
DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
Più che del borsalino nuovo sfoggiato ieri, l’ex Cavaliere avrebbe bisogno di un elmetto. La battaglia che sta combattendo, dentro il suo partito e con Renzie, sulla legge elettorale è una battaglia di sopravvivenza. Il rischio è quello di restare emarginato, non solo per il patto di maggioranza sull’Italicum, ma anche in vista della scelta del prossimo presidente della Repubblica.
I sondaggi dicono che non sarebbe Forza Italia ad andare al ballottaggio con il Pd per aggiudicarsi il premio di maggioranza del 55%, ma che ci andrebbe Grillo. Tutto può cambiare nel 2018, magari con un Berlusconi non più impedito a candidarsi, ma per Renzie la tentazione di un voto anticipato sarà sempre forte. La speranza di Forza Italia è quella di riorganizzare un centrodestra con la Lega Nord, che però al momento sta prendendo tutta un’altra strada, e con un Ncd costretto a federarsi da soglie di sbarramento alte.
Possibile che questa sera, nel loro incontro alla 18, Renzie e Berlusconi trovino un accordo. Se il capo di Forza Italia non strapperà almeno un aumento della soglia di sbarramento dal 3 al 4%, più che un accordo sarà una resa. Un segno della grande debolezza berlusconiana, che fuori dall’ombrello del patto del Nazareno faticherebbe anche a difendere le proprie tv da leggi sfavorevoli. Le sue aziende sono state la sua forza, la sua marcia in più, per decenni. Adesso sono il punto di debolezza, quello che lo rende ricattabile e fragile. Quello che gli farà accettare una profonda riscrittura dell’Italicum.
2. SALVATE IL SOLDATO SILVIO
La partita sull’Italicum, per il Corriere, è apertissima: “L’incontro per continuare a trattare. Sul tavolo resta anche l’opzione voto. Gli azzurri chiedono di far salire al 5% la soglia di sbarramento per i piccoli partiti. Renzi ritiene di poter fare affidamento ancora su Napolitano” (p.3). In casa azzurra, c’è stato un ricompattamento dell’ultima ora: “Arriva la pace con Fitto. Il Cavaliere con FI unita vuole almeno un risultato. Sul tavolo anche una nomina condivisa al Quirinale. Il consiglio di Confalonieri per evitare un nuovo Alfano: ricuci dentro il partito” (pp. 5-6).
silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3
Repubblica scommette sul buon esito dell’incontro di oggi e titola in prima pagina: “Italicum, arriva il sì. Pronto l’accordo Renzi-Berlusconi”. Dentro, “l’ultima paura del premier: ‘Silvio ci sta ma i problemi saranno in aula’. Il capo forzista in questa fase sembra più preoccupato delle sorti delle sue aziende” (p. 2). Quanto a Forza Italia, “Il Cavaliere frena la fronda. ‘Niente rotture con Matteo, ma cambiamo la Severino’. L’ex premier ricompatta per ora Forza Italia e assegna a Fitto un nuovo incarico. La sfida sulla sua incandidabilità” (p. 6). La Stampa parla di “ultima chiamata per Berlusconi” (p.4) e racconta la strategia del Banana: “Il leader di FI non molla: se ritorno a mani vuote il Patto finirà in archivio. E’ disposto a un via libera sul premio alla lista, ma con lo sbarramento al 5%” (p. 4).
Ottimista anche il Messaggero, che parla di “intesa vicina” tra Renzi e Berlusconi (p. 1). “Il premier apre a nuove modifiche. Intesa vicina, il Colle però resta fuori. Al lavoro sul nodo della soglia di sbarramento tra il 3% promesso all’Ncd e il 5% che vuole l’ex Cav. Fondamentale non ritardare l’approvazione per non intrecciare questa partita con il rinnovo del Quirinale” (p. 3). Il quotidiano di Calta-riccone accende un faro anche sul Biscione: “L’allarme di figli e azienda: situazione grave. E Mediaset rischia di pagare altri 73 milioni. Al pranzo di lunedì tocca a Piersilvio lanciare il warning. Lo sconto sul digitale terrestre sospeso dal governo” (p. 5). Il Cetriolo Quotidiano propende per l’ammuina: “I Nazareni fingono di litigare, ma il patto non si può toccare” (p. 1).
3. QUIRINAL PARTY
Il Giornale di Berlusconi Paolo pubblica un commento di Vittorio Feltri per dire che al Colle è meglio Veltroni di Prodi (p. 5). Segue pezzo sulla corsa alla presidenza della Repubblica: “E per la gran lotteria del Colle scendono in campo gli sponsor. Al via le manovre dietro le quinte per la successione di Re Giorgio: da Rutelli che briga per la Lanzillotta a Renzi che punta sulla Pinotti ma strizza l’occhio a Veltroni, ecco il quadro” (p. 6).
4. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Si riaccendono i fari sulla mina-derivati al Tesoro. Repubblica: “Derivati e banche d’affari. Padoan corre ai ripari, ma è rischio super-esborsi. Il Tesoro, esposto per 160 miliardi, ripropone una misura ad hoc. Il dicastero: l’opzione sarà facoltativa, su alcuni vecchi e nuovi contratti” (p. 10). Sul capitolo derivati regna la massima riservatezza, in via XX Settembre, nonostante periodiche promesse di trasparenza. Non si sa quanto valgono oggi i derivati sottoscritti dal Tesoro, anche se il contesto di mercato fa ritenere che il saldo sia ampiamente negativo.
Intanto la legge di Stabilità affronta i primi scogli alla Camera: “Manovra, scure sugli emendamenti. Rischio aumento per la benzina. Esecutivo pronto ad accettare le indicazioni, ma a saldi invariati. Dibattito aperto su Tfr, fondi pensione e tagli ai patronati” (Stampa, p. 9).
5. IL BUCO NELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Il Corriere segnala una falla di una certa gravità nella riforma della giustizia civile: “Il processo civile punta sugli arbitri (e sono corrompibili). La riforma: chi vuole può scegliere i privati che dal 2006 non sono più pubblici ufficiali. Per arrivare presto a un verdetto si rischiano meno garanzie di affidabilità” (p. 20).
6. VIVA, VIVA LA TRATTATIVA
Al processo Borsellino-quater di Caltanissetta è di scena Violante, che apre l’armadio dei ricordi: “Violante e le bombe del ’93. ‘La mafia cercava il dialogo’. La testimonianza: Ciancimino e Mangano volevano parlarmi. L’ex direttore delle carceri: ero per la linea dura e mi cacciarono”. Ancora Violante: “Che i boss puntassero alla trattativa è storia, non ebbi l’impressione di un cedimento” (p. 21).
Intanto arrivano notizie allarmanti da Palermo: “Il tritolo per Di Matteo è già a Palermo’. La soffiata di una fonte rivela il piano dei clan: in fase avanzata i preparativi per un attentato al pm della trattativa Stato-mafia. L’esplosivo nascosto in più luoghi. Vertice del pg Scarpinato con i Gis e i Nocs inviati dal Viminale. Super misure di sicurezza” (Repubblica, p. 16).
7. SOTTO-MARINO IN FUGA
Le avventure del sindaco marziano tengono sempre di buon umore la capitale. “Roma, Marino sotto assedio. Il multagate è un pasticcio. Voci di dimissioni, lui resiste. Augello di Ncd: ecco la prova che nessuno ha manipolato i dati del sindaco. Il Pd: attacco politico. Renzi: un sindaco si giudica per quello che fa. Il ‘cerchio magico’ gli chiede di far dimettere il capo di gabinetto. Poi esce in bici e quasi cade inseguito da Le Iene” (Repubblica, p. 13).
Sul Messaggero: “Multe, il giorno più lungo di Marino. Il senatore Augello: Nessun hacker, ad accedere ai tabulati delle contravvenzioni non pagate è stato proprio il sindaco’. Voci di dimissioni, la difesa dopo un vertice di maggioranza. ‘Attacco politico, il responsabile tecnico del caos ne risponda” (p. 11). C’è sempre un “tecnico” da sacrificare.
8. LINGOTTI (E CAVALLINI) IN FUGA
“Ferrari a Wall Street a metà del 2015. Pronta la Giulia, volto nuovo di Alfa. Marchionne: sarà il mercato a decidere il valore del marchio del Cavallino. A Natale collocato il bond convertendo”. Poi, la solita battuta politica: “Io e Renzi facciamo due mestieri diversi. La strada che ha imboccato è giusta” (Repubblica, p. 27).
9. TAV, TRENI AD ALTA VORACITÀ
Onore all’onestà intellettuale di Marcello Messori, presidente di Ferrovie: “Tav, incertezza sui costi e i ricavi’. Il presidente di Fs Messori: l’analisi è stata fatta prima della crisi. L’ad Elia: ma il conto non cambierà. Polemiche dopo l’audizione in commissione Trasporti. Il ministro Lupi: serviranno meno di dieci miliardi, resta prioritaria”. Accuse da Stefano Esposito del Pd, uno dei grandi sponsor della Torino-Lione: “I vertici di Ferrovie sono superficiali e approssimativi, stop al balletto di cifre” (Stampa, p. 29).
10. E PRADA NON SI TOCCA
Patrizio Bertelli che insulta Milena Gabanelli, dandole della “stupida”, non merita l’attenzione dei giornaloni di carta pesta. L’evidente scivolone di Mister Prada, grande inserzionista pubblicitario, suggerisce l’oblio ai vari Corriere, Stampa, Messaggero, mentre Repubblica se la cava con 15 righe imbarazzate a pagina 27. Complimenti a tutti quanti.
DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA…
DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL…
DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE…
DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP? – FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER…
FLASH – CARLO CALENDA VUOLE INCASTRARE FRATELLI D’ITALIA, LEGA E PD: DOMANI ALLA CAMERA I DEPUTATI…
DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È…