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Marco Giusti per Dagospia
Father and Son di Hirokazu Kore-Eda
Immaginate che il bambino che avete cresciuto per sei anni, che portate ogni mattina a scuola, il bambino che amate, non sia vostro figlio, ma il figlio di un'altra coppia, completamente diversa da voi, che ha invece il vostro vero figlio. Si dice che le buone storie si possano raccontare in due righe.
E' così. "Father and Son", che in realtà si intitolava più propriamente "Come padre e figlio", del giapponese Hirokazu Kore-Eda, regista di film importanti ma ignoti da noi come "Still Walking" e "Nobody Knows", giustamente premiato a Cannes con il Gran Premio della Giuria, parte da una delle storie più belle e coinvolgenti dell'anno.
Scritta, messa in scena e perfino montata dallo stesso Kore-Eda, un assoluto perfezionista. Perché partendo da quella storia è ovvio che Kore-Eda possa giocare sulle mille complicazioni sentimentali, sociali che ne derivano. La ricca famiglia borghese dove è vissuto da figlio unico amatissimo il piccolo Keita, composta dal padre in carriera Ryota Nonomiya, cioè la rockstar Masahuro Fukuyama, e dalla bella mamma un po' triste Midori, Machiko Ono, inizia a vedere nel proprio figlio delle differenze che prima si limitavano a banali osservazioni paterne.
E inizia a vedere nell'altro figlio, quello della coppia rozza, popolare e frikkettona dei Saiki, cioè Yoko Maki e Riri Furanki, delle somiglianze inaspettate. I bambini sono stati scambiati all'ospedale da un'infermiera presa dai fumi di una mal digerita idea di lotta di classe. Ora tutto è chiaro. Si procederà allo scambio dei bambini, ma solo dopo un periodo di frequentazioni fra le due famiglie, quella ricca e snob e quella rozza e popolare, ma molto più allegra della prima, anche perché piena di bambini, con un padre che sa aggiustare qualsiasi giocattolo rotto. Il dramma è che quando i bambini verranno scambiati, le cose non funzioneranno affatto come si sperava.
Perché i genitori di Keita iniziano a sentire una grande nostalgia per il figlio non loro, che si sta trovando benissimo nel casino della famiglia più popolare, e hanno qualche problema con il loro nuovo figlio. Certo, la stessa storia, in mano ai produttori italiani, darebbe vita a uno di quei film dove si confrontano Siani e Bisio, uno del Sud e uno del Nord per la contesa dei figli.
E, francamente, è meglio che i nostri produttori non lo vedano. Perché Kore-Eda tiene il livello della commedia e delle possibilità di divertimento, a un livello decisamente alto. Gioco sul mélo, ovvio, ma anche sulla macchina narrativa come nessun regista italiano saprebbe fare. E i suoi bambini sono meravigliosi. Diciamo che è più vicino a un Luigi Comencini che a uno dei nostri nuovi maestri della commedia. Con tutto il rispetto. In sala dal 3 aprile.
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