LA CANNES DEI GIUSTI - FISCHI E APPLAUSI PER “ONLY GOD FORGIVES”, IL SECONDO “FIRMONE” DEL DUO DI “DRIVE”, REFN-GOSLING

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Marco Giusti per Dagospia

Cannes. Ancora caldi dei nove minuti di applausi della proiezione in sala grande, dei molti articoli positivi internazionali, "The Guardian", "Variety", ma anche delle due palle e mezzo di Mereghetti (e ne dai tre alla Bruni Tedeschi?), della inutile primapaginata dell'Aspesi e infine della stroncatura feroce di "Liberation" di stamattina, che hanno accolto il solo film italiano in competizione, "La grande bellezza", ci arriva il mondo violento del danese Nicolas Winding Refn.

Ma una bordata di fischi, mischiato a applausi di reazione cinefila, ha accolto stamattina il suo complesso, forse non completamente riuscito, ma estremamente affascinante "Only God Forgives", costruito a meta' tra il dramma shakesperiano, l'omaggio alla boxe tailandese e al cinema di Muay Thai, ai revenge movie spaghetti western ("Dio perdona, io no") e soprattutto ai folli eroi con le braccia tagliate di Alejandro Jodorowsky a cui il film e' proprio dedicato.

"Billy ha stuprato e ucciso una ragazza di 16 anni", spiega il depresso Julian, Ryan Gosling, alla madre luciferina, una strepitosa Kristin Scott Thomas, vestita come Donatella Versace, bionda cattiva e coatta, che e' partita dall'America a Bangkok con zatteroni, occhiali firmati e pantaloni alla zuava color crema, per capire e cercare vendetta. "Avra' avuto i suoi buoni motivi", conclude lei ordinando subito la morte del padre della ragazza che le ha massacrato il figlio più amato.

La storia e' complessa. Julian e suo fratello Billy sono qualcosa di più di figli amorosi della potente madre, che e' un vero boss della droga e ha mandato i pargoli a Bangkok controllare le spedizioni di eroina e cocaina dopo la morte del padre. Se Billy e' violento e potente, Julian e' più debole e con non pochi problemi sessuali, visto che con le donne non riesce a scopare e si accontenta di infilare il dito.

Mammina glielo dice in faccia. "Billy aveva un pisello enorme, tu no" e gli dice anche che gli avevano consigliato di abortire quando era incinta di lui. Simpatica. Non e' neanche un grande pugile di Muay Thai, malgrado sia a capo di una scuola di boxe. E non e' in grado di portare a termine la vendetta voluta dalla mamma, che coinvolge un vero e proprio padrone della citta', Chang, interpretato dal meraviglioso Vithaya Pansringram, anche coreografo e cantante, che domina con Kristin Scott Thomas il film.

Chang e' il capo della polizia e decide come un Dio sulla vita della gente. E' lui che ha offerto al padre della ragazza stuprata la possibilita' di vendicarsi. Ma, visto che il poveretto ha ucciso Billy, ha dovuto punirlo tagliandogli una mano. Quando la mamma dei ragazzo scatena una guerra per farlo uccidere, Chang risponde pesantemente. Ma il problema centrale del film non e' la vendetta, quanto la ricerca, da parte di Julian del padre, cioe' di un Dio maschile che perdoni e punisca i suoi peccati.

Forse confuso, ma costruito con una ricerca di immagini impeccabili (Larry Smith), set tailandesi elaboratissimi, una musica fantastica (Cliff Martinez) e un gruppo di attori che dominano la scena, e' un film più difficile da digerire di "Drive" e non offre a Gosling lo stesso ruolo di eroe.

Qui e' un depresso dominato dalla madre e dalla follia del fratello che dovra' fare le sue scelte per diventare finalmente un uomo. Detto questo e detto che tre o quattro scene sono belle toste (amputazioni, ecc), e' un "firmone" come si dice a Roma.

 

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