“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Marco Giusti per Dagospia - 12 gennaio 2012
Ci siamo. Dopo una serie di inutili film di Natale, arrivano i titoli buoni. Era ora. A cominciare da "Shame", complesso, anche fastidioso, ma estremamente innovativo mélo irlandese-cattolico su due fratelli sessodipendenti in quel di New York, diretto dall'artista nero inglese Steve McQueen dopo il dramma politico "Hunger" dedicato allo sciopero della fame dell'irlandese Bobby Sands.
michael fassbender sesso gay in shame 1
Anche se salutato come uno dei migliori film dell'anno ovunque, in America è stato distribuito un mese fa in tempo per essere candidato agli Oscar, è stato accolto durante lo scorso Festival di Venezia con assurdi mugugni e fischi da una critica che si sente male quando si trova qualcosa di diverso dall'ovvietà.
C'è stato anche chi ha detto (copyright Aspesi) che i critici italiani si fossero storti già nei primi minuti quando avevano visto "un bel bisteccone" come il protagonista Michael Fassbender, ormai una sexy star acclamata (vedi i manifesti del film in Italia), e hanno fatto inutili confronti.
Certo, la grande scena del protagonista che fa pipì inquadrato di spalle dal basso per fare vedere bene il suo rapporto col proprio attrezzo ha lasciato sconvolto il pubblico più interessato all'argomento, ma sarebbe ingiusto e scorretto fermarsi al lato più facile del film, che ha purtroppo ricevuto un divieto ai 14 anni da noi e ai 17 in America che lo limiteranno non poco nella distribuzione.
michael fassbender sesso gay in shame 2
Inoltre, è un film sofferente, doloroso, non c'è nessun compiacimento nella descrizione dei molti atti sessuali del suo protagonista, c'è di tutto, anche se McQueen, come in "Hunger", costruisce il suo film intorno al corpo e al martirio della carne e della mente del suo protagonista.
Fassbender, interpreta qui Brandon, aitante yuppie trentenne che sogna gli anni '60, non si trova bene né dentro al suo corpo né nella città dove vive e, soprattutto, non riesce a liberarsi dalla dipendenza da un sesso inutile e ripetitivo, diviso tra internet, mignotte, autoerotismo, locali gay. Per lui è un'ossessione che lo condiziona anche nel rapporto con le altre donne.
Quando entra in campo la sorellina Sissy, Carey Mulligan, non meno turbata di lui, che si concede facilmente ai maschi sperando sempre che sia amore, il quadro si fa più chiaro e l'ossessione di Brandon si sviluppa in violenza e autolesionismo.
I due fratelli, apparentemente soli al mondo, irlandesi arrivati da piccoli nel New Jersey, nascondono un passato tormentato che non ci viene rivelato ("Non siamo cattivi", è la spiegazione di Sissy, "è che veniamo da un brutto posto"), e vivono il quotidiano con dolore non riuscendo a appoggiarsi l'un l'altra se non con violenti ricatti sentimentali.
Lui si butta nel sesso per scomparire, soffrire ed espiare. Lei vede nel suicidio l'unico modo per comunicare con lui e riportarlo a un'idea di famiglia che potrebbe essere salvifica. Se "Hunger", che era un film storico con una messa in scena artistica, vedeva il martirio corporale come soluzione politica a una situazione di degrado e servitù collettiva, "Shame" si serve del martirio per arrivare a un riscatto (cattolico?) che potrebbe riportare a un'idea frantumata di comunità.
Grande, difficile film, forse anche non digeribile per tutti, ma con due interpretazioni magistrali dei suoi protagonisti (soprattutto Fassbender), che può correre il rischio di non venir capito dal nostro pubblico e essere etichettato come erotico-intellettualoide. In uscita il 13 febbraio.
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