DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Ernesto Assante per la Repubblica
Amadeus l'ha invitata, lei è contenta dell'invito. Il ritorno di Loredana Bertè sul palcoscenico dell'Ariston come superospite sarebbe il giusto coronamento di una carriera straordinaria, iniziata sulle pedane del Piper negli anni 60.
Nonostante una vita "spericolata", segnata da grandi successi e grandi drammi, Bertè è senza dubbio una delle grandi personalità della musica italiana, capace da mezzo secolo di scalare le classifiche, raccogliere applausi e complimenti, restare al passo dei tempi con assoluta libertà tra generi, stili, follie, sorprese. All'Ariston c'è stata ben undici volte.
Signora Bertè, cosa significa Sanremo per lei?
«È un festival famoso in tutto il mondo, rappresenta un colosso della storia della musica italiana».
La sua lunga storia con il Festival inizia nel 1986 con lo "scandalo" del pancione. Come le venne l'idea di andare in scena così? Una provocazione?
«In realtà sono stata totalmente fraintesa, il messaggio che volevo trasmettere è che una donna quando è in stato interessante non è malata ma forte, è una forza della natura perché sta per dare la vita a un altro essere umano. Lady Gaga si è presentata sul palco con un vestito molto simile al mio trent' anni dopo e nessuno ha gridato allo scandalo. Forse sono sempre stata un po' troppo avanti».
Per lei hanno composto grandissimi autori. Nel 1991 andò al Festival con una canzone scritta da Pino Daniele. Come nacque quella collaborazione?
«Pino ha scritto per me diverse canzoni che canto sempre ai miei concerti. Resterà sempre nel mio cuore perché era una persona speciale, come del resto era Mango, grandissimo artista purtroppo dimenticato totalmente dal mondo della musica. Nel 1986 cantavo Re, una sua canzone strepitosa che nessuno ha "sentito" perché hanno voluto guardare solo la "pancia"».
Immagino che la partecipazione più emozionante sia quella del 1993, insieme a sua sorella Mia Martini...
«Quello è un Sanremo che vorrei cancellare. Credo di aver deluso Mimì. Ho dei rimorsi terribili, se non fosse stato per me Mimì lo poteva vincere, quel Festival. Io ho rovinato tutto». (Uno screzio, poi un'influenza, impedirono alle sorelle di esibirsi assieme, ndr)
Cosa accadde, invece, davvero nell'edizione del 2008?
«Del Sanremo del 2008 non voglio parlare. No comment, perché dovrei nominare gente che è stata veramente infame». (La canzone fu esclusa dalla gara con l'accusa di plagio, ndr )
Si è tolta una bella soddisfazione con le standing ovation del 2019.
loredana berte' franco califano
«Ecco, quello credo che sia stato il mio Sanremo migliore. Sono arrivata concentrata, mi sono preparata e ho dato tutta me stessa. In genere il pubblico dell'Ariston non è molto caloroso. Sembrano dei cartonati. E sentire tutto quel calore, tre standing ovation, e la quarta con i cori da stadio, ma di protesta, il giorno della finale, è una cosa che non dimenticherò mai, una delle più grandi soddisfazioni della mia vita».
Sanremo è ancora il Festival della canzone italiana? Le piace il fatto che quest' anno ci siano tanti giovani della nuova scena indipendente?
«La scena musicale sta cambiando prepotentemente da qualche anno, quel cambio generazionale che sembrava non arrivasse mai. Mi ritengo fortunata, quando ho visto che ero terza su Spotify con Cosa ti aspetti da me ho pensato di essere una sorta di Highlander della musica.
baglioni berte' sanremo quarta serata
Per la mia innata curiosità ho sempre prediletto le contaminazioni e continuerò a farlo. Penso alle collaborazioni con Rovazzi, J-Ax, Fedez, Clementino, Takagi & Ketra, Paradiso, Calcutta, artisti con cui ho instaurato un bel rapporto, collaborazioni che continuerò a fare. Oggi faccio più che mai quello che voglio, non ho più niente da dimostrare a nessuno. Ho molti progetti in cantiere».
A Sanremo c'è stata undici volte, Amadeus ha detto che la vorrebbe quest' anno. «Dopo l'ultimo Sanremo strepitoso mi sono ripromessa che ci sarei ritornata solo come superospite e quell'invito è arrivato!».
E canterebbe anche senza pubblico?
«Come dicevo, il palco dell'Ariston è un palco tosto. Per un'artista il pubblico è tutto, infatti non vediamo l'ora di tornare a cantare dal vivo e sentire quell'abbraccio che per noi è linfa vitale. Quanto a Sanremo, non dimentichiamo che ci sono milioni di persone che lo seguono da casa, non esiste pubblico di serie A e pubblico di serie B, tutti meritano il nostro massimo impegno. E il nostro cuore».
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