FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Ettore Livini per la Repubblica
Se il Festival di Sanremo è lo specchio del Paese, l’Italia e i suoi conti pubblici possono dormire tra due guanciali. Sette anni fa la kermesse della canzone tricolore era una macchina da perdite come il bilancio dello Stato: ogni puntata generava un passivo di 1,5 milioni di euro.
Pubblicità e biglietti non bastavano a coprire le spese per orchestra, fiori e artisti. Oggi la situazione si è capovolta: la spending-review sanremese ha sforbiciato del 24,6% i costi dal 2010. Gli incassi da spot sono decollati, volando dai 12 milioni di sette anni fa ai 23 netti previsti quest’anno. Risultato: il Festival – purtroppo in largo anticipo sul Belpaese – ha raddrizzato i suoi conti. L’edizione 2017 andrà in archivio con un guadagno di 1,5 milioni a serata.
maria de filippi a sanremo con carlo conti
La Rai - dice il tam tam di settore – si metterà in tasca 7,5 milioni di utili in meno di una settimana. E Carlo Conti – con buona pace delle polemiche sul suo compenso (pare 650mila euro) - proverà a diventare il conduttore più redditizio in termini di audience del Festival, titolo sfiorato lo scorso anno: nel mirino c’è il record di Antonella Clerici, pagata 10.455 euro per ogni punto di share, il 40% in meno rispetto agli anni d’oro in cui il cachet di Paolo Bonolis, Michelle Hunziker e Giorgio Panariello viaggiava attorno al milione di euro.
L’austerity di Sanremo ha un regista occulto - quella Corte dei Conti che ha contestato a più riprese alla Rai lo squilibrio del bilancio - e non ha guardato in faccia nessuno. La vittima numero uno, ora non a caso recalcitrante, è la città ligure. Nel 2010 viale Mazzini le versava oltre 9 milioni, la somma pattuita per l’uso del marchio di proprietà del Comune. L’affitto è sceso a sette milioni nel 2013 fino a crollare ai 5,25 di quest’anno, dando un contributo decisivo al ritorno all’utile.
maria de filippi con carlo conti
Ora che il barometro è tornato sul bel tempo, Sanremo ha deciso di puntare i piedi. A fine 2017 si dovrà rinnovare la convenzione triennale tra le parti e il sindaco, dopo aver tirato la cinghia, batte cassa per un aumento: «I rapporti con la Rai sono ottimi, ne parleremo con calma», ha dichiarato il primo cittadino Alberto Biancheri. Pronto però a giocare al rialzo minacciando di mettere all’asta tra tutti gli operatori tv l’organizzazione dei prossimi Festival.
I tagli dell’organizzazione hanno toccato quasi tutte le voci di bilancio. Qualche centinaio di migliaia di euro è stato sforbiciato alle scenografie, un netto risparmio è arrivato grazie al restyling delle giurie demoscopiche, mentre la caccia alla star sbanca-audience ha spedito sull’ottovolante un anno su e uno giù - il costo di ospiti e conduttori, che viaggia attorno ai 3 milioni l’anno. Cifra destinata nel 2017 a sgonfiarsi grazie alla partecipazione a titolo gratuito di Maria De Filippi.
La vera svolta sui conti è stata garantita dal boom delle entrate, quasi raddoppiate in sette anni: Rai Pubblicità ha fissato il budget dei ricavi da spot 2017 a quota 26,5 milioni lordi, obiettivo che sarebbe già stato centrato, 5 milioni in più dell’edizione 2013. Un boom che ha cancellato il ricordo dei 20,6 miliardi bruciati tra 2010 e 2014. A gonfiare gli incassi c’è pure il tesoretto garantito dalla versione digitale del Festival.
Twitter ha dedicato a Sanremo un emoji (appaltato prontamente a uno sponsor). Il sito della Rai riservato all’evento - ha spiegato viale Mazzini nella brochure distribuita agli aspiranti inserzionisti - macina 1 milione di utenti unici al giorno e 20 milioni di pagine viste. I fan della pagina ufficiale Facebook (oltre 407mila “mi piace”) sono cresciuti del 66% in un anno, le interazioni su Twitter del 43 % a oltre 2,5 milioni. Sono solo canzonette, come dice Edoardo Bennato. Ma oggi, a conti risanati, valgono oro.
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