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Cristiana Lauro per Dagospia
È arrivato anche Sting - già produttore di vini in Toscana - per celebrare al Consorzio del Brunello di Montalcino il punteggio di 4 stelle assegnato all’ultima vendemmia prodotta (2017) che, secondo disciplinare, uscirà sul mercato fra cinque anni. Ha suonato “message in a bottle” con la stessa voce di un tempo, portato una piastrella che per tradizione viene donata ogni anno da un artista alla città di Montalcino e pranzato con Luciano Ferraro, l’esperto di vini del Corriere della Sera.
Non eravamo a Montalcino nei giorni scorsi per parlare dell’ultima vendemmia, ma per assaggiare tutti i vini che stanno per uscire. Anzi, ogni volta che sentite un produttore, un enologo o un degustatore esperto rispondere con un giudizio casualmente entusiastico a colui che brama di sapere come sarà il vino della vendemmia in corso o appena conclusa, sappiate che sta sparando una boiata. L’unica risposta cauta e lungimirante che abbia senso è: “dipende”.
I vini - non soltanto i rossi - hanno bisogno di affinamento in bottiglia prima di essere giudicati. La caratteristica fluttuante del vino rappresenta, oltretutto, buona parte del suo fascino.
A cinque anni dalla vendemmia - come stabilito dal disciplinare - esce sul mercato l’annata 2013 di Brunello di Montalcino ed è complessivamente buona, direi superiore alle aspettative. Annata già godibile, ma longeva, quindi se ce la fate a resistere, mettete qualche bottiglia da parte in cantina e vedrete che maturerà benissimo.
Brunello di Montalcino è molto più brand di qualsiasi etichetta di vino molto nota, basti pensare che in zona il vino sfuso “atto a divenire Brunello di Montalcino” ronza mediamente fra 12 e 14 euro al litro. E qui si vede il valore del marchio.
Vince su tutti Poggio di Sotto, dello zio di Alinghi, grande appassionato di vini che dalla Svizzera ha messo da tempo la fiche sui grandi territori produttivi italiani e ha presentato un Brunello di Montalcino 2013 da centodieci e lode con la ola, i confetti e il bacio accademico. Federico Staderini e Luca Marone con rispetto della vigna e di Madre Natura, hanno reso possibile la trasformazione di quell’uva da buon frutto a grande vino. Gigantesco, forse il migliore mai prodotto.
Encomio indiscutibile per Tenuta Nuova 2013 di Casanova di Neri che fu miglior vino del mondo secondo Wine Spectator col 2001 e che non ha partecipato alle anteprime dedicate alla stampa, ma ricevuto soltanto in cantina.
Ecco i miei magnifici dieci Brunello di Montalcino 2013:
Poggio di Sotto
Fuligni
il Marroneto, Madonna delle Grazie
Col d’ Orcia
Le Chiuse
Le Ragnaie, V.V (Vecchie Vigne)
Mastroianni
Salvioni
Argiano
Corte dei venti
E a proposito di annate buone/cattive/come fai a dirlo, e del fascino del vino perché la bellezza è fluttuante: Banfi Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 2008 uscito cinque anni fa, è oggi una meraviglia.
Com’è il vino dell’ultima vendemmia? Dipende.
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