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Riccardo Bocca per l'Espresso.it
Ci sono ingredienti spiacevoli nell'attuale realtà de La7, la piccola rete che non diventa mai grande. La sintesi del suo malessere, l'ha riassunta bene in un titolo il "Corriere della Sera":
«La7 punta sulle serate e cancella il pomeriggio di Cristina Parodi», ha scritto.
Il tutto, sia chiaro, nell'ambito di una robusta «riduzione dei costi».
Ora: tralasciando la miagolesca reazione al disastro postata su Twitter da Cristina Parodi ("Resto a La7 e non rimpiango nulla della scelta che ho fatto: credo che i cambiamenti facciano bene"), c'è parecchio da chiosare su questa strategia.
Per prima cosa -così chiudiamo forever il capitolo Parodi- è grottesco non tanto che i vertici dell'emittente castighino oggi il suo programma, quanto il fatto di aver permesso che la trasmissione andasse in onda per settimane e settimane senza un'idea galleggiante.
Troppi sono ancora i cervelli, in circolo per le emittenti nazionali, convinti che bastino un paio di opinionisti in orgasmo e un'overdose di Paolo Limiti per conquistare l'attenzione delle televittime.
Per non dire, sentendoci ormai più buoni nei pressi del bue e l'asinello, della fragilità del pool straniero incaricato da madame Parodi di commentare l'attualità italiana.
Trovate in caduta libera, queste, che infatti sono liberamente cadute.
Ciò premesso, in questa scena poco esaltante, bisogna riconoscere che il punto più basso non l'ha toccato il "Cristina Parodi Live».
Di peggio c'è la nouvelle scure che in questi giorni ha colpito anche il "G'day" di Geppi Cucciari -previa promessa di uno spazio serale come nel caso Parodi-, il viaggio culinario di "Ti ci porto io" con il duo Vissani-Rocco di Torrepadula, e il più che piacevole "L'erba del vicino".
«Massì», viene da commentare: «buttate via tutto dal pomeriggio, belli e brutti, bravi e scarsoidi, promettenti e ultralessi».
E poi, bravissimi!, dopo aver rinunciato a qualunque chance di identità pomeridiana, rea di non produrre sufficienti introiti, spalancate quando fa buio i portoni a fuoriclasse come Daria Birignao Bignardi, il cui share l'anno scorso era identico al titolo del suo ultimo libro: nel senso che aveva proprio un'"Acustica perfetta", il rimbombare poco barbarico delle "Invasioni" senza ascolti.
Ora, a reggere la favola della tv emergente, ci penseranno dalle venti in poi Mentana e Lerner, Crozza e i gemelli diversi Santoro-Formigli. Che è prodigioso, no?, come pacchetto di mischia (non) politicamente schierato, ma nulla c'entra con l'ipotesi di un polo antagonista a Rai e Mediaset.
Trattasi, piuttosto, di lucciole nella boscaglia selvatica. Fiorire passeggero in un campo che ogni giorno, per ore, risulterà arido.
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