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Guido Olimpio per il "Corriere della sera"
L'associazione per i diritti degli afroamericani aveva già fissato il ricevimento per il 15 maggio. Un evento per premiare Donald Sterling, il proprietario della squadra dei Clippers di Los Angeles. Tutto era pronto, ma ieri pomeriggio hanno annunciato: nessuna onorificenza. Sterling, 81 anni, è nei guai per commenti razzisti che si sono trasformati in un caso nazionale.
Come in tante storiacce c'è di mezzo un audio. Una persona che dovrebbe essere il miliardario discute con la sua amante, Vanessa Stiviano, di oltre 40 anni più giovane. Sterling non ha gradito che lei abbia pubblicato una foto su Instagram insieme all'ex giocatore di basket, Magic Johnson: «Puoi dormire con i neri, puoi fare quello che vuoi con loro, l'unica cosa che ti chiedo è di non portarli alle mie partite... Perché ti fai fotografare con le minoranze? Perché fai tutto questo pubblicamente... Forse sei stupida».
E poi altre «piacevolezze» su come i latini «vedono» gli afroamericani e viceversa. «Questo è il mondo. Vai in Israele e i neri sono trattati al pari dei cani», avrebbe aggiunto. La tirata non è rimasta tra le pareti di casa, ma è finita sul sito TMZ . Ed è così esplosa la bomba che ha investito prima la National basket association, quindi il resto.
Dall'Oriente, pur impegnato ad affrontare dossier di alta strategia, il presidente Obama ha definito la sortita di Sterling «incredibilmente offensiva», fatta da «un ignorante». Poi a seguire le stelle sportive di oggi e di ieri. LeBron James: «Non c'è posto per lui nell'Nba, è inaccettabile». Magic Johnson: «Non andrò a vedere una partita dei Clippers fintanto che Sterling sarà presidente». Michael Jordan: «Sono disgustato».
Proteste dilagate come un incendio nella prateria, con l'inevitabile richiesta di sanzioni.
I Clippers, alla vigilia dell'importante gara dei playoff contro i Warriors, hanno pensato al boicottaggio. Poi hanno deciso di giocare «perché questa è la migliore risposta», ha spiegato il loro allenatore, il famoso Doc Rivers, un afroamericano. Durante il riscaldamento hanno però buttato la tuta al centro della lunetta, hanno girato le maglie per coprire il logo della squadra e indossato una fascetta e calzini neri.
Protesta silenziosa verso l'uomo che, con parsimonia nonostante un patrimonio di 1,3 miliardi di dollari, paga i loro stipendi.
«Nominato» peggiore presidente di una squadra Nba, Sterling si è fatto notare per gli investimenti contenuti e l'atteggiamento nei confronti del team. Dal salario sospeso all'ex coach malato di cancro agli insulti nei confronti dei giocatori.
Non si è fatto degli amici neppure nella gestione delle sue proprietà immobiliari. In un paio d'occasioni, nel 2006 e nel 2009, è stato coinvolto in casi accertati di discriminazione razziale: non affittava case ad afroamericani, ispanici e famiglie con bambini.
Un tipo così non poteva non avere guai anche in famiglia. Sposato da 50 anni con Rochelle, Donald appare spesso alle partite accompagnato da un'altra «dama».
à la vistosa Stiviano, la seconda protagonista del caso. Lei si definisce «artista, filantropa, chef, poeta» e ama usare nomi diversi, Vanessa Maria Perez, Monica Gallegos o Maria Valdez. Alla voce razza precisa «messicana e afroamericana». Due elementi che non hanno però disturbato Sterling. Ben più preoccupata la moglie Rochelle che ha presentato un'azione legale contro la rivale accusandola di essere una cacciatrice di tesori.
Secondo l'accusa David ha usato fondi in comunione per comprare all'amica una Ferrari 2012, due Bentley, una Range Rover, una casa da 1,8 milioni di dollari. Insieme a questi regali centinaia di migliaia di bigliettoni per le spesucce. Pressato dalla moglie, il miliardario avrebbe chiesto di riavere i beni. «La pagherai», sarebbe stata la risposta di Vanessa. Minaccia seguita dalla vendetta.
I dirigenti dei Clippers sospettano che la Stiviano abbia registrato la conversazione per poi girarla a TMZ . E, in mezzo alla tempesta, hanno sostenuto che le parole dell'audio non rispecchiano le idee di Sterling. Momento difficile. Ieri il boss non era in tribuna e il team ha perso 118 a 97, anche se resta in corsa. Ora si aspetta di capire se l'Nba, come promesso, indagherà veramente. Non sono pochi a dubitarlo.
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