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Simone Di Segni per "la Stampa"
Tutto ruota intorno alla crisi. Per quella sportiva di una big qualunque, Fabio Capello è la risposta scontata. Con quella economica, tuttavia, le esigenze dell'ex ct della Nazionale inglese generano il cortocircuito. Il curriculum concede poco spazio ai dubbi: garantitegli lo stipendio che chiede, mettetegli a disposizione un'armata di campioni, non vi deluderà . Domanda: oggi, chi può accontentarlo? L'Anzhi o il Real Madrid, perché il bilancio può tranquillamente non entrare in gioco.
Ma il quesito che rende la partita più avvincente è un altro: al costo di una follia, chi avrebbe disperato bisogno di lui? Sull'Inter è caduta una pioggia tale di sospetti da spingere il presidente Moratti a parlare di ipotesi «infondata», al pari di qualsiasi soluzione diversa da Ranieri. Vale per «adesso o a fine stagione». L'ufficialità non lascia scampo all'interpretazione. Il terreno delle ambizioni sì. Soprattutto se si parla di un vecchio pallino come Fabio Capello: a lui, il patron nerazzurro ha pensato per il dopo Benitez, giusto per citare uno dei tanti momenti clou di questo matrimonio rimasto in sospeso.
La moneta, il guaio: ingaggio e progetto tecnico fuori budget. Stessa sorte è toccata a Luciano Spalletti, altro super candidato alla panchina nerazzurra. Ieri il tecnico toscano ha rinnovato con lo Zenit (accordo triennale, superiore ai 4 milioni di euro): due notizie in una? Nonostante tutto, la tesi sta ancora in piedi. Perché al netto dell'impegno economico, la tentazione resta forte: ora o mai più. Ovviamente, in tal caso, i propositi di Moratti di investire circa 30 milioni di euro sul prossimo mercato, cessione di Snejder inclusa, dovrebbero essere rivisti.
Mentre in Spagna si sussurra di un possibile avvicendamento con Mourinho sulla panchina del Real Madrid, l'Anzhi di Sulejman Kerimov continua a ricoprire il ruolo della mina ricca e vagante: «I soldi sono l'ultimo problema», il benvenuto del magnate russo in occasione della visita (smentita) di fine novembre di Capello. In realtà , il primo contatto con i Paperoni del Daghestan risale ad ottobre: adesso il filo conduttore sarebbe rappresentato da Roberto Carlos, ieri allievo di don Fabio al Real, oggi dirigente-calciatore dei russi. Nelle prossime ore sono attesi sviluppi.
E se il destino del tecnico fosse dietro ad una scrivania? Posto che quella della Juve è da escludere, rispondere al quesito si trasforma in un esercizio più complicato. Ma allora, quale futuro per Capello? L'anno sabbatico sarebbe rischioso, fermarsi a 65 anni potrebbe voler dire fermarsi per sempre: eppure sono in tanti a sospettare che una pausa, quantomeno, potrebbe essere la soluzione al rebus. Le passioni extracalcistiche, d'altronde, non gli mancano: una full immersion di arte e letteratura, perché no.
Nel frattempo, in Inghilterra non stanno versando lacrime. Ieri Capello ha lasciato Londra per l'Italia: un volo sopra i titoli di coda dei tabloid d'Oltremanica, tutt'altro che affettuosi. «Grazie e auguri per il futuro. E un saluto speciale a tutti i tifosi», è stato il congedo di Capello. Tenore diverso, sui giornali. Un titolo per tutti: «A Fab day for England» (un favoloso giorno per l'Inghilterra), il terribile gioco di parole del Daily Mirror.
In Gran Bretagna, sull'ex allenatore di Milan, Roma e Juventus, è rimasta appesa l'accusa di non essersi preoccupato di imparare l'inglese e di non aver compreso appieno la cultura locale. Capello sapeva che non sarebbe arrivato agli Europei. «Per risolvere la questione è bastata una stretta di mano», ha confermato il figlio Pierfilippo. «Sciogliere un contratto, però, richiede più tempo». E sottoscriverne uno nuovo?
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