
JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA…
Marco Giusti per Dagospia
Se due giovani registe italiane avessero portato a uno dei nostri illuminati produttori un soggetto come quello di "17 ragazze" di Delphine e Muriel Coulin, cioe' 17 ragazzine della stessa scuola che decidono di intraprendere assieme 17 gravidanze e di portarle a termine senza aiuto dei genitori, dei maschi coetanei e di nessun altro, e' probabile che le avrebbero trattate da pazze.
O le avrebbero affidate a un genio a caso dei nostri sceneggiatori professionisti per controllare il risultato. O ne avrebbero fatto una commedia con le solite nostre ragazze (e qualche raccomandata) al posto delle inedite e fantastiche Luoise Grinberg, Roxane Duran, Esther Garrel. Va detto pero' che difficilmente in un paese cattolico come il nostro si sarebbe potuto girare un soggetto simile, una rivolta al femminile di un gruppo di minorenni che decide non solo di crescere a modo suo, ma di concepire a modo suo, cioe' tutte assieme felicemente, come si ascolta un pezzo sull'ipod o si comunica su facebook.
L'occhio delle sorelle Coulin, e anche questo non sarebbe stato accettato facilmente in Italia, non e' distaccato o dedicato alla questione sociale della storia, che ispirata da un episodio veramente successo anni fa in un campus americano, ma e' totalmente dalla parte delle ragazze, delle 17 belle eroine.
Una scelta di campo, tranquilla e felice, come e' la scelta stessa delle ragazze, ma fermamente convinta che l'unica rivolta possibile, in un paese in crisi di identita' (invivibile si direbbe da noi), in una provincia noiosa come quella bretone sulle rive dell'Atlantico, e' quella di opporre il proprio corpo e la propria naturale creativita' al disagio della vita di tutti i giorni.
"17 ragazze", opera prima di due giovani documentariste molto vicine al cinema dei Dardenne, e' un'opera sensibile e importante, presentata con successo alla Semaine de la Critique dello scorso anno che ha lasciato un forte segno nel panorama internazionale e dimostra quanto il cinema francese, oltre ai successi un po' paraculi di "The Artist" e "Quasi amici", sia vivo e sappia produrre opere di alto livello anche al di fuori delle logiche di mercato.
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