BENVENUTI NELL’ERA DELLA “NUOVA MEDIOCRITÀ” - DAL “DECENNIO DEL ME”, GLI ANNI ’70, SIAMO FINITI NEL “DECENNIO DEL MAH”: NON SAPPIAMO SE RIPARTIRÀ L’ECONOMIA O SE SAREMO SEMPRE PIÙ POVERI

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Vanessa Friedman per “The New York Times” del 31 ottobre 2014

http://www.nytimes.com/2014/11/02/sunday-review/mired-in-mediocrity.html?_r=1

 

Traduzione di Vanessa Porta per “la Repubblica

 

vanessa friedmanvanessa friedman

Benvenuti alla “nuova mediocrità”. Che non ha nulla a che vedere con il New Look o il New Deal, e altro non è che la nuova normalità. Quanto meno stando a Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, che poche settimane fa ha coniato questa nuova definizione.

 

Si riferiva, naturalmente, all’economia globale, che a suo parere dovrebbe subire uno scossone affinché smetta «di trascinarsi con una crescita inferiore alle aspettative». Tuttavia le sue parole, pronunciate presso la School of foreign service della Georgetown University hanno avuto un impatto che è andato ben oltre i confini della scuola e del mondo degli economisti, sino ad approdare sull’universo di Twitter.

 

Capita di rado di trovare dei nessi tra le teorie macroeconomiche e le minuzie della vita di tutti i giorni, eppure l’espressione della signora Lagarde può essere ampiamente applicata ad esse. Ad un tratto quel diffuso malessere e quella mancanza di ispirazione di cui tutti si lamentano hanno un nome. Prendiamo, ad esempio, la moda.

uno scatolone con le paillettes la nuova mediocritauno scatolone con le paillettes la nuova mediocrita

 

Come spiegare quel senso di déjà vu che ho provato durante le sfilate dell’ultima stagione di prêt-à-porter di fronte a un succedersi di “tributi” e “reinterpretazioni” dei vestitini rock chick degli anni Settanta, dei pantaloni a zampa larga, delle giacche strutturate dalle vistose spalline degli anni Ottanta e degli abitini da ragazza emancipata degli anni Venti - che mi ha indotto a riflettere sulla penuria di idee innovative tra stilisti di così grande talento? La spiegazione sta nella nuova mediocrità.

 

E come mai il “normcore”, che suggerisce di indossare abiti banali e generici, è inspiegabilmente riuscito a elevarsi allo stato di fenomeno anziché essere messo alla berlina e considerato uno stile basato su “cose-normali-che-tutti-abbiamo-nell’armadio” (quale in effetti è)? È la nuova mediocrità. Perché i grandi gruppi di moda preferiscono comprare un vecchio marchio anziché lanciarne uno nuovo? È la nuova mediocrità.

 

sandali pelosisandali pelosi

Considerando che il principio fondante della moda sta nell’identificare quell’effimero stato della cultura e della società noto come Zeitgeist e riproporne al mondo l’immagine in versione sartoriale, tutto ciò sembra suggerire che il fenomeno a cui stiamo assistendo è indice di una realtà di più ampio respiro. Lo dimostra il fatto che una volta che si inizia a pensare in termini di nuova mediocrità, la si coglie ovunque. Ad esempio, quando mio marito si è lamentato di quanto fosse compromessa l’agenda del presidente Obama, ho sollevato le spalle dicendo: «È la nuova mediocrità».

 

Stavo parlando con un amico che lavora in banca che lamentava la perdita di fiducia degli investitori - che si dimostrano scettici di fronte a un hedge fund “geniale” e sono invece pronti a trasferire il proprio denaro nei fondi indicizzati, “rassegnandosi” così a dei “rendimenti medi”. «Oh, è nuova mediocrità», ho commentato. La caduta in borsa di Twitter, avvenuta quando gli investitori iniziavano a preoccuparsi dei rendimenti deludenti e dello scarso aumento degli utenti? Tutta colpa della nuova mediocrità!

 

pazzi per le sneakerpazzi per le sneaker

Quando sfogliate il vostro Kindle o vi trovate in una libreria di Barnes&Noble, avete forse la sensazione di essere circondati da nuove trilogie distopiche, o basate su eroine irriducibili, o di genere porno soft che vi inducono a domandarvi: «Cosa c’è da leggere?». È la nuova mediocrità. Quell’indignazione che ci assale quando scorrendo attentamente l’elenco dei film in programma nelle sale siamo obbligati a dover scegliere tra film d’azione basati su un eroe dei fumetti o film d’azione basati su uomini più che maturi — a meno di non voler attraversare la città per raggiungere l’unico cinema indipendente? È la nuova mediocrità.

 

Quanto ho scritto sin qui è una mera generalizzazione: naturalmente anche nelle tenebre esistono punti di luce e di speranza (come dimostrato ad esempio da House of Cards e True Detective ). Tuttavia si tratta di eccezioni che saltano agli occhi. Come siamo arrivati a questo punto? Tutta questa mediocrità culturale e politica è collegata probabilmente alla mediocrità economica a cui fa riferimento la signora Lagarde; il buon senso suggerisce infatti che quando l’economia stenta sia le imprese (creative e non) che gli individui tendono ad adottare un comportamento cauto, prediligendo agli stravolgimenti radicali un cambiamento progressivo e misurate rivisitazioni di ciò che in passato ha dimostrato di funzionare.

 

la moda normcorela moda normcore

Una tendenza che appare particolarmente vera nell’attuale contesto globale, dove alcuni Paesi colgono segnali di una ripresa positiva mentre altri rimangono fermi su una strada in salita. Quando tutto va male l’unica via è quella di correre qualche rischio e stupire le persone nella speranza di risvegliare in loro la consapevolezza (o il desiderio di fare acquisti, offrendo loro qualcosa di inedito). Nell’attuale stato di incertezza riguardo al futuro dei mercati, la familiarità di una Birkenstock rivestita di pelo ci dà sicurezza, per quanto possa apparire ridicola.

jeb bush hillary clintonjeb bush hillary clinton

 

Una dinamica che blocca all’interno di un circolo vizioso dove ciò che è vecchio ci dà quella sicurezza che abbiamo conosciuto in passato. Come confermato dall’infinita feticizzazione delle sneaker, dalle rivisitazioni di trame letterarie basate sull’incontro tra vampiri e ragazze e dall’ossessiva fissazione su un possibile nuovo duello Clinton/Bush. Un dramma politico che almeno abbiamo l’impressione di conoscere già.

 

il ritorno dello stile anni settantail ritorno dello stile anni settanta

Nel caso della creatività, ma non solo, tutto ciò viene esacerbato dalla convinzione che per solleticare l’interesse del consumatore basti sommergerlo con una valanga infinita di cose nuove. Il che impedisce alle persone creative di trovare il tempo necessario ad inventare qualcosa di realmente nuovo, e le obbliga — stilisti, autori, produttori, fate voi — a riconvertire invece cose vecchie nel tentativo di farle passare per nuove.

 

il decennio del meil decennio del me

Il problema è che più un prodotto ci risulta familiare e meno sembra invitante, e meno appare invitante e minori sono le sue possibilità di successo — il che lo rende decisamente non sicuro. A più di trent’anni dal “Decennio del Me”, ci troviamo dunque ad attraversare il “Decennio del mah” (come direbbe mia nonna). Considerando però che raramente le epoche ricevono una definizione permanente prima di essersi ufficialmente concluse da qualche anno, la situazione potrebbe ancora cambiare. E ciò mi porta a un altro assioma che è l’equivalente, nella moda, della terza legge del moto di Newton e secondo cui ciò tutto che viene dovrà anche andarsene. Anche la nuova mediocrità è dunque destinata a diventare una mediocrità vecchia.

 

Traduzione di Marzia Porta 2014 New York Times

Vanessa Friedman è critica di moda e fashion director del New York Times

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