DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Adalberto Signore per il Giornale
Buvette di Montecitorio, ore 13.45. Quattro o cinque deputati in giro, forse altrettanti giornalisti e qualche solitario funzionario.
Pure con tutta la buona volontà del caso, insomma, è difficile non cogliere lo sfogo irruento di una Laura Castelli che rischia di passare agli annali come uno dei simboli di questo nuovo Dadaismo in cui la stravaganza sta diventando regola ostentata del far politica.
Al punto che con voce ferma il sottosegretario all'Economia non esita a gridare al «complotto», unica spiegazione plausibile - a suo avviso - di parodie, battute e meme che l'hanno presa di mira dopo l'uno-due televisivo con Padoan prima e Sallusti poi. Il suo interlocutore la guarda con un malcelato imbarazzo e annuisce, perché la Castelli sprigiona una sincera inconsapevolezza.
sallusti castelli a otto e mezzo 5
Annuisce vigorosamente un po' come si fa con quegli anziani che ripetono sempre la stessa cosa e non amano essere contraddetti. Sarebbe del tutto inutile, soprattutto quando dice che le ironie e le critiche sono «solo strumentali». «Ce l'hanno con me - gesticola che anche volendo è impossibile non sentirla - perché quando ci sarà il reddito di cittadinanza sarà una vittoria tutta mia e di Luigi...». Ma non solo. «Anche perché sto dando fastidio, perché al ministero sto bloccando tutte le marchette dei soliti stronzi», la butta lì per la gioia di Giovanni Tria che ora, con il ministero dell'Economia che finalmente funziona come un orologio svizzero, può dormire sonni tranquilli.
giancarlo giorgetti laura castelli
A qualche metro ci sono due deputati di Forza Italia, uno la guarda e concorda accondiscendente. L'altro non ce la fa proprio nonostante lo sforzo e si gira dall'altra parte per nascondere un sorriso divertito. D'altra parte, l'inconsapevolezza pare così spontanea, convinta e sincera che anche l'opposizione si fa prendere dalla remora di contraddirla. In effetti, la teoria del complotto degli invidiosi è una strategia di difesa al limite della provocazione. Perché le gaffe che Laura Castelli ha messo di fila sono tali e tante che il solo metterle in discussione è un atto di fede che farebbe impallidire il religioso più osservante.
Ma tant'è. E forse non c'è troppo da stupirsi, visto che il complotto tra i Cinque stelle è da tempo materia di studio. Da quello dell'11 settembre (perché le Twin Towers le hanno ovviamente buttate giù gli americani), fino allo sbarco sulla Luna (un episodio «controverso», ci spiega il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia). Eppoi c'è la congiura delle scie chimiche, quella dell'Occidente che appoggia l'Isis e via andando. Insomma, possibile che non ci sia anche il complotto contro la povera Castelli?
Vuoi vedere che a ben guardare quelle tante fesserie che gli vengono attribuite non le ha mai dette. E che fa bene lei quando in mezzo alla buvette della Camera ripete senza esitazione che non le «importa nulla di quello che scrivono». D'altra parte, «se dici cazzate, in rete ti sputtanano in cinque minuti». Chi l'ha detto? Proprio lui, Beppe Grillo.
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