
FLASH! - SIETE CURIOSI DI SAPERE CHI E' IL PREMIER CHE HA PUNTATO I PIEDINI A BRUXELLES PER…
Marco Giusti per Dagospia
Digerito anche il successo di Nanni Moretti e del suo "Mia madre", che i giornalisti francesi e inglesi salutano quasi unanimi come il migliore del concorso assieme a"Il figlio di Saul", si presenta, bersagliato da piu' fischi che applausi il primo film francese del concorso. E' il gia' molto chiacchierato "Mon Roi" di Maiween, la regista di "Polisse", polar considerato un bel po' sarkoziano, che lo ha scritto assieme a Etienne Comar, gia' produttore e regista di "Des hommes et des dieux".
Lo interpretano la notevole Emmanuelle Bercot, regista del film d'apertura, "La tete en haute", e un Vincent Cassel in gran forma. Lei e' una fragile avvocatessa non piu' giovanissima con un matrimonio sbagliato alle spalle, e lui un guascone alla Vittorio Gassmnan, si chiama pure Giorgio all'italiana, e si rivelera' presto un bel po' cazzaro e figlio di mignotta. Ma lei lo ama.
"Non fa per te" gli dice il fratellino Louis Garrel, che fa qui il ruolo meno garrelliano della sua vita. Anche se magari non fa per lei, Cassel, che giura amore ma non perde le cattive abitudini, tra vecchie fiamme, affari non poco chiari, feste continue e abuso di farmaci, non le dara' tregua perche' ha deciso che lei e' la donna della sua vita. Come gli eroi della nostra commedia promette fedelta' e comportamenti corretti che non riuscira' a mantenere. Non lo placa nemmeno la nascita del figlioletto, Simbad come il marinaio, al punto che lei chiede e ottiene il divorzio, anche se la storia non finisce certo qui.
Lei la rivive mentre si sta rimettendo a posto una gamba dopo un brutto incidente di sci assieme a un gruppo di giovanissimi. Il film, godibilissimo in sala e anche ben interpretato sia da Cassel che dalla Bercot, che e' la vera eroina romantica del film e il motore della storia, perche' adora il "suo re", magari non andava presentato in concorso a Cannes, e tanti avrebbero preferito quello di Desplechin, che ha a suo attivo maggiore considerazione critica.
Le accuse sentite in sala di "vergogna, vergogna" e "nepotismo", come i fischi, ci fanno capire che non e' stata una scelta cosi' popolare averlo portarto qui. Detto questo, dopo "Carol" e la grande prova di Cate Blanchett, ci sembra di stare qui dalle parti di un film di Moccia girato e scritto con piu' attenzione. Ma niente di veramente di piu'. Buffo, ben costruito ma un po' inerte "Asphalte" del francese Samuel Benchetrit, tutto girato in una specie di Corviale francese dove si incontrano personaggi e umanita' del tutto diverse.
Il solitario Sternlowiz, Gustave Kervern, finito in carrozzella, si innamora dell'infermiera Valeria Bruni Tedeschi. Lo studente Charly, Jules Benchetrit, aiuta la vicina attrice Isabelle Huppert nel ruolo di Agrippina e a riaversi di qualche vodka di troppo. Madame Hamida, madre di Majid, si ritrova a casa un astronauta americana piovuto dal cielo, Michel Pitt. Le storie fanno parte delle "Chronique de l'asphalte" iniziate dal commediografo e regista Samuel Benchetrit nel 2005 e che dovrebbero descrivere la banlieu francese. Macchina fissa, buoni attori, molto carino, ma non decolla quasi mai. Fuori concorso.
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