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tatuaggio intero dihoriyoshi iii
Rooksana Hossenally per “BBC”
Il tatuaggio è stato elevato a forma d’arte in molte culture occidentali ma in Giappone l’ “irezumi” è ancora percepito come segno di intimidazione o connessione alla malavita. Infatti Toru Hashimoto, simbolo di Osaka, si batte dal 2012 per bandire i tatuaggi dalla sua città.
Il tradizionale tatuaggio giapponese è diverso da tutti gli altri. Generalmente è fatto sul corpo intero, sul braccio, sui fianchi, ovunque si possa nascondere sotto i vestiti. Risale al periodo Edo (1603-1868), quando era una punizione da galera. Nel diciottesimo secolo divenne popolare nei quartieri a luci rosse e cominciò ad integrare figure prese dai testi storici. Questi tatuaggi erano realizzati da incisori, che prima facevano stampi in legno, attingendo a leggende spirituali e filosofiche raccontate nel teatro Kabuki o in libri antichi risalenti al 720 dopo Cristo.
maestro di irezumi horiyoshi iii
libri antichi ispirano il tatuaggio giapponese
Spiega l’artista del tatuaggio Alex “Horikitsune” Reinke: «In Giappone mostrare un “irezumi” è una aggressione a chi guarda. Non puoi mostrarlo alle terme, per esempio, perché la gente si sentirebbe minacciata, dato che per molto tempo è stato il tratto tipico della Yakuza, la mafia giapponese».
irezumi ossia un segreto che vale ogni dolore
Il maestro Horiyoshi III ha passato la vita a cercare di mantenere viva la cultura tradizionale giapponese, una storia criptica di dragoni, cavalieri e samurai. Il suo studio si trova a Yokohama City, 40km a sud di Tokyo. E’ specializzato nella “superstoria”, arte giapponese storica. E’ un segreto per cui vale la pena soffrire, dicono i suoi clienti. Horiyoshi III si fece il primo tatuaggio a 12 anni, una croce buddista sul braccio.
A 15, i suoi amici si tatuarono l’un l’altro. A 21 anni incontrò i maestri Horiyoshi I e Horiyoshi II ad un convegno ed ebbe l’onore di tramandare la loro eredità. Oggi in Giappone sono rimasti meno di 100 maestri “irezumi”. Lui ha 69 anni, e per 40 anni ha tatuato tutti, dalla Yakuza alle rockstar. Lo seguono due soli apprendisti, uno è Reinke, che racconta: «Ci insegna a separare la creatività dall’ego, così quando disegniamo un’onda, noi siamo l’onda. La sua intera opera si basa sullo zen, sulla filosofia di umiltà. E’ un modo di preservare la ricca tradizione giapponese che altri stanno dimenticando».
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