LE CELEBRAZIONI PER MEDIASET MOSCE E A BASSO COSTO: IL VENTENNIO CHE HA CAMBIATO L’ITALIA E’ FINITO

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Walter Siti per La Stampa

Non ci hanno creduto abbastanza. Se volevano celebrare degnamente i vent'anni di Mediaset (ma qualcuno dice i trentacinque di Fininvest) i dirigenti del gruppo potevano aspettare la ripresa autunnale e fare le cose in grande, una kermesse senza badare a spese. Personaggi e ospiti davvero ne sono passati tanti e lo «stile Mediaset» ha cambiato per sempre la televisione italiana.

Un po' di orgoglio, su. Invece con Studio 5 (su Canale 5 il mercoledì sera) si stanno accontentando di un mesto amarcord estivo a basso budget, così moscio da far venire il sospetto che la celebrazione sia soltanto la scusa per un'operazione al risparmio tipo teche Rai.

Alfonso Signorini fa quello che può per dare verve alla baracca: scende dalle scale come la Wandissima, esagera con aggettivi e avverbi, si commuove quando è il caso, stoppa con finta modestia gli applausi del pubblico prezzolato.

Il meglio lo dà quando si abbandona al sostrato lombardo imitando la Teresa dei Legnanesi: «l'è un gran bel omm» dice riferendosi a un antico fidanzatino della De Filippi; e alla Marcuzzi in splendida forma regala un rustico madrigale («giovedì gnocchi, stasera gnocca»).

Il clima che cerca è quello della festicciola in famiglia («meno male che la mia nonna Armida la ghè pù»), con lui nella parte dello zio disinvolto e impertinente; dopo una performance recitativa della Marcuzzi commenta «manco la Arcuri in Pupetta Maggio» (voleva dire Maresca ma fa niente).

La De Filippi e la Marcuzzi sono intelligenti, ironiche, simpatiche; fin che l'ospite è così il programma regge. Ma più spesso si ha l'impressione del ripiego, del «questo siamo riusciti a rimediare». Mercoledì scorso per esempio, per ricordare Zelig c'era Katia Follesa, con tutto il rispetto ma chi se ne importa dei suoi progetti futuri.

Cristina D'Avena, dopo essersi azzardata (senza voce) in America della Nannini, ha ripiegato sul Valzer del moscerino 45 anni dopo. Lei almeno è un'icona del trash, ma che dire di Roberta Capua che saluta Rispoli, mentre per definirla Signorini ripete almeno dieci volte «garbata»?

Solo malinconia, altro che «ci manchi da troppo tempo». Costanzo ha ricordato i tempi eroici delle sei ore in diretta, ma neanche lui se l'è sentita di venire in studio. Meno male che c'era il «quiz della truccatrice» (chi, in tanti anni, è sempre venuto già truccato da casa ?).

L'origine di tanta mestizia non può essere solo produttiva; sotto c'è qualcosa di più profondo, l'intuizione inconscia della fine di un'epoca. Mediaset è stata, per la nostra televisione, la spensieratezza e il lusso a buon mercato; le donnine dalle forme generose, la seriosità messa in cantina, le luci della ribalta per tutti e il linguaggio disinibito di un patron che aveva il sole in tasca.

Era la tivù di un'epoca affluente, che non voleva riflettere ma riflettersi. Ora non sa attraversare se stessa in modo critico, non sa riconvertirsi e celebrandosi non è capace d'altro che di constatare un tramonto, con latente senso di colpa.

 

 

SIGNORINI MALGIOGLIO E BERLUSCONI SOFFIANO SULLA TORTA BERLUSCONI E SIGNORINI po49 roberta capuaAlessia Marcuzzi h