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Ralph Gardener Jr per “Wall Street Journal”
Le immagini recenti che più lasciano a bocca aperta, e allo stesso tempo lasciano perplessi, sono quelle del Papa in visita a New York, mentre 80.000 persone lo guardano attraversare Central Park sulla Papamobile. Uso il termine “perplesso” perché almeno 79.942 di loro stava catturando il momento con il telefonino invece di osservarlo direttamente.
Perché? La risposta in parte arriva da Sergio Vacca, maître del ristorante Harry Cipriani. Chiamai durante la visita del pontefice per prenotare un tavolo e il signor Vacca era molto di fretta. Mi spiegò che il Papa poteva passare da un momento all’altro davanti al suo esercizio sulla Fifth Avenue e non voleva assolutamente perderselo.
visita del papa a central park
Andai da Cipriani la settimana successiva, chiesi al maître se fosse riuscito a vedere Francesco e lui tirò fuori il telefonino per mostrarmi le immagini, scusandosi per la scarsa qualità. La domanda allora è: cosa perde la gente quando vive un’esperienza attraverso lo schermo invece che ad occhio nudo?
Non voglio giudicare. Più di una volta mi sono trovato a riprendere, sacrificando la vera esperienza pur di potermi vantare e dimostrare che ero lì presente a quel particolare evento. Ad un recente concerto di Sting, pur trovandomi a pochissimi passi da lui, la mia visuale era ostruita da cellulari e iPad, dall’inizio alla fine dell’esibizione.
Chiesi ad un ragazzo di abbassare il suo dispositivo e poi lui si arrabbiò quando, poco dopo, io filmai la canzone “Every Little Thing She Does Is Magic”: io però avevo un motivo, era la canzone mia e di mia figlia, dovevo fargliela sentire una volta tornato a casa.
Forse non esistono scuse e ho sbagliato quanto gli altri. Di recente sono andato a vedere Pharrell Williams e, quando tutti sembravano più interessati a farsi selfie che a godersi il momento, lui ha fermato la musica e ha chiesto al pubblico di mettere via i cellulari. Qualcuno si è lamentato ma in generale hanno accettato.
Cosa si sarebbero persi? Parecchio. Siamo animali intuitivi, assorbiamo un sacco di informazioni non solo attraverso orecchie e occhi, anche attraverso i pori. Non c’è niente che possa battere l’essere presenti. E non possiamo essere totalmente presenti se c’è un intermediario fra noi e l’esperienza di cui siamo testimoni.
Ci sono dettagli che si possono cogliere e su cui ci si può concentrare solo ad occhio nudo. In nessun modo un telefono può cogliere le sensazioni e le atmosfere. Nessuna videocamera può restituire la sensazione di respirare sott’acqua o di camminare nel bosco. A volte sembra che le uniche esperienze autentiche che ci restano siano quelle che non riteniamo abbastanza significative da registrarle su nostri telefoni.
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