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L'ULTIMA DIVA DELLA LIRICA - MATTIOLI IN DELIRIO PER IL RITORNO ALLA SCALA DELLA BOMBASTICA ANNA NETREBKO, ANCORA VIOLETTA NELLA 'TRAVIATA' ALL’ANTICA DELLA CAVANI – UN SOPRANO-ANO-ANO DALLA CARICA EROTICA MASSIMALISTA, CERTIFICATA DA "PLAYBOY". IMPERDIBILE

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Alberto Mattioli per la Stampa

 

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Il divo sta all’opera come il numero 10 al calcio: si può giocare anche senza, ma non è la stessa cosa. Però oggi le star vere, quelle per le quali si prendono gli aerei e che fanno i sold out nei teatri, si contano sulle dita delle mani e risparmiandone pure qualcuna.

 

Alla categoria appartiene sicuramente Anna Netrebko, che torna alla Scala per cantare Violetta nella remota produzione della Cavani, una Traviatona all’antica tutta crinoline e pouf: stasera, sabato e martedì. Ed è stato subito assalto alla biglietteria, con telefonate fin dal Giappone, il botteghino che gode e i bagarini che gongolano.  

 

VERDI TRAVIATAVERDI TRAVIATA

Riassumendo, ecco la Netrebko story: soprano, 45 anni, origini cosacche, passaporto russo (e in seguito anche austriaco), Annabella viene notata da Gergiev al Mariinksij di Pietroburgo dove, in attesa di spiccare il volo, si manteneva agli studi facendo le pulizie, o almeno questa è la versione divulgata a suo tempo. Colpo di fulmine professionale, Netrebko si rivela non solo bella ma pure brava, e «a star is born». 

 

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Consacrazione proprio con Traviata, nel 2005 a Salisburgo: un tizio ricomprò dei biglietti pagando al loro possessore una settimana alle Maldive per due, tutto compreso. A seguire, carrellata trionfale di debutti nei maggiori teatri del mondo. Time consacra Netrebko fra le cento personalità più influenti del mondo e Playboy la pone nella lista delle «ragazze più sexy della musica classica».  

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Alla Scala, già due Sant’Ambroeus, nell’11 con Don Giovanni e nel ’15 con Giovanna d’Arco.

 

Tornerà anche per il prossimo, l’Andrea Chénier griffato Chailly-Martone, in compagnia del nuovo marito, il tenore azero Yusif Eyvazov (il precedente era un cantante pure lui, il basso uruguaiano Erwin Schrott, perché i cantanti lirici praticano l’endogamia), con il quale costituisce una coppia felice, popolare e vistosa. Diciamo che, quanto a look, nessuno dei due è di fede minimalista. 

 

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Nel frattempo, la voce è ancora cresciuta e oggi Annuska ha davvero una «canna» di quelle «di una volta», tanto per restare nello slang loggionistico. Infatti c’è la curiosità di capire come se la caverà tornando a Violetta. Ma, dice giudiziosamente lei, «per me è sempre stata una parte da sogno, ed è una gioia riprendere questa musica dopo più di un decennio». Com’è cambiata? «Ho imparato molto sulla vita e sull’amore in questi dieci anni, come avrebbe fatto chiunque».  

 

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Resta da capire come si accomoderà nello spettacolone della Scala: a Salisburgo c’erano solo un divano, un orologio e lei splendida e sfrontata in minigonna rossa... «Ho ripreso questo ruolo e mi fa piacere fare un’esperienza in una produzione tradizionale. Non vedo l’ora di provarla, ma le dirò cosa preferisco dopo averla fatta». Idem per la direzione del Grande Vecchio dell’opera italiana, Nello Santi, 85 anni, con i suoi tempi estenuati e anche un po’ estenuanti: «Ho visto lo spettacolo la settimana scorsa e mi è piaciuto ogni momento. 

 

L’orchestra suona in un meraviglioso stile italiano, il coro e i solisti (Francesco Meli e Leo Nucci, ndr) emettono suoni splendidamente ricchi» (e vorremmo pure vedere che alla Scala non sapessero fare Verdi...). Ma delle grandi Violette del passato chi prende per modello? «Ho ascoltato molte grandi cantanti in questo ruolo, e ho imparato molto da ognuna di loro.

 

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Però non ho mai guardato loro come a dei modelli, perché voglio fare la “mia” Violetta». E il pubblico della Scala, nervosetto ogni volta che si fa Verdi? Timori? «Non posso perdere tempo a pensare a questo. Tutto quel che posso fare è cantare al meglio. E spero che il pubblico apprezzi». Con il che si scopre che, fra gli innumerevoli talenti, Netrebko ha anche quello della diplomazia.  

 

Il resto sono progetti. Molta attenzione a Verdi, alla sua «incredibile musica per le sue intense eroine. Il mio viaggio con lui continuerà con la mia prima Aida, la prossima estate a Salisburgo». Poi ci sarà il debutto in Tosca, al Met, anche se la produzione è già funestata dal forfait preventivo dall’altro divo Jonas Kaufmann.  

 

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Risposta di rito anche sulla carriera parallela con il marito tenore, che comunque si sta emancipando dal ruolo scomodo di signor Netrebko: «Amiamo esibirci insieme, ma il canto viene prima di tutto. Le emozioni e il feeling chiaramente sono più facili se lavoriamo insieme, ma nella vita i nostri caratteri non sono quelli che mostriamo sul palco». Comunque, signora, che effetto le fa essere considerata l’ultima diva della lirica? «Spero proprio di non essere l’ultima!». Diva, però, sì.  

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