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Carmen Llera Moravia a Dagospia
Non so se Piero Messina sia stato fedele a Pirandello, non ho letto la novella da cui è tratto il film ‘’L'attesa’’, ma credo che un bravo regista dovrebbe essere libero di raccontare per immagini quello che l'altro ha scritto.
Sono due artisti con linguaggi diversi.
Essere in concorso a Venezia con il primo lungometraggio è già un buon traguardo, forse meritava un premio questo strano racconto luttuoso.
Una madre, Juliette Binoche in una delle sue migliori interpretazioni, ha perso il figlio e dopo il funerale si ritrova sola nella grande casa di famiglia.
Bellissime inquadrature, luci e ombre.
Arriva da Parigi la giovane amica del figlio e lei gli nasconde la sua morte.
Può sembrare strano ma ha una sua logica questa lunga elaborazione del lutto insieme alla ragazza amata dal figlio.
Dopo lo sconcerto iniziale si crea una forte complicità fra le due donne, entrambe francesi. Si raccontano le loro vite, vanno insieme, al lago, alle terme, a vedere i mosaici di Piazza Armerina, mangiano, ballano, ridono, e infine piangono.
Meravigliosa la Sicilia di Piero Messina, barocca, spagnoleggiante.
La lunga processione di Pasqua ricorda Bunuel, i suoi tamburi di Calanda.
Perché non candidarlo agli Oscar?
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