
DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI…
C.Man. per Il Messaggero
Molto più di un'amica. Infinitamente più di un'amante saltuaria. Ecco la vera Domnica Cemortan, la bionda del mistero, scomparsa in Moldavia il giorno dopo il disastro e ricomparsa il 7 gennaio scorso davanti al procuratore Franco Verusio. Al quale ha ammesso alcune circostanze che spiegano perché il procuratore di Grosseto si ostini a volere in carcere il comandante della Costa Concordia.
La prima, importantissima. Schettino si cambiò prima di fuggire dalla Concordia, probabilmente per non essere riconosciuto. E Domnica lo aiutò, anche se all'inizio prova a nasconderlo: «Al momento dello sbarco, aveva una camicia bianca, un giubbotto blu civile, mentre a bordo, al ristorante ricordo che indossava la divisa. Non ricordo se indossasse anche la cravatta comunque al ristorante era in divisa, mentre sul ponte, quando io e Onorato abbiamo lasciato il ponte, aveva un giubbotto normale da civile».
Le chiedono di precisare e lei: «Alle ore 22.10 circa ho consegnato il giubbotto blu a Schettino dopo averlo prelevato all'interno della sua cabina... Lui mi aveva dato la sua disponibilità a mettere i miei effetti personali nella sua cabina. Di fatto usavo la cabina del comandante Schettino».
Il procuratore Verusio la incalza: «Quando lei dà il giubbotto a Schettino, lui a sua volta gli restituisce la giacca della divisa?». E Domnica: «Mi sembra di ricordare che me l'abbia data e credo, altresì, di averla buttata nella cabina del Comandante». E', ancora, la bella moldava a mettere in salvo il computer portatile di Schettino. Perché a precisa domanda, lei risponde: «Io ho preso il suo portatile e l'ho tenuto nella mia borsa, il computer l'ho preso insieme ai vestiti quando ero sulla nave. E poi, al Giglio, prima di prendere il traghetto per tornare a Porto Santo Stefano gliel'ho restituito».
Per spiegare il gesto, Domnica gioca la carta dell'ingenua inconsapevolezza circa il significato di quel gesto: «Ho visto che era una cosa elettronica e l'ho preso dalla cabina. Non ho mai avuto accesso a questo computer del comandante. E quando ho restituito il computer a Schettino questi mi chiese se avessi preso anche i suoi documenti. Risposi di no perché non sapevo dove fossero».
A confermare invece che lei fosse perfettamente consapevole di quanto l'aiuto a Schettino fosse sconveniente, c'è la versione diversa che ha provato a fornire all'inizio dell'interrogatorio, quando ha dichiarato di essere alloggiata «nella cabina della mia amica di nome Irina Nazarova, che avevo incontrato a bordo nave». Per poi rettificare dopo qualche minuto.
L'ultimo contatto con Schettino avviene per email, il 16 gennaio. Lei scrive una frase sola, drammatica ma anche carica di sostegno: «Ti odio, devi essere forte». Lui non ha potuto rispondere. Era già nel carcere di Grosseto.
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