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1 - DALLA E LE CONFIDENZE AI CARI AMICI (POSTUMI)
Pierluigi Battista per il "Corriere della Sera"
Deve essere un'indomabile pulsione nazionale. Una coazione a ripetere che si manifesta ad ogni illustre scomparsa. Una valanga, a salma ancora non inumata, di «mi disse», «mi confessò», «io», «lui a me». Il vizio incontrollabile di prendere la scena, di sostituirsi al famoso che tristemente finisce i suoi giorni in questa valle di lacrime. L'istinto egotico, il narcisismo incontrollabile si è esibito anche con la morte del grande Lucio Dalla.
Ovviamente non si parla dei colleghi, dei cantanti, degli attori, dei registi che hanno condiviso con Dalla momenti di indimenticabile ed entusiasmante condivisione professionale. No, si parla di scrittori, politici, giornalisti presi da un'incontenibile smania del «mi disse», da un protagonismo incoercibile e anche un po' spudorato.
E perciò Roberto Saviano comincia il suo elogio funebre con un secco: «Al Premio "Elsa Morante" mi disse». Gli fa eco Vittorio Sgarbi: «In almeno due occasioni lo ricevetti a Salemi» e addirittura, la rivelazione è davvero di capitale importanza, «la prima volta fu anche burrascosa» e «persi le staffe». Fondamentale la testimonianza di Marco Travaglio: «Lucio era anche amico mio» e «l'anno scorso, alla quarta volta che mi vedeva tra il pubblico della sua tournée con De Gregori, mi propose una tessera-abbonati». Senza contare che, a parti rovesciate, «con Isabella Ferrari ce lo ritrovammo in camerino».
Sconvolgente. Almeno quanto l'impressionante rivelazione di Ignazio La Russa: «A Ragalna cantò gratis e onorò con la sua amicizia la mia casa». Un luminoso capitolo della storia della musica da riscrivere sulla base di queste toccanti testimonianze.
Ovviamente ognuno ricostruisce un Dalla multiregionale, letteralmente pro domo sua. Cosa può dire il presidente pugliese Vendola? Che Dalla era «un amico caro della Puglia».
E cosa può dire il sindaco di Firenze Renzi? Che Dalla era «innamorato di Firenze e dei suoi segreti». E il sindaco di Milano Pisapia? Che Dalla «è stato molto legato a Milano». E il presidente della provincia di Venezia? Che «Dalla ha legato il suo nome al nostro territorio»: Venezia, mica Bologna. Ma la corsa all'appropriazione postuma contempla anche qualche esagerazione.
Del resto appare fondamentale la testimonianza di Romano Prodi: «Ho goduto della sua amicizia e del suo affetto in questi anni». E quella di Stefania Craxi: «Il giorno che mio padre morì, Dalla gli dedicò il suo concerto a Milano». Ma è meglio così. Dettagli della vita di Dalla vengono finalmente alla luce.
Tutto vero? Chissà . à come quando morì Moravia: almeno dieci suoi amici dichiararono di aver cenato con lui la sua ultima sera di vita. Difficile smentire. Ma è difficile non riconoscere che un vuoto storiografico viene colmato, con Michele Serra che nel commentare la morte di Dalla perentoriamente puntualizza: «Le mie preferite sono "La sera dei miracoli" e "Com'è profondo il mare"». Perché i posteri sappiano.
2 - IL GRANDE ASSENTE Ã DE GREGORI
Dal "Corriere della Sera"
Da Renato Zero a Eros Ramazzotti, da Ligabue a Gianni Morandi, da Gigi D'Alessio a Gaetano Curreri, da Renzo Arbore ai Pooh: sono tanti gli artisti che hanno partecipato ai funerali di Lucio Dalla a Bologna. Colleghi, ma soprattutto amici, venuti a Bologna per rendere omaggio al «maestro» di tanti di loro. Nei primi banchi della chiesa mancava soltanto Francesco De Gregori, grande amico di Dalla con il quale già nel 1979 aveva condiviso il tour «Banana Republic» (in quell'anno era uscito anche l'omonimo film: i due amici erano tornati insieme nel 2010). Nei giorni scorsi Francesco De Gregori è rimasto in silenzio, facendo trapelare soltanto il suo grande dolore.
MARCO TRAVAGLIO ROBERTO SAVIANO VITTORIO SGARBI NICKI VENDOLA PISAPIADe Gregori
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