandare tutti i rei confessi di non ben identificati “schiamazzi con amici” o “ci siamo fatti una canna” a ripulirle: la Svizzera al confronto apparirebbe dal satellite come la Palude della Tristezza, i cani camminerebbero raso muro per non sporcare e invece del tacco 12 dovremmo mettere le pattine quando usciamo per andare al lavoro.
Non c’è niente di educativo in qualcosa che non si può citare, per vergogna, ipocrisia o tabù. Ci sono solo, per l’ennesima volta, dei riflettori puntati nella direzione sbagliata: quella dell’ipocrisia.
Maria, un consiglio ci sentiamo di darti prima di ergerti a moralizzatrice e cercare l’appoggio di un’amministrazione comunale che riguardo l’infrazione di regolamenti ne sa qualcosa di più dei tuoi ragazzi: dai retta alla tua claque osannante per una volta. Aprila ’sta busta! E poi passala eh, non fare l’egoista.
2. DE FILIPPI
Chiara Maffioletti per corriere.it
Quello appena trascorso, è stato un sabato intenso per Maria De Filippi. Al pomeriggio, la scelta di sospendere quattro ragazzi dalla scuola di «Amici» e, fatto inedito, obbligare il resto della classe a fare dei lavori socialmente utili. La sera, il ritorno di «C’è posta per te» e le sue lacrime in studio, commossa come forse non si era vista mai. Infine, il giorno dopo, la sorpresa degli ascolti. «Dopo la prima puntata di “C’è posta per te”, un po’ di trepidazione la vivo sempre — ammette —. Perché è un programma che ha 18 anni... e ogni volta, ecco, non lo so». Lo hanno seguito 5 milioni 638 mila spettatori, 29,31% di share. Miglior esordio delle ultime 14 edizioni.
Soddisfatta?
«Molto, non era scontato. Anche perché, rispetto alle altre, è una trasmissione impegnativa, si fa tanta fatica. Solo durante la messa in onda di sabato sera sono arrivate 1200 storie alla redazione, che andranno verificate. Ma è un programma difficile da tutti i punti di vista, anche quando entra in studio chi viene chiamato dai parenti: ogni volta devo cercare di capire chi ho di fronte per spingerli a fare pace».
È sempre questo il suo obiettivo?
«Sempre. Negli anni credo di essere diventata più saggia. Pian piano ho imparato a mettermi nei panni di chi ho di fronte, ho maturato una certa esperienza: ho imparato a entrare anche in dialoghi che mi sembravano strani».
L’altra sera ha pianto...
«Mi ha commossa il dolore dignitoso di quel figlio a cui i genitori chiedevano scusa per averlo trascurato».
Perché, a suo avviso, una trasmissione così non stanca il pubblico?
«Perché è una fotografia dei rapporti e del reale. Ed è cambiata negli anni. All’inizio se raccontavo che due persone si erano conosciute con Facebook la gente pensava: questi sono strani. Ora quasi tutte le storie che descriviamo sono nate così».
E poi c’è «Amici». Come è nata la scelta di punire i ragazzi mandandoli a pulire, di notte, le strade di Roma?
«È stata un’iniziativa pensata. I ragazzi che partecipano al talent lasciano la loro famiglia: stanno la maggior parte del tempo nella scuola, poi ci appoggiamo a un albergo che diventa per noi una succursale del programma. Sono ragazzi che si allontanano dai loro genitori e ne sentiamo la responsabilità. Per questo, era giusto insegnare loro il rispetto della disciplina necessaria per il mestiere che vogliono imparare, regole di vita che segue chiunque si ponga un obiettivo. Quando è successo questo casino abbiamo deciso di dare loro una punizione».
Un «casino» che ha scelto di non descrivere meglio in tv. Perché?
«Perché riguarda ragazzi di 20 anni. E va bene che sono fortunati, che hanno a disposizione lezioni di canto, ballo, assistenza medica, vitto e alloggio e uno stipendietto a fine mese. Ma hanno 20 anni e la televisione resta una grande lente di ingrandimento che può etichettare cose che — se fossero successe in famiglia — sarebbero rimaste in famiglia. Loro si sono rivolti a me per cantare e ballare, non perché racconti quello che è successo, e rispetto questa volontà. Ma con loro, privatamente, sono entrata assolutamente nel dettaglio».
In trasmissione ha detto che se la cosa avesse riguardato suo figlio si sarebbe arrabbiata...
«Ed è vero. Infatti mi hanno sentita. Ma quando l’arrabbiatura decanta, arriva l’esigenza di trovare un sistema educativo, anche perché io credo nella rieducazione. Aiutare a pulire le strade, concentrandosi sulle periferie, può trasmettere loro un impegno civico, civile. Raggi si è detta subito molto disponibile. Tutti possiamo sbagliare, ma quando si va oltre, qualcosa si deve fare. Lavorando di notte capiranno il senso di cosa significa farlo. E anche i ragazzi che lo seguono da casa».
Ha parlato da mamma ad «Amici», ha pianto a «C’è posta per te». È diventata più emotiva?
«Prima avevo più paura di microfono e telecamera ed ero più concentrata su quello. Non penso di aver cambiato carattere o modo di essere. Forse prima si intravedeva solo, ora si vede».
E se pensa al futuro di questi suoi due programmi?
«Con “C’è posta per te” è la gente che ti dice dove andare. Su “Amici” sto facendo delle riflessioni».
Tipo?
«Vorrei riportare il serale sui ragazzi. Io per prima ho fatto altro, concentrandomi sui giudici o sui direttori artistici come Emma o Elisa. C’era un momento comico che con il talent non aveva niente a che fare. Ma il problema è che non mi spostano dal sabato sera che è un incubo. I ragazzi escono, il pubblico è diverso. Durante la settimana sarebbe l’ideale. Vorrei sperimentare ma il sabato è, appunto, un incubo. Per questo non ho ancora deciso niente».
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