FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Silvia Bignami e Paolo G. Brera per la Repubblica
Tutta colpa dell’algoritmo: arrivato lui, era il 2007, noi paghiamo il treno più caro. Doveva servire a definire, con l’algida precisione della matematica, la giusta tariffa per i treni interregionali, ma è diventata una trappola per viaggiatori e pendolari. La scoperta la fece due anni fa l’associazione Assoutenti, allarmata dal comitato pendolari della Genova-Milano a cui non tornavano i conti: com’è possibile che l’abbonamento di seconda classe tra Genova e Milano lo paghiamo 38 euro più di quanto pagheremmo l’abbonamento sulle singole tratte regionali che lo compongono, cioè quelle di Liguria, Piemonte e Lombardia in cui transita il treno?
Il guaio sono i confini: se li superi, arriva la mazzata. Tra Ancona e Pescara fanno 36 euro più della somma dei suoi tratti marchigiano e abruzzese; tra Torino e Milano, 33 euro più delle sezioni piemontesi e lombarde. La formula matematica è sbagliata, o quanto meno iniqua, e lo è da dieci anni.
Sulla Genova-Milano 46 chilometri sono in Liguria (Genova-Arquata Scrivia); 30 in Piemonte (Arquata Scrivia-Tortona) e 82 in Lombardia (Tortona-Milano). Il biglietto costa 159 euro: quando Assoutenti, allarmata dal comitato dei pendolari della Genova Milano, ha calcolato quale sarebbe il prezzo del biglietto se quei 158 chilometri fossero stati percorsi in una sola delle tre regioni coinvolte, ha scoperto che in Piemonte se la sarebbe cavata con 133 euro (26 in meno); in Lombardia con 118 euro (31 in meno); e in Liguria addirittura con 116 euro e mezzo, con uno sconto di 42 euro e mezzo sul mensile versato a Trenitalia. Metà del bonus ricevuto dal governo Renzi sacrificato sull’altare di un algoritmo impazzito.
La storia la racconta Enrico Pallavicini, responsabile dei 121 comitati pendolari di Assoutenti: «Il guaio è che non sono taroccati solo gli abbonamenti. Lo sono anche i biglietti singoli dei treni regionali che attraversano più regioni», e naturalmente sempre in danno di chi viaggia. «Il meccanismo di calcolo è analogo, e l’algoritmo fallace determina anche la corsa singola. Se abbiamo fatto questa campagna per gli abbonati è solo perché loro conservano le ricevute degli abbonamenti».
Ma chi si è accorto del baco mangia soldi? «Noi ce ne siamo accorti 5 anni fa — continua Pallavicini — su segnalazione di un pendolare della Genova Milano a cui non tornavano i conti: ha preso la tariffa più cara tra quelle regionali (quella del Piemonte) e si è chiesto: perché io pago più della più cara? Abbiamo cercato l’algoritmo, che è in un verbale della Conferenza delle Regioni, e l’abbiamo dato a un matematico, scoprendo gli errori». Uno per tutti: «Non conteneva lo sconto chilometrico per chi fa più chilometri, considerando separatamente le tratte regionali».
Formula sbagliata? «Nessun errore», giura il direttore della divisione passeggeri di Trenitalia, Orazio Iacono: «Nessun errore e nessun baco, l’algoritmo è un modello. Vogliono modificarlo? L’interlocutore non siamo noi, è la Conferenza delle Regioni e Province autonome di cui un funzionario ha scritto l’algoritmo. Per noi è equivalente: proponiamo un servizio che ha un costo, spetta alle istituzioni stabilire quale parte di questo costo far ricadere sulla tariffa pagata dai viaggiatori».
Il presidente della Conferenza Regioni e Province autonome — Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna — è un tantino in disaccordo: «È prassi che le manovre tariffarie sovra regionali vengano preventivamente condivise con Trenitalia. Trovo sorprendente che l’azienda oggi si mostri estranea alla definizione dell’algoritmo che fu essa stessa a proporre. La modalità di calcolo fu non solo condivisa ma richiesta da Trenitalia per sopperire a un precedente algoritmo. La nuova modalità ha dimostrato le difformità che oggi Trenitalia riconosce. Da più Regioni è venuta in questi anni la richiesta di riconsiderazione delle tariffe. È inaccettabile che l’azienda oggi dichiari di essere venuta a conoscenza del problema nel 2015».
E adesso? «Per due anni — dice Pallavicini — c’è stato un rimpallo tra Trenitalia e la Conferenza Regioni e Province, e mai una risposta. A dicembre abbiamo scritto all’ad di Trenitalia, Barbara Morgante: la pazienza è finita, cambiate l’algoritmo o parte una denuncia all’Authority e una class action per dieci anni di biglietti e abbonamenti troppo cari».
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