
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Marco Giusti per Dagospia
A maggio vanno forti gli avanzi del Festival di Cannes 2012, mentre ci prepariamo all'edizione del 2013. Non è per tutti, ma è una meraviglia per cinefili questo complesso, sofisticatissimo melodramma partigiano "Anime nella nebbia" (che adatta un più vago "V Tumane", cioè "Nella nebbia") di Sergei Loznitsa, tratto dal romanzo di Vassili Bykov.
Loznitsa aveva stupito tutti un paio d'anni fa proprio a Cannes con la sua opera prima, "My Joy", girato in Ucraina con capitale tedesco, un film molto più oscuro e magico di questo, che almeno ha una vera e propria trama comprensibile anche se è forse meno innovativo, ma vanto lo stesso grandioso direttore della fotografia, Oleg Mutu.
Tempo di guerra, siamo nel 1942 in Biellorussia, partigiani contro i tedeschi invasori. In mezzo i civili, i traditori, e mille sospetti. Al punto che nessuno è davvero innocente e non esiste più un senso morale a guidarci. Tre uomini, che hanno sabotato le linee ferroviarie, vengono impiccati dai tedeschi e dai collaborazionisti russi nella piazza di un villaggio rurale con dei movimenti di macchina che Sorrentino e Garrone se li sognano.
Nella scena successiva due partigiani vanno a prelevare a casa sua, dove vive col figlioletto e la moglie, un uomo, Suchenya, interpretato da Vladimir Svirskiy, che era stato arrestato con gli altri tre, ma era poi stato misteriosamente rilasciato dai tedeschi. Ha tradito, pensa il comando partigiano e deve quindi morire. Ma chi sa se ha veramente tradito? Mentre sta per essere fucilato di notte nel bosco, i tedeschi sorprendono la pattuglia e feriscono pesantemente Kolya, il partigiano che stava puntando il fucile su di lui.
Suchenya, invece di scappare, rimane col suo killer, che conosceva al villaggio, e lo cura. Sapendo che la storia lo bollerà come traditore decide di ricostruirsi la dignità ingiustamente perduta. A questo punto partono i flashback che riguardano i tre personaggi sperduti nel bosco e che mettono in discussione i loro ruoli e la loro innocenza.
Si scopre così che i due partigiani non hanno compiuto azioni così eroiche e il presunto traditore deve la sua maledizione ai tedeschi che lo hanno rilasciato solo per farlo uccidere dai suoi compagni. Come in un film di Nicholas Ray o di Robert Aldrich, e non come nei romanzi revisionisti di Pansa, tra gli eroi e i vigliacchi non ci sono poi tante differenze e nemmeno tra i morti e i vivi. E la nebbia coprirà tutto. In sala dal 9 maggio.
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